(g. ar.) Come ignorare che cinghiali a branchi escono dai boschi e passano le notti in pianura, che le nutrie si moltiplicano a dismisura e danneggiano anche gravemente gli argini dei fiumi, come far finta di non sapere che le nuove arrivate, le vespe cinesi, stanno distruggendo i castagneti e contribuiscono per la loro parte a cambiare stravolgendolo l'equilibrio ecologico dato che castagni letteralmente svuotati perdono la linfa e naturalmente non danno più frutto, ma in questo modo tagliano i rifornimenti alle api che a loro volta mettono in grave difficoltà i produttori di miele. È una catena perfino perversa alla quale si deve oggi e prevedibilmente si dovrà anche in futuro un disequilibrio molto grave del già non ideale bilanciamento che caratterizza la natura oggi e quindi l'ambiente e le sue risorse.
Puntata a tema, quella di In Piazza, che si è occupata di animali non autoctoni, limitandosi peraltro a quanto appena descritto perché di altro ci siamo già abbondantemente preoccupati nel passato anche più recente, a partire dagli abbandoni in aree pubbliche di animali esotici, per finire ai pesci siluro trapiantati un po' dovunque fino a compromettere l'esistenza dei pesci “indigeni”: vedi Lago di Fimon, giusto per fare un esempio.
Di cinghiali per la verità stanno parlando un po' tutti perché il vezzo di importarli senza il minimo scrupolo per le conseguenze possibili ed oggi ben visibili ha prodotto una nuova popolazione numerosa e pericolosa, per di più ibrida perché proviene in parte dalla specie appenninica e della Maremma, che ha certe caratteristiche peculiari, ma per altre fette non secondarie viene direttamente dalle razze dell'est europeo che sono molto più dotate fisicamente, sono molto più aggressive e si riproducono se possibile con maggiore frequenza rispetto alle razze italiane.
Il che risulta ampiamente provato e condiviso da altre situazioni anche molto vicine per territorio alla provincia di Vicenza: basterebbe la situazione dei Colli Euganei, ben descritta dalle statistiche e dalle dichiarazioni in conferenza stampa del direttivo del parco, per capire che si sta viaggiando verso una situazione di vera e propria emergenza alla quale si riesce a trovare una soluzione, se ancora è possibile, soltanto impiegando mezzi di emergenza, cioè rimedi drastici. Sugli Euganei la campagna aperta dal Parco ha prodotto l'abbattimento di 756 cinghiali in meno di dodici mesi, il che sta a testimoniare praticamente tutto: il livello dell'allarme e la quantità deducibile di animali selvatici presenti nei boschi di quel territorio e ancora in circolazione oltre che in condizione di riprodursi.
In questa provincia i cinghiali ci sono e sono numerosi, ma il vero campanello d'allarme è scattato nel momento in cui si sono presentati in vari gruppetti nella campagna di pianura di Altavilla, fuori dal bosco e vicino alle case, fino ad assaltare qualche orto rompendo le recinzioni e facendo danni che almeno per ora si limitano alle cose. Buon testimone proprio il sindaco di Altavilla, che ha vissuto un confronto diretto con i cinghiali restandone alquanto colpito.
Ma, come i cinghiali, anche le nutrie preoccupano moltissimo perché variano con violenza gli equilibri già non proprio ferrei degli argini e pongono altrettanti problemi quando si tratta di trovare una soluzione perché vivono in tane e si riproducono con almeno tre cucciolate per anno.
E poi le vespe cinesi. Un apicoltore, Piero Miola, ha raccontato un vero e proprio dramma in corso: i castagni vengono erosi dall'interno da queste vespe giunte probabilmente come larve mal seguito di qualche cargo commerciale, e ora non hanno più nutrimento, al punto che le api non vanno più fino ai boschi di castagni ma si limitano ai fiori. Dove peraltro nascono altri problemi causa gli insetticidi e gli antiparassitari irrorati sui campi pero difendere il mais.
Insomma, un pacchetto di temi e problemi che In Piazza ha proposto a Giancarlo Bonavigo presidente Federcaccia, a Claudio Catagini sindaco di Altavilla, a Claudio Meggiolaro comandante delle guardie della Provincia, all'apicoltore Piero Miola ed a Luigino Vascon assessore all'agricoltura della Provincia, ricavandone il dibattito che descriviamo.