Il settimo sogno di Giovanni (Editrice Veneta - Vicenza) è il nuovo romanzo dello scrittore e giornalista vicentino Nico Veladiano, che completa la trilogia iniziata con i due precedenti Ilfilodargento e Solo il silenzio (è giusta voce). In comune con essi, il nuovo libro ha il protagonista principale, Giovanni d’Assisi, anche lui giornalista, che percorre le strade del mondo in una sorta di itinerario del corpo e dello spirito. Se la motivazione apparente a muoversi è un lavoro che lo porta a raccontare angoli più o meno sperduti di mondo, quella meno palese, ma forse più forte, è la ricerca interiore di un senso, soprattutto dopo la prematura e tragica perdita dell'amata moglie e compagna Margherita. E così Giovanni si trova a percorrere la tormentata Syria di questi ultimi mesi, la Palestina, l'India, l'Afghanistan, oltre che Roma e Venezia, città a noi più familiari. Ne esce un viaggio emozionante in alcuni dei paesi più difficili del pianeta, con ambientazioni che Veladiano sa ben descrivere grazie ad una conoscenza acquisita, direttamente o indirettamente, attraverso progetti di cooperazione internazionale realmente vissuti.
Ma quel che rende i libri di Veladiano diversi da altri romanzi o racconti di avventura è la struttura sottesa alla storia stessa: una sorta di canovaccio esistenziale che stimola la riflessione di chi legge e lascia un segno. Le complesse relazioni con Margherita, Isabelle, Chiara, Elizabeth e Francesco sono in fondo solo strumenti che condurranno Giovanni a fare una scelta che in realtà è tale solo in apparenza. A portarlo sulla strada giusta saranno altri viaggi, che lo condurranno in quelle regioni dello spirito dove i limiti della materia fisica sono superati, sia pure in sogni che hanno però il sapore della realtà. Infine, in una Palestina lontanissima nel tempo, Giovanni verrà a conoscenza degli anni sconosciuti del Cristo e dei giorni immediatamente precedenti e successivi la crocefissione. Comprendere quei fatti gli sarà utile per capire la propria missione e il proprio cammino esistenziale. Come nei due romanzi precedenti, anche in questo le vicende dei protagonisti invitano il lettore ad avvicinarsi ai grandi temi della vita, alla ricerca interiore di un senso che trascenda le vicende terrene e apra lo sguardo, e il cuore, ad orizzonti lontani.
Nico, qual è il messaggio, se ce n'è uno, che vuoi lasciare al lettore raccontando le vicende di Giovanni?
«Giovanni è l’Uomo che cerca. Rappresenta un po’ tutti noi o quanto meno coloro che si interrogano sul senso della vita e tentano di capire cosa sono venuti a fare qui, sulla terra. Domande che iniziano a farsi le persone che sono consapevoli che nulla accade per caso per cui anche la vita di ciascuno segue un progetto, deve avere un senso. Il problema è comprendere quale. Una ricerca difficile, che richiede impegno. È necessario porsi in discussione costantemente, non fermarsi. La vita non prevede stasi o cristallizzazioni. Se ciò accade, immancabilmente e inevitabilmente arriva qualcosa che rompe queste cristallizzazioni. Per superarle, la vita ci pone due alternative: la comprensione o l’esperienza dolorosa. Quasi sempre non cogliamo la prima opportunità: la comprensione richiede impegno e troviamo più comodo evitare fatiche che riteniamo inutili. Ecco quindi che arriva la seconda modalità: un evento doloroso che ci costringe a rimetterci in modo, a rimetterci in discussione».
Perché hai scelto la modalità del sogno per far scoprire a Giovanni il senso di molti fatti della sua vita?
«Il sogno apre orizzonti straordinari, supera i limiti, anche psicologici, della fisicità. Ci sono sogni e sogni. Alcuni, la maggior parte, sono rielaborazioni del nostro vissuto, recente o più lontano nel tempo. Altri sono qualcosa di diverso, straordinariamente diverso. Durante il sonno può accadere che la consapevolezza si sposti dal mondo fisico, quello in cui conduciamo la nostra vita, a piani di esistenza normalmente sconosciuti e preclusi. Piani costituiti da una materia talmente sottile che i limiti delle abituali leggi fisiche sono superati o comunque sono diversi. In questa diversa dimensione, in questo diverso stato di coscienza, è possibile fare incontri straordinari sia con chi già ha lasciato il piano fisico che con entità preposte ad assisterci. Anche i limiti spazio-temporali sono diversi. Ecco quindi che ci si può spostare nello spazio e nel tempo. Sogno o qualcosa di diverso? Mah, ciascuno sceglie ciò che più gli torna. Alla fine quello che importa è se l’esperienza, onirica o meno che sia, porta qualcosa di utile al nostro cammino. Giovanni, come gran parte di coloro che vivono queste esperienze di sogni assai particolari è molto combattuto su come interpretarle. A volte pensa di stare veramente sognando, altre invece pensa di vivere una esperienza reale. Poi però riesce, gradualmente, a cogliere gli aspetti utili e positivi di questo suo viaggiare sognando».