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Ulss 5, l'addio al nuovo ospedale fa discutere

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Ulss 5, l'addio al nuovo ospedale fa discutere

Maurizio Scalabrin, ex sindaco di Montecchio Maggiore:

«Fare presto per non perdere il finanziamento di 47 milioni di euro»

Ulss 5, l'addio al nuovo ospedale fa discutere (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Posizione diversa quella di Maurizio Scalabrin, ex sindaco Montecchio Maggiore e a sua volta ora all'opposizione nel comune castellano, territorio nel quale dovrebbe nascere la nuova struttura ospedaliera a fianco di quella attuale. «Non credo che da questa vicenda - spiega Scalabrin - ci possano essere dei vincitori e dei vinti, anche perché i sindaci hanno sempre ragionato in un'ottica generale. A conti fatti non c'è dubbio che la proposta lanciata ieri (mercoledì, ndr.) la meno costosa e la più praticabile, soprattutto in cui in periodo di tagli molti progetti rischiano di saltare o di essere fortemente ridimensionati. Vista la situazione e il momento sono del parere che sarebbe meglio non perdersi in baruffe tra campanili: piuttosto ci vuole invece responsabilità da parte di tutti e in questo momento ogni alzata di voce o eventuali distinguo rischiano di essere stonati. Considerati i tempi, a mio parere un finanziamento di 47,5 milioni è comunque importante e per questo è necessario remare tutti nella stessa direzione per non rischiare di perderlo».

Ad essere avvantaggiato è proprio il comune di Montecchio Maggiore anche se, osserva Scalabrin «per un cittadino di Arzignano o di Chiampo raggiungere l'attuale localizzazione dell’ospedale è più veloce rispetto a quanto non sarebbe successo in caso di realizzazione in località Canova, che ovviamente sarebbe stata la scelta ottimale per tutti. Peraltro non è proprio giusto parlare di ristrutturazione in quanto l'opera principale sarà la costruzione di un monoblocco per 250 persone staccato da quello attuale. Quest'ultimo, in un secondo tempo, non sarà abbattuto ma verrà utilizzato, almeno in parte, per laboratori, uffici, spazi per i medici».

«Negli anni scorsi io e l'ex sindaco di Arzignano Fracasso - conclude Maurizio Scalabrin - abbiamo fatto opera di convinzione con gli altri primi cittadini dell'Ulss di competenza che la suddivisione com'è quella attuale, circa 3/4 ad Arzignano e 1/4 a Montecchio, risultava essere costosa e dispendiosa. Un sistema simile era disorganizzato e non poteva avere sviluppi futuri, proprio perchè il sistema era farraginoso. La scelta di Montecchio, dove l'area circostante è già di proprietà dell'Ulss è venuta di conseguenze visto che non si poteva ampliare quello di Arzignano anche per motivi legati a un terreno franoso».

 

Massimo Confente, consigliere provinciale ed ex sindaco di Chiampo.

«Persa un'occasione, ora bisognerà collaborare con il San Bortolo di Vicenza»

Ulss 5, l'addio al nuovo ospedale fa discutere (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Più realistico di tutti è Massimo Confente, consigliere provinciale ed ex sindaco di Chiampo, carica che ha ricoperto dal 2003 al 2008. «Non c'è dubbio che a conti fatti - esordisce - è stato persa un'occasione importante per la costruzione di una grande opera destinata alla collettività, in grado di servire non solo Arzignano, Montecchio e Trissino, ma anche tutti i comuni circostanti e quelli della vallata. Sarebbe bastato arrivare un paio d'anni prima, un po' come sono riusciti a fare a Santorso. Se per il nuovo ospedale fossero già iniziati i lavori si sarebbero dovuti portare a termine».

«Detto questo - aggiunge l'ex primo cittadino di Chiampo - c'è da osservare con molta onestà che la soluzione che si andrà ad adottare è anche la più razionale possibile nell'ottica di una ridefinizione dei confini dell'Ulss a livello provinciale. Non c'è dubbio che considerata la distanza l'ospedale di Montecchio, pur in un'ottica di nosocomio per acuti, dovrà necessariamente collaborare con l'ospedale di Vicenza, dal quale si trova a una quindicina di chilometri, una distanza troppo ridotta per pensare che i due centri non siano collegati tra loro».

«In un discorso generale legato alla razionalizzazione dei costi a livello sanitario - conclude Massimo Confente - non c'è dubbio che non può più esistere il concetto di "ospedale sotto casa". In una provincia, come ad esempio è quella berica, deve esserci un grande ospedale di riferimento a Vicenza e una serie di nosocomi sparsi nel territorio ma strutturati in maniera tali da essere efficienti e moderni».

 

nr. 09 anno XVII del 10 marzo 2012

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