NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Via dalle medie, ma per andare dove?

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Via dalle medie, ma per andare dove?

Strumenti nuovi in una società che pure continua a sembrare quella vecchia, non fosse altro che a causa dell’età media di chi gestisce le situazioni di potere: come si concilia questo contrasto, ammesso che sia in tutto reale?

PAOLO VIVIAN- Le imprese sanno cosa fare, puntano sulla persona, sono interessate a formare per cui gli strumenti vanno bene; ma puntiamo sulla persona, vorrei passare questo messaggio ai ragazzi ai quali vogliamo dire, a quelli giovani intendo, tra 15 e 18 anni, che noi abbiamo bisogno di loro perché loro debbono tirarsi fuori da questa situazione ingessata, un dovere che hanno assieme a noi ovviamente; è il cavallo, come si dice che deve uscire da solo dalla palude; la briglia aiuta, sono gli strumenti, ma la forza per liberarsi da una situazione di difficoltà deve esserci. Oggi non parlerei di strumenti come priorità, direi che la situazione è difficile, che non abbiamo bacchette magiche e che per tutti la situazione è la stessa, per chiunque faccia parte dell’azienda intendo. L’importante è far capire che ognuno deve essere imprenditore di se stesso e partecipare con la propria umanità e professionalità al lavoro complessivo dell’organizzazione di cui fa parte per quanto piccola possa essere quell’organizzazione.

egidio pasetto (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)EGIDIO PASETTO- D’accordo, c’è una riduzione devastante socialmente parlando nell’offerta di lavoro, 6000 persone sono in cassa integrazione speciale, gente che avrà difficoltà a rientrare in azienda, con l’età più complicata che è tra i 40 ed i 50; siamo di fronte ad un problema del mercato del lavoro, un’isteria che nasce da un fatto che è la riduzione di offerta di lavoro e produce disagio sociale; il secondo punto è che sono convinto da imprenditore che gestisce organizzazione e ristrutturazione del lavoro nelle imprese, è che bisogna semplificare un sistema di ingresso nel lavoro che è falsamente flessibile; terzo punto, il passaggio dalla formazione al fare, un momento che pare di rottura che dà disagio individuale, disagio all’impresa e via raccontando; invece c’è quello strumento straordinario, l’apprendistato professionalizzante che significa fare contratti con persone che stanno studiando per portarle al diploma, alla laurea, al master postlaurea. È uno strumento da conoscere di più perché serve effettivamente a veicolare molto meglio il passaggio dal sapere al saper fare. Saper fare è importante, ma è la relazione cognitiva tra il cervello e le mani, non si insegna solo la manualità, ma anche il passaggio successivo che è appunto il collegamento nel tempo di uno studio formativo finalizzato al saper imparare cioè al saper fare e poi al fare vero perché nel frattempo hai imparato come si fa. È un po’ il meccanismo per cui il liceo diciamo che non produce specializzazione al di fuori di quella di insegnare a studiare ed a imparare, per cui poi sei in grado di applicarti più o meno a tutto.

LUCIANO CHIODI- Per guardare un po’ in casa nostra, come sono indotto a fare da questo discorso, posso dire che effettivamente il liceo impegna a forte base teorica, non ha componenti laboratoriali, non ha materie che alleggeriscono a mente ma costringe ad un impegno mentale continuo. Sono molto d’accordo con Pasetto quando parla di funzione della scuola: ci rivolgiamo a ragazzi che hanno 14 anni e per i quali andrei cauto a parlare di inserimento nel mercato del lavoro; o ragazzi debbono uscire da un ragionamento vizioso che è quello di pensare solo alle materie utili, che servono; tipico il ragionamento sul latino: non servono dimostrazioni sul fatto del latino che serve, sulla sua attualità, qui dico che a parte questo c’è un’origine sbagliata nel ragionamento: anche studiare matematica i teoremi i dettagli le formule di chimica le leggi della fisica, quando mai le utilizziamo nelle vita? Le cose che effettivamente hanno un riversamento utile sono poche, ma lo sfondo è quello di una ricchezza interiore che si crea per l’uomo quando L’uomo si applica a uno studio, come nel mito della cicale scritto da Platone, con gli uomini così presi dalla bellezza estetica e della natura che passavano la loro vita a cantare; Zeus pensò bene di trasformare in uomo la cicala, lasciando all’uomo il desiderio di bellezza e di arte, mentre diede alle cicale il loro ruolo, quello di insetti che muoiono senza porsi minimamente il problema di un’estetica che dovrebbe affascinare qualcuno. Credo che tutto questo disegni una distinzione vera tra l’una cosa e l’altra e dia alla funzione dello studio e alla passione per lo studio svolto con diligenza e sistematicità il valore effettivo che ha. Vale a dire la costruzione di qualcosa nel tempo, con pazienza.

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