NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Dylan Dog, l’inquilino della Villa palladiana

Allestita a Caldogno una rassegna che ripercorre le storie e il successo dell’Indagatore dell’Incubo. Quando patrimonio diventa il fumetto

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Dylan Dog, l’inquilino della Villa palladiana

Dylan Dog, l’inquilino della Villa palladiana (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Cosa accade quando uno dei luoghi deputati a celebrare la bellezza classica dell'architettura palladiana ospita un personaggio tra i più amati del fumetto italiano, perennemente alle prese con l'avventura e il mistero? Per scoprirlo basterà visitare l'originalissima esposizione su Dylan Dog, allestita nel complesso di Villa Caldogno nei week end del 10 e 11 e 17 e 18 marzo, alla presenza di due tra i più quotati artisti del fumetto contemporaneo: il copertinista e disegnatore della serie, Angelo Stano, e il soggettista e sceneggiatore Pasquale Ruju. Tra gli eventi inediti ci saranno anche l’esposizione dei "Fun For Fans" e la prima ufficiale del "Dylan Dog Fan Film". Il fumetto cult Dylan Dog arriva dunque nella residenza veneta che dal 1996 è inserita tra i Patrimoni dell’umanità dell’Unesco, per celebrare un intreccio di forme d’arte tra il Palladio e l’Indagatore dell’Incubo, come viene definito da sempre Dylan Dog. Una rassegna organizzata dall'associazione culturale Sezione H, in collaborazione con il Comune calidonense, lo Yourban MusicLab e Schio Comics, che unirà diverse proposte dagli aspetti inediti e che è anche un omaggio a chi ha ideato e disegnato questo personaggio controverso e fascinoso, ai tanti lettori che lo amano, ma soprattutto, all’editore Sergio Bonelli scomparso lo scorso settembre.

«Contattare direttamente gli autori e portare a Caldogno tavole da collezione in certi casi mai pubblicate, mi ha fatto apprezzare maggiormente la magia e la passione che sta dietro a questo personaggio - racconta Luca Guglielmi presidente di Sezione H - . Poter esporre tavole di studio, matite, storyboard mi permette di cogliere al meglio la valenza artistica del fumetto. Questa sensazione arriverà sicuramente anche agli occhi di chi non ha mai letto un albo di Dylan Dog. Ancora di più l’emozione è stata forte nel vedere come gli artisti locali hanno risposto all’invito, elaborando delle opere di altissimo livello arrivando infatti dai campi artistici più disparati: dalla ceramica, all’illustrazione, dal fumetto alla video arte».

Sarebbe inadeguato racchiudere nel concetto di mostra quel che accadrà a Caldogno, dove la kermesse si aprirà alle 15 del 10 marzo con un appuntamento in compagnia dei due attesi ospiti. La penna di Ruju firma la serie di Dylan Dog dal 1997 ed è sua la sceneggiatura del numero 300 che celebra i 25 anni dell’Indagatore. Stano, disegnatore di punta della serie, è la mano de "L’alba dei morti viventi" e dal numero 42 sostituisce il "texiano" Claudio Villa nelle copertine. Il loro racconto, ricco di dettagli e aneddoti, inviterà il pubblico ad addentrarsi tra le esposizioni allestite negli spazi della villa e del suggestivo Bunker antiaereo, retrostante alla villa e realizzato verso la fine della seconda guerra mondiale. A Ruju, sceneggiatore di molti numeri di Dylan, di Tex, ma anche di miniserie quali Demian e Cassidy e di altre testate Bonelli e anche attore e doppiatore per cinema e tv, abbiamo rivolto alcune domande sull'evento.

A cosa si deve secondo lei il grandissimo successo di Dylan Dog?

«Credo che il successo derivi soprattutto dal lettore stesso: oltre due generazioni di lettori che leggendo le avventure dell'Indagatore dell'Incubo si sono immedesimate in lui. Dylan Dog in effetti non è né un eroe né un antieroe: è una persona normale che si trova in situazioni eccezionali. Una persona con i suoi pregi, i suoi difetti, le sue paure, una persona che commette i propri errori, ma che si trova a dover compiere azioni eccezionali quanto le situazioni che deve affrontare».

Dylan Dog, l’inquilino della Villa palladiana (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Qual è stata la rottura di questo personaggio, già in parte anticipata dal suo "simile" Martin Mystére, rispetto ad un passato che vedeva la Bonelli paladina di eroi western come Tex e Zagor?

«La situazione italiana del fumetto a metà anni 80 vedeva una netta distinzione tra soli due tipi di fumetto: quello definito d'autore, Hugo Pratt, ma ancor più Guido Crepax, e quello popolare, con la Bonelli Editore ed alcune altre case editrici. Dylan Dog, come Mystére prima di lui, anche se quest'ultimo in misura minore, rappresenta il punto di fusione di due generi da sempre divisi: le tematiche affrontate, la qualità dei disegni, un certo modo di citare film, musica e cultura del tempo proprie del fumetto d'autore sono usate in un fumetto assolutamente popolare. Potremmo definire Dylan come il contenitore popolare di un fumetto d'autore. Questo cambiamento radicale ha riconquistato il pubblico che aveva perso la passione di leggere i fumetti e, soprattutto, ha avvicinato nuovi lettori a questo media da sempre poco considerato».

Perché secondo lei i temi del mistero e della paura affascinano così tanti lettori, giovani e non?

«Nulla di strano a dire il vero. Il mistero, l'eccezionale, il fantastico accendono la fantasia dell'uomo dai tempi delle narrazioni orali. Fa parte della natura umana. Cambia il modo di raccontare, ma il tema è sempre e comunque lo stesso. Potremmo definire il fumetto come l'evoluzione della narrazione orale».

Come vede questa UNIONE di generi diversi: un personaggio del mistero in una villa palladiana?

«Dylan Dog è un personaggio creato per essere “strapazzato”. Come detto prima è un uomo con i suoi pregi e difetti..., ma anche le sue paure. La paura di volare fa di lui un personaggio restio a spostarsi dalla sua Londra, un personaggio mai contento di andare in posti distanti da Craven Road. Viaggia pochissimo, sempre in posti diversi tra loro, ma è a suo agio in ogni occasione. Di conseguenza lo vedo benissimo in una villa palladiana».

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