NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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I cattolici e l’eredità DC da rivedere

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I cattolici e l’eredità DC da rivedere

Con i nostri ospiti siamo in tutti i modi partiti dalle conclusioni dell’assemblea di Todi e dalla domanda che ne è uscita: è vero che non ha più alcun senso pensare ad un ritorno di un partito unitario dei cattolici come fu la DC per quasi mezzo secolo?

luigi dalla via (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)LUIGI DALLA VIA- La DC è stata una forma importante e fondamentale di presenza dei cattolici in politica nella nostra storia così come prima il Partito popolare. Questa storia appartiene ad un passato di cui essere fieri, ma nel presente e nel futuro le forme di partecipazione vanno trovate in altre modalità, come le attuali o in forme diverse. Interessante guardare il passato ma non con nostalgia, se non per prenderne spunti importanti ed utili da sfruttare come insegnamento e formazione. Personalmente sento l’esigenza di costruire qualcosa di nuovo senza rinnegare niente di quello che siamo stati, ma sapendo bene che ora nella salvaguardia dei principi si deve parlare di altro. Dovremo attuare programmi e servire i principi con gli strumenti di oggi, il cammino che ci attende non è solo di tecnica dello Stato ma di condividere tutto, dalla storia d’Italia alla Costituzione.

CAMILLO CIMENTI- La DC è stata presente nella politica italiana in un contesto irripetibile. Eravamo nella povertà più assoluta, nel dopoguerra, c’era bisogno di qualcuno e di qualcosa. Come si sa lo stesso Vaticano si caratterizzava per due posizioni molto distinte: da una parte Montini che era fautore del partito dei cattolici, dall’altra Tardini che riteneva che non fosse quella la strada da percorrere. Per fortuna i primi 20/30 anni sono stati poi il fondamento di quel che si è costruito in Italia. Oggi sarebbe comunque cambiata la situazione perché la politica è diversa e la nostra vita è diversa. La realtà di prima della televisione era quasi totalizzante nel senso del cattolicesimo, il punto di riferimento era la parrocchia. Ora siamo a un punto diverso. Ho la fierezza delle cose che credo la DC abbia fatto di buono per molti anni per il paese, però mi rendo conto che non ha senso riprendere quel percorso, non dico bruciato, ma di certo superato. Un’altra cosa: anche questo governo, che avrà come mi auguro la sua vita, segnerà un periodo dopo il quale ci sarà qualcosa di nuovo. Come possono partecipare i cattolici al futuro? Organizzati in un partito unico dei cattolici credo non si possa più perché il contesto è cambiato ed è quindi necessario che al di là delle collocazioni e delle varie opzioni sia utile chiamarli a condividere scelte obiettivi e valori, ma non solo, anche a praticare tutto questo in senso politico e magari personale. Credo che questa sia una premessa molto importante per un futuro costruttivo.

GINO LUNARDI- Queste valutazioni mi trovano d’accordo e a proposito del momento storico: nei 150 di unità c’è stato un periodo limitato di 45 anni in cui è esistito un partito di cattolici ed è stato possibile per la presenza concomitante di due fattori già richiamati molto bene: l’Europa divisa in blocchi con una forte necessità di raggruppare i cattolici per contrapporsi all’altro blocco, quello dei comunisti visto che il PCI era il più forte dell’occidente; il secondo elemento era la forte esistenza della gerarchia ecclesiastica che aveva seguito, consenso da parte dei cattolici. Il tutto ha favorito la nascita e il consolidarsi della DC che rappresentava i cattolici in quanto tali, ma anche come espressione di diverse anime e sensibilità. Era un partito che aveva i cattolici al governo e all’opposizione di se stessa. Tutto questo è definitivamente concluso e penso che non lo chieda più nessuno, dai vescovi ai cittadini. Chi ha dimestichezza con l’argomento sa che un partito cattolico avrebbe oggi un seguito molto limitato e di conseguenza potrebbe portare avanti azioni assai limitate. Oggi è più giusto parlare di cattolici in politica, impegnati in vari partiti, a tutti i livelli, i quali con la loro sensibilità particolare che tutti dovrebbero avere attorno a vari valori si adoperano per l’affermazione dei principi . Da trovare una identità di posizione davanti a tutti i problemi non solo a qualche problema.

ANGELO GUZZO- Credo che la sfida per i cattolici sia di quelle di alta quota, difficile, importante; i partiti sono strumenti che hanno anche una collocazione storica, territoriale, perfino di sistema elettorale. Ora in questa fase speriamo post-berlusconiana c’è bisogno di una rivoluzione che si chiama bene comune. Finora tutti ritengono che la politica sia una faccenda utile alle proprie personali esigenze. Non è così, occorre ritrovare il sacrificio personale, la moderazione che fa parte stessa dell’impegno dei cattolici. In questi giorni stiamo discutendo dei provvedimenti del governo; vedo che ci si ferma a guardare che cose e chi si favorisce. Pensiamo che ci sono intere generazioni che non hanno nessuna prospettiva e nessun progetto. Difendere il piccolo spazio attorno non serve a nessuno. La DC partiva con tutti i suoi difetti da un progetto, da qualcosa su cui si poteva sognare. È lì che dobbiamo tornare a progettare politica, a far credere in qualcosa. Siamo ubriacati dall’individualismo, dal ghepensimi di Berlusconi che messe a posto le sue aziende magari con l’aiuto della legge Mammì ha detto che avrebbe messo a posto il paese. Il risultato è il disastro in cui ci troviamo. Bisogna cambiare pagine e ricreare le condizioni ideali per un progetto politico che in questo momento non ha nessuno.

Quale realtà si disegna ora rispetto al periodo berlusconiano qualcosa di diverso a cominciare dal capire che cosa hanno fatto i cattolici in questo periodo e con quale incidenza reale nella vita politica, su cui sicuramente ha contato molto di più la gerarchia vaticana…

ANGELO GUZZO- Sicuramente ci siamo lasciati schiacciare dal pro o contro Berlusconi. Il difetto maggiore di questo periodo così lungo è quello di aver cercato tutti una posizione di favore o di contrapposizione a prescindere: come una gradinata sud di calcio, senza ragionevolezza, ed a questo ci ha portato la stessa spinta fortemente individualista impressa da Berlusconi alle sue operazioni. Problemi sociali, famiglia, lavoro, Europa, nuove relazioni nord sud, sviluppo di temi anche ambientali per creare lavoro e rispettare il territorio. No, siamo stati in quella gabbia dove non c’erano valori e questo ha limitato l’efficacia della nostra presenza di cattolici in un vero disegno politico che peraltro non c’era perchè tutto rivolto all’interesse quotidiano senza lo straccio di una prospettiva diversa.

gino lunardi (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)GINO LUNARDI- Al di là delle responsabilità di Berlusconi bisogna dire che il livello dei cattolici presenti in parlamento in questo periodo è molto basso; prima parlavamo della DC che nei primi tempi aveva da mostrare figure di alto profilo etico e morale, competenti e con spirito di servizio. Mi chiedo se individuiamo oltre la decina politici cattolici che in questo momento siano su quel livello, con spirito di servizio, liberi e indipendenti. Non ci sono queste figure in pare per il periodo storico e in parte per le modalità di elezione, ma anche per la sottomissione dei cattolici allo spirito di parte

CAMILLO CIMENTI- Non sono molto d’accordo, credo che la lettura della situazione sia diversa; tanto è vero il tempo del dopoguerra, con episodi negativi come i comitati civici di Gedda e ringraziare che siano spariti in fretta, tanto è vero che De Gasperi è stato un grande emblema della classe politica. Questi 18 anni di berlusconismo, che è un fatto di tutta la nazione che ha ceduto al sistema, hanno visto anche una perdita di colpi della gerarchia che si è preoccupata di tutelare alcuni risultati piuttosto che incidere sulla classe politica o di sottolineare alcuni argomenti importanti. Se oggi dovessi ricordare le nostre vecchie bandiere mi domando che fine ha fatto la solidarietà; stiamo affrontando un passaggio di guado che richiederebbe dire e predicare anche in chiesa perché tutti debbono capire che è il momento della solidarietà. La classe politica anche di questi anni ha lati importanti di testimonianza cattolica ma è stata presa in mezzo da una situazione che prometteva qualcosa ed ha prodotto tutto l’opposto. La DC non dimentichiamolo girava attorno al 38% dei voti ma i cattolici erano il 70/80% per cui si può dire che non si raccoglievano né i voti cattolici pur raccogliendo voti laici. Che cosa si può fare in questa fase dobbiamo chiedercelo con l’umiltà che un cattolico deve avere e testimoniare.

LUIGI DALLA VIA- La gerarchia non coglie questo momento? Ho sempre avuto la convinzione che l’impegno politico e sociale è un ambito difficile che richiede un impegno e una formazione tutt’altro che sottovalutabili. Fare formazione è fondamentale. I principi sono scritti nella dottrina sociale della Chiesa. Abbiamo vissuto una fase di sbandamento che non attribuisco alla gerarchia perché riguarda i laici, ma certamente i tempi richiedono nuovi operai per la vigna, operai preparati, per cui il ruolo di tutto il monto cattolico è fondamentale. La casta è sempre criticabile con i suoi privilegi ma in una democrazia c’è bisogno di uomini e donne preparati, motivati, che si occupino direttamente di questo ambito.



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