NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Vicenza gioiello dell’architettura

Dalle foto di questo volume emerge una Vicenza che il nostro occhio non può vedere

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Vicenza gioiello dell’architettura

Che Vicenza sia la capitale dell'architettura palladiana non è un mistero per nessuno, ma il concetto viene ora ribadito e quasi celebrato con l'uscita di un originalissimo volume fotografico, "Vicenza gioiello dell’architettura", che immortala le bellezze di palazzi e monumenti della città con una prospettiva completamente frontale e con un approccio innovativo rispetto a tutti gli altri esempi finora conosciuti. È un’immagine inedita del centro storico quella proposta dagli autori Assunta Romor e Udo Köhler nell’elegante volume edito da Livio Scibilia di Grafiche Vianello, presentato in anteprima poco prima di Natale a Palazzo Trissino e pochi giorni fa tornato a far parlare di sé alla libreria Galla, dove gli autori hanno raccontato la genesi dell'opera e i motivi che li hanno spinti a realizzarla. «Sono stati pubblicati numerosi volumi su Vicenza palladiana, ma questo è particolarmente suggestivo tanto che quando mi è stato presentato ne sono rimasto affascinato – aveva detto il sindaco Achille Variati in occasione della prima presentazione -. L’immagine di Vicenza emerge dalle pagine di questo volume in tutta la sua bellezza grazie all’abilità degli autori che hanno saputo offrire visioni prospettiche che il nostro occhio non può percepire. Il tutto senza stravolgere la realtà. Le immagini descrivono Vicenza come città dell’armonia. E proprio per questi motivi ho adottato l’opera come omaggio di rappresentanza».

La particolarità del volume è costituita dall’immagine completamente frontale dei palazzi che si affacciano nelle principali contrade della città. Indispensabile è stata l’elaborazione delle immagini al computer perché vie e contrade, in alcuni casi molto strette, rendevano difficoltosa la raffigurazione complessiva. Ne è scaturito uno stupefacente risultato di visibilità, risolvendo il problema di molti obiettivi grandangolari che deformano l’immagine. Come ha spiegato il fotografo tedesco Udo Köhler, le immagini che compongono il volume sono state realizzate utilizzando una scala che ha consentito di raggiungere tra i due metri e mezzo e i tre metri di altezza. Solo nel caso del Duomo si è dovuto chiedere ospitalità nel terrazzo di un cittadino, unico modo per poter ritrarre l’architettura. Per realizzare le immagini degli edifici sono stati necessari dai dieci ai sessanta scatti e per l’intera opera ci sono voluti due anni. Ad Assunta Romor, coautrice del volume, abbiamo rivolto qualche domanda.

Vicenza gioiello dell’architettura (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Perché un altro libro fotografico su Vicenza?

«Nel 2007 io e Koehler cercavamo un editore veneto a cui proporre libri fotografici attraverso la ricostruzione, in prospetto, dei fronti edilizi dei centri storici e Grafiche Vianello si era interessato consigliandoci Vicenza. È la particolare rappresentazione della città a fare di questo libro fotografico una proposta editoriale del tutto nuova. Le foto, infatti, non sono presentate come singole vedute su palazzi o strade, ma affiancate in un continuum fotografico attraverso un lunghissimo lavoro di ricostruzione digitale delle facciate degli edifici sui tre principali assi di Vicenza, con il risultato di una veduta d’insieme del tutto originale. Un lavoro difficile, che offre una rappresentazione della città inedita: la possibilità di osservare il patrimonio architettonico vicentino da un punto di vista nuovo, benché impossibile nella realtà. In questo senso non è solo un libro fotografico, ma anche un omaggio alla città».

Cosa ne pensa dei monumenti e dell'architettura palladiana chi, come lei, non vive qui?

«Solitamente ciò che si ha sotto gli occhi risulta familiare, e ad apprezzare le ricchezze di casa sono più le persone che giungono da fuori. Tuttavia, penso che i vicentini abbiano coscienza del valore del patrimonio architettonico della città, e in particolare di quello palladiano. Osservandola e fotografandola, l’architettura palladiana suscita in me un sentimento di commozione, come sempre mi commuove tutto quanto esprime bellezza, genialità e armonia. Merito va dato, però, anche agli architetti che l’hanno seguito e che hanno saputo evitare di misurarsi col Maestro, realizzando architetture, pur di livello, capaci di non interferire e lasciando il giusto respiro alle sue opere».

Lei che non è vicentina e dunque non "di parte", che impressioni ha avuto della città e dell'ambiente durante il lavoro?

«Le riprese fotografiche che ci hanno impegnato una ventina di giorni, non hanno suscitato un particolare interesse nei vicentini. Nessuno ci ha chiesto cosa stavamo facendo, devono aver pensato che con quella scaletta stessimo facendo un rilevo per il Comune o qualcosa del genere. Quando abbiamo dovuto accedere ad edifici per le riprese ai palazzi di fronte, abbiamo avuto una accoglienza buona. Mi piace ricordare la famiglia che ci ha aperto con molta cortesia e senza timori consentendoci di fotografare il Duomo dal terrazzo, o lo studio notarile frontale al Municipio dove il personale, gentilissimo, ci ha permesso di accedere alle finestre. Un solo caso di scortesia, una signora che al citofono di un palazzo del centro è rimasta refrattaria a qualsiasi rassicurazione, ma è stato un episodio a sé. Complessivamente, la città mi è apparsa molto compresa nelle sue attività e forse poco curiosa. Entusiasta invece la risposta di chi ha avuto modo a vario titolo di vedere in anteprima le bozze del libro o degli ingrandimenti in strisce. Sorpresa, stupore e compiacimento sono state le reazioni immediate».

Vicenza gioiello dell’architettura (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)

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