NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Vista dagli anziani, categoria di serie B

In Piazza si è occupata in questa puntata dei problemi dell'assistenza resi drammaticamente evidenti dal fine anno con un afflusso inconsueto al pronto soccorso del San Bortolo – Medicina territoriale e organizzazione sanitaria esterna all'ospedale non sono ancora in grado di sciogliere il nodo cruciale per chi è vittima anche di un minimo malore: a chi rivolgersi se il medico di base non è rintracciabile?

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Vista dagli anziani, categoria di serie B

(g. ar.)- Anziani e necessità di cure, ovvero: la storia poco edificante di una grande e compatta categoria che continua a giocare sull’orlo della serie B. I problemi sono consueti e conosciuti, ma accade nell'anno con una certa periodicità che la pressione si alzi e che i parametri consueti di rimedio possibile allo star male di una persona anziani subiscano brusche curve al rialzo. Perchè manca fondamentalmente la risposta alla domanda di sempre: chi si occupa di una persona avanti con gli anni quando si sente male ed ha bisogno di un medico?

La reazione più normale di ciascuno di noi qual è se non ricorrere subito al pronto soccorso dell'ospedale? Normale ed obbligata, anche, se si tiene conto del fatto che gli orari di lavoro degli ambulatori dei medici di base hanno una cadenza precisa al di fuori della quale non ci sono molte alternative identificabili, anzi: non ce n'è nemmeno una, a dire la verità.

Vista dagli anziani, categoria di serie B (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)In Piazza ha dedicato la sua ultima puntata, la seconda del nuovo anno, proprio a questo tema, ben tenendo presente il momento di fortissima difficoltà che ad esempio il pronto soccorso del San Bortolo di Vicenza ha vissuto nei giorni a cavallo tra dicembre e gennaio. È evidente che rimangono allo scoperto larghi margini di operatività che non viene coperta dall'organizzazione sanitaria pure così avanzata come è nel Veneto e a Vicenza.

Il problema grosso e non ancora risolto è quello della medicina territoriale a cui si chiede di fare da filtro vero all'istituzione ospedaliera. Per arrivare a questo bisogna completare quella complessa trama di intervento permanente sulla base di almeno 12 ore al giorno costituito dalle cosiddette associazioni di medici di base, con ambulatori che a scavalco e con criterio intercomunale o di interquartiere nel caso di parli di città rappresentino un punto di riferimento costante per tutti gli iscritti ai libri sanitari pubblici rispondendo alla chiamata e intervenendo di conseguenza.

Di questa rete e della situazione generalmente molto problematica per gli ospedali quando si verifica una sovraesposizione di domanda abbiamo discusso con Vincenzo Riboni primario del pronto soccorso del San Bortolo, Michele Valente presidente dell'Ordine dei medici, Renzo Grison responsabile del settore Cure primarie dell'Ulss 6 e Nicola Ferronato responsabile del Tavolo Anziani della conferenza dei sindaci Ulss 6. La classificazione del caso che si presenta in pronto soccorso segue rigidi criteri tecnici, ma è anche vero che senza un filtro a monte è proprio sul pronto soccorso che si abbatte l'afflusso anomalo dei periodi di punta; il fatto che gran parte degli anziani in attesa di una visita non abbia in sé i presupposti della gravità non significa ina minore urgenza psicologica da parte del paziente stesso.

Ecco dove l'organizzazione territoriale può e deve rappresentare un beneficio a due facce diversamente orientate: verso i mutuati che ottengono un interlocutore credibile restandosene praticamente a casa e anche verso la struttura e l'organizzazione ospedaliere alleggerite in questo modo da carichi anomali e in grado così di dedicarsi veramente al loro compito di istituto primario.

Se il nodo sono la associazioni tra medici e quindi la medicina territoriale nel suo complesso è chiaro che il cammino da percorrere è racchiuso in quel progetto che la sanità regionale veneta e vicentina in particolare stanno costruendo da tempo e che per ora ha portato a qualche punto associativo di una certa rilevanza. Siamo però ancora lontani da una vera e propria cucitura di servizi su cui fare affidamento ed a cui chiedere di funzionare come un filtro intelligente e continuo rispetto alla grande massa dei casi di pazienti che non hanno in realtà alcun bisogno di ricorrere all'ospedale pur essendo oggi obbligati a scegliere questa opzione in mancanza di alternative. Grande l'attenzione di tutti i nostri interlocutori al problema. La vita degli anziani deve continuare ad essere vista dalla prospettiva di una categoria sociale minore per definizione?

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