NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Dalle passioni reali a quelle intellettuali: vicentinità

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Dalle passioni reali a quelle intellettuali: vicen

Dalle passioni reali a quelle intellettuali: vicen (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Lei parla di Vicentinità e ha intitolato un libro con questa parola. Ma cos'è per lei la Vicentinità?

«Storicamente ha assunto un valore per motivi letterari. Vicenza, pur restando schiva e riservata, anche un po’ emarginata, ha tuttavia prodotto un numero percentualmente elevatissimo di scrittori e intellettuali di successo. I loro nomi li conosciamo tutti: da Piovene a Meneghello, da Gian Dàuli a Parise, da Renato Ghiotto a Rigoni Stern, senza dimenticare un genio incompreso come Antonio Barolini e il più vicentino che veneziano Neri Pozza. Fino al nostro contemporaneo e grande poeta, Fernando Bandini. Che si vuole di più da una città di centomila anime? Fu però un grande scrittore trevisano, Giovanni Comisso, a dare per primo una particolare nobiltà al termine ispirandosi al grande amico Goffredo Parise in un periodo della loro vita comune (l’ultimo) in cui si frequentavano assiduamente. Sulle orme tracciate quasi per scherzo da Comisso, il grande Parise diede definizione e nobiltà al termine provando a individuarne i caratteri in una occasione che più opportuna e magica non avrebbe potuto essere: la presentazione dell’ultimo libro dell’amico Piovene, Le Furie, nel lontano luglio 1963 che Parise accettò di condurre, in contrà Do Rode, per l’esordio da libraio dell’altro grande amico, Virgilio Scapin. Nel mio libro, che ne prende il titolo, la trascrivo per intero nell’ultima di copertina. Ne cito qui solo il primo paragrafo: la vicentinità è la facoltà di tradurre in passioni intellettuali, astratte, le passioni reali».

Cosa intende scrivendo che Vicenza è città spiritualistica nel senso filosofico del termine?

«È una virtù questa spiritualità. Qualcosa di questa mia opinione trae indubbiamente spunto dalla definizione parisiana. Anche per evitare equivoci, ripeterò qui quanto ho già scritto nella presentazione al libro: Vicenza è spirituale perché è estremamente naturale ricondurre le sue vicende a un’etica di fondo. Vicenza è un po’ statica, un po’ obbediente, e in questo “naturalmente” cattolica. La sua staticità è una coerenza e quindi alla fine una fedeltà ad un’etica di fondo, ad una spiritualità sempre riconoscibile».

Dalle passioni reali a quelle intellettuali: vicen (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Come ha conciliato la sua visione dei fatti con la passione per lo sport, e col calcio in particolare?

«Io ho giocato al calcio. Fin da ragazzo ho avuto due strumenti di comunicazione, a parte la scuola: parrocchia e calcio. Ho giocato anche nelle giovanili del Lanerossi Vicenza e ho avuto un maestro straordinario come Berto Menti, che ci insegnava il calcio nella sua dimensione più pura e totale: doti tecniche individuali e gioco di squadra. Poi la mia vita ha preso un’altra direzione ma quella passione per il calcio non mi ha più abbandonato. Per questo è stato naturale fondare un giornale che parlasse principalmente di calcio: attraverso il calcio e la sua sequenza regolare di partite casalinghe era facile organizzare un foglio e fargli acquistare forza e dignità. Se fossi partito dalla cronaca o dalla politica non avrei potuto fare nulla in autonomia. Il calcio a Vicenza è stato a lungo un grande veicolo di cultura popolare. Gli episodi pubblici riferiti al calcio che la storia vicentina del ‘900 merita di trasferire ai posteri sono numerosissimi. Vicenza per molti decenni è stata la regina provinciale del calcio italiano. Attraverso molti personaggi del calcio Vicenza si è fatta conoscere. Per usare un linguaggio desueto ma che negli anni ’70-‘80 era ancora in auge potrei dire che il calcio per Vicenza è stato storicamente un fatto politico. Anche per chi non lo conosceva».

Ci racconta qualcosa di significativo legato a Il sospiro del tifoso?

«Un giornale anomalo e irripetibile. Era scritto sulla mia pelle ed è stato questo il suo pregio e il suo limite. Era facile da gestire perché il vantaggio di essere ideato e fatto in pratica da una sola persona ne rendeva unitario e coerente il linguaggio. Poiché la persona che lo ideava era un professionista che, giocoforza, si occupava anche d’altro per campare, ha avuto la virtù di non rimanere staticamente ancorato ad un format ma di rinnovarsi seguendo i tempi. Se c’è una sola testa che decide è più facile. Il giornale non ha mai perso un colpo della sua programmazione, neanche quando fui ricoverato in clinica per un ulcera duodenale: mi aiutarono alcuni colleghi ma il menabò e le bozze le corressi in clinica. Un piccolo giornale con grande eco: anche in questo molto vicentino. E poi, un giornale che non ha mai perso una lira, e il cui incasso corrente serviva a pagare i costi giorno per giorno, senza capitali da investire. Un giornale che non ha ricevuto prebende da nessuno, né dai politici né dal Vicenza. Ed è durato 38 anni».

Pino (all'anagrafe Giuseppe) Dato è nato a Venezia, dove ha vissuto la sua infanzia prima di trasferirsi a Vicenza. Si è laureato a Ca' Foscari in Economia nel 1968 e molto più tardi in Filologia e Letteratura Italiana, sempre a Ca' Foscari, con una tesi su Goffredo Parise e gli Americani a Vicenza, costruita attorno al manoscritto originale di uno dei primi racconti del grande scrittore vicentino, che Dato aveva ricevuto da un amico comune e poi ritrovato a distanza di molti anni nell'occasione di un trasloco dell'anziana madre. Il manoscritto di Parise è stato da lui donato alla Biblioteca Bertoliana. Nel 1964 Dato ha fondato "Il Sospiro del Tifoso", originale periodico di sport, cultura e politica, che si è avvalso nel tempo di collaborazioni prestigiose. Nel 1983 ha fondato la casa editrice Dedalus e pubblicato il primo libro "Dimenticare Vicenza?". Tra i suoi libri ricordiamo: Vicenza, briganti e gentiluomini, racconti e articoli, 1988; Dimenticare Vicenza? 2, ritratti vicentini, 1991; Vicenza, la penombra che stiamo attraversando, 1996; Vicenza, la città incompiuta, con Fulvio Rebesani, 1999; Un laccio al cuore, romanzo 2001; Storia del Vicenza Calcio, 2002; Sillabario vicentino, 2003; Onisto Un vescovo pastore nella sacrestia d'Italia, con Fulvio Rebesani, 2005; Vicentinità (Il manoscritto ritrovato, Goffredo Parise, gli Americani a Vicenza), 2007; L'ultimo anti-americano (Goffredo Parise e gli Usa: dal mito al rifiuto), 2009.

 

nr. 07 anno XVII del 25 febbraio 2012

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