NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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Accusa al lavoro fisso: sei così noioso...

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Accusa al lavoro fisso: sei così noioso...

Tutto questo come funzionerà nella logica comune dell’Europa? La Spagna sta riformando il mercato del lavoro secondo le risorse finanziarie e non secondo le esigenze di occupazione. Cosa ne possiamo dire?

giorgio xoccato (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)GIORGIO XOCCATO- Certo che ci muoviamo nella logica europea anche se come dice lei la Spagna si è mossa diversamente dall’Italia e con un decreto legge di stampo d’altri tempi è stato riformato il mercato del lavoro sul quale poi ci saranno le necessarie valutazioni. Personalmente sto preferendo il nostro sistema una volta tanto;l fino a prova contraria è un modo di procedere più mediato e meditato e che cerca una condivisione di fondo pur nella decisione comunque di operare e in questo Monti è stato molto chiaro. In questa rivisitazione di ammortizzazione sociale di riesame credo che sia molto interessante e che dia un futuro.

LUCA ROMANO- Sono completamente d’accordo con Xoccato dal punto di vista ideale e credo che sia augurabile che il sistema economico rimanesse prevalente manifatturiero; dava un grande vantaggio quando era egemone, distribuiva bene la ricchezza e soprattutto tra capitale e lavoro si riusciva con un compromesso dignitoso a valorizzare anche oratore tanto che all’aumento della produttività aumentava la base occupazionale. Ora però abbiamo di fronte un problema come Facebook e Google che hanno un valore borsistico superiore a qualsiasi azienda manifatturiera.

BERGAMIN- Il riferimento a due aree trascura la terza area, quella del caporalato del lavoro nero, che grazie al cielo non è tipico qui, ma esiste ed è il più feroce, legato alla migrazione alla clandestinità, eccetera. Per il sindacato stare sul terreno del precariato è molto difficile perché è diffuso ha aggregazioni piccole e i lavoratori hanno esitazioni ad esporsi per non subire conseguenze peggiori. Il nostro lavoro è di facilitare le relazioni sindacali, favorire l’emersione del lavoro nero, la regolarizzazione del lavoro precario e la ricerca della buona occupazione. Oggi stiamo dicendo che i contratti oggi disponibili debbono essere ridotti e semplificati tornando alla centralità del tempo indeterminato; intorno è giusto e opportuno che resista la flessibilità le che si torni al contratto dell’apprendistato con contenuti formativi un po’perduto nel tempo, e infine occorre che la precarietà costi di più alle imprese e che sia più vantaggioso per loro avere contratti stabili. Da ricordare anche che nelle grandi imprese il fenomeno non c’è o è governato, il problema è invece nella frammentazione che riguarda anche proprio le grandi imprese ed è in questa area che può verificarsi l’irregolarità perché anche se il capofila è regolare la filiera può non esserlo, come in edilizia, nel contoterzismo; serve per il cambio di cui parlavamo una responsabilità sociale delle imprese e del sindacato in modo che le irregolarità diventino l’assoluta eccezione, stare sul territorio e avere relazioni virtuose oltre che una legislazione di sostegno che oggi non c’è.

GIORGIO XOCCATO- Siamo d’accordo, sono passati 40 anni per questo impianto legislativo e negli ultimi 15 è successo di tutto; è certo che c’è necessità di una robusta manutenzione. Fino al 2008 l’economia bene o male ha continuato a segnare crescite sia pure con ristrutturazioni e aggiustamenti per cui dobbiamo riconoscere al sindacato una disponibilità totale nell’affrontare i problemi del cambiamento: pensiamo a interi settori chiusi, alla globalizzazione. Il tasso di disoccupazione era fisiologico, sotto il 2 e l’impianto contrattuale obsoleto era stato messo un po’ a posto dalla riforma Biagi con quella nuova tipologia contrattuale che ha flessibilizzato almeno parzialmente il mondo del lavoro. Il mercato andava di conseguenza discretamente, i rapporti contrattuali erano nell’ordine di tre quarti dei posti confermati e un quarto no. L’imprenditore vedeva che la produzione poteva continuare per cui… Ma siamo arrivati alla crisi finanziaria e a quella non conferma di tanti contratti a termine perché la prospettiva non era favorevole e le previsioni erano ancora peggio. Poi i licenziamenti e le ristrutturazioni: fino ad arrivare ad oggi. Ecco perché dico che non si crea lavoro per decreto, possiamo anche lavorare gratis, ma se nessuno vuol il nostro prodotto non ha senso lavorare. Ora cerchiamo di innovare il nostro impianto legislativo, ci si parla in modo fattivo, ci saranno punti di discussione più aspra, ma l’importante è che il cambiamento si faccia e si faccia bene. Il discorso dei due contratti a tempo determinato anziché confermare quello a tempo indeterminato è diverso: si tratta di casi in cui il livello di cui si parla non è rilevante per la differenza che si crea tra formare o non formare il lavoratore. Dove c’è una professionalità alta nessun imprenditore ha interesse a scegliere escamotage perfino dannosi per l’azienda. La buona gestione del personale richiede assolutamente di preoccuparsi molto delle mansioni che richiedono formazione e definizione industriale. In altro modo si sfrutta il più basso costo disponibile dai contratti sulla base di un prodotto/mercato su cui l’azienda si muove. Non è buona flessibilità, non è lavoro buono, ma probabilmente non è neppure prodotto/mercato buono.

LUCA ROMANO- Mi riallaccio alla buona flessibilità. L’etimologia latina di precario è colui che prega; a nessuno piace questa immagine, questa precarietà va combattuta con ogni mezzo e credo che si troverà un accordo. La flessibilità è altro connaturata al funzionamento dei sistemi industriali e all’organizzazione del lavoro; la turbolenza del mercato ha causato troppe volte problemi all’imprenditore che non sapeva alla mattina come sarebbe arrivato alla sera. L’interesse comune c’è per una intesa su come organizzare la discontinuità del lavoro. In Germania hanno spalmato su tutto l’anno le variazioni richieste dall’intensità delle commesse. Credo che questo problema vada posto anche da noi. Altra cosa: chi ritrova il lavoro è in genere il lavoratore con specializzazione ed è un punto molto importante che chiama un appello fortissimo alla formazione. Aziende d’avanguardia cercano ingegneri e non li trovano. Il sindacato collabora fattivamente per proteggere la parte debole ma deve anche trovare il sistema per formare. Una parte della nostra industria si dimostra capace di attrarre investimenti importanti nelle lavorazioni di alto livello: per fortuna nonostante questi anni peggiori per il nostro modello produttivo dimostrano di sapercela fare.

 

nr. 06 anno XVII del 18 febbraio 2012

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