NR. 43 anno XXVIII DEL 23 DICEMBRE 2023
la domenica di vicenza
google
  • Newsletter Iscriviti!
 
 

La famiglia anagrafica e quella di fatto

facebookStampa la pagina invia la pagina

La famiglia anagrafica e quella di fatto

La chiesa vicentina rispetto a tutto questo ha detto poco o niente salvo interventi individuali come quelli del parroco di San Carlo: ma il vescovo ha detto poi qualcosa di molto diverso. Come interpretare queste posizioni?

MAURIZIO FRANZINA- Io sono cattolico praticante, rispetto fino in fondo la chiesa e quel che dice, ma penso anche che la chiesa parla ai cattolici e detta linee di comportamento per i cattolici. Lo Stato, il Comune sono laici, rappresentano la casa di tutti e quindi le regole loro debbono essere regole che valgono per tutti. Sul tema dell’omosessualità una riflessione va fatta ma deve essere in positivo. La penso diversamente da Rucco, nel nostro partito c’è spazio per questa dialettica, entrambe le posizioni sono presenti e matureremo insieme qualche ragionamento ma bisogna guardare la realtà per quello che è; le persone che si amano vanno rispettate e basta e la famiglia è sempre composta da persone che si amano e vivono assieme un progetto di vita con le fatiche e le difficoltà quotidiane che tutti conosciamo; che cosa cambia se le persone sono dello stesso sesso.

matteo peroni (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)ENRICO PERONI- Non posso che convenire su questo anche perché sono proprio in questa condizione e farei fatica a sentire cose diverse; c’è necessità di una regolamentazione diversa nel rapporto tra due uomini rispetto a quelli eterosessuali, non c’è dubbio, la società deve considerare nei suoi mutamenti tutte le variabili. L’amore è il punto di partenza, non necessita dell’opinione dello Stato o di altri, non credo che dal punto di vista religioso ci sia una profonda differenza tra quanto accade sui sessi rispetto a quanto dice il Vangelo perché di mezzo c’è proprio l’amore. In questo caso abbiamo una società che comincia ad accogliere la diversità, l’abbiamo visto alla raccolta di firme; per sentirsi inclusi nella società e farla crescere bisogna essere incentivati a battersi per una comunità più forte. Una società che sa includere è più forte anche dal punto di vista economico, dando diritti e anche doveri. Manca ancora una legislazione adeguata a queste esigenze. Nelle varie parti politiche si sente questa esigenza e nessuno vuole toccare la legittimità del matrimonio come fondamento dettato all’articolo 29 della Costituzione. Il che non toglie che si possano prevedere anche altre forme di famiglia, dal momento che nel tempo si sono create ed oggi rappresentano una realtà con cui confrontarsi.

MASSIMO PECORI- Siamo un po’ tutti d’accordo. Si parte da un’idea comune che è quella dell’articolo 29, poi ci sono altre aggregazioni riconosciute dall’articolo 2 della Costituzione, si prende atto che si tratta di due realtà differenti e non è uno scandalo certo studiare come e in che misura trovare soluzioni con una differente disciplina senza giudicare di serie A o B una parte o l’altra.

FRANCESCO RUCCO- Scusa Pecori, ma rispetto alla posizione di De Poli qui siamo lontani, o no?

massimo pecori (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)MASSIMO PECORI- Anche l’on. De Poli che è segretario regionale dell’UDC è intervenuto sulla questione dell’istituzione del registro delle coppie di fatto; su quello non siamo d’accordo per cui lui ha fatto un intervento su quel tema. Così come la prima volta che mi sono occupato della questione mi è stato chiesto cosa ne penso sul registro, e allora ho risposto in termini di chiusura. Tuttavia non vorrei portare la discussione sul binario dell’identità cattolica coinvolta nel dibattito. Noi abbiamo comunico valori con la chiesa e con i principi, quando devo fare politica non chiedo indicazioni al vescovado; il partito è laico e sul campo si trova una differenziazione. A me piace la posizione di Variati che dice sono cattolico ma anche sindaco di tutti per cui se mi si prospetta di agevolare in qualche modo persone che non sono in linea con le mie idee di cattolico agisco in loro favore. Dal punto di vista della cittadinanza questo mi piace e nessuno si ritrova isolato o discriminato. Qui non c’è chiusura perché non ne vogliamo parlare, riconosciamo invece alcuni diritti per i conviventi e agiamo di conseguenza. Per me rimane scoperto il problema dell’informazione medica per il partner: o il convivente autorizza all’informazione oppure se uno non è in se’ resta scoperto il limite dei diritti. Se una ulss riconosce ora il certificato anagrafico è evidente che la cosa non si presenta più così, ma personalmente ancora non saprei dare una risposta su questo tema. Se si accetta questo attestato la battaglia ha ragione di essere. Attestazione non è certificazione. Chiaro che serve definire la questione in modo non equivocabile.

MATTIA STELLA- La legge prevede la dichiarazione di uno dei due conviventi per la famiglia anagrafica; se entro venti giorni dalla cessazione della dimora c’è la dichiarazione obbligatoria con verifica della polizia municipale così è naturale che basta la dichiarazione di due persone per stabilire se sono o no assieme; questo è un primo passo, evidente. Per quanto riguarda il certificato diciamo che consente di accedere a una serie di diritti che il legislatore ha riconosciuto negli anni in modo disomogeneo, tipo il diritto di tre giorni di permesso retribuito qualora il partner si ammali o addirittura muoia.

ENRICO PERONI- I casi sono anche legati alla complessità dei rapporti e delle circostanze, ad esempio i cattivi rapporti con i suoceri sono tipici; a Padova l’attestazione di famiglia anagrafica ha costretto anche una situazione come questa ad essere superata aprendo la porta al convivente che aspettava al di fuori.

« ritorna

continua »

Come installare l'app
nel tuo smartphone
o tablet

Guarda il video per
Android    Apple® IOS®
- P.I. 01261960247
Engineered SITEngine by Telemar