Le vespe cinesi e le api
PIERO MIOLA «Se parto da lontano dico che quando l'uomo mette le mani sulla natura fa danni irreparabili e li fa prima di tutto a se stesso. Dopo il fungo del platano, partito dalla zona di Livorno addirittura nel primo dopoguerra, ecco le difficoltà dell'eucalipto, non autoctono ma in Italia ormai da tantissimi anni, colpito da un parassita arrivato negli anni duemila, ora problemi anche per il castagno e questa è una pianta di casa nostra da cui ricaviamo ottimo miele. Nell'anfiteatro naturale del Roccolo c'è un castagneto a non finire: quest'anno non s'è fatto miele di castagno, il cinipride del castagno chiamato vespa cinese ha provocato e sta provocando un danno enorme: è stato introdotto in Giappone, in Corea e in USA,poi è arrivato prima in Piemonte e quindi da noi. La lotta come ci conferma Veneto Agricoltura con l'Istituto Strambelli dovrebbe prevedere una quarantena, come faceva la Repubblica di Venezia. La quarantena è obbligata da un decreto ministeriale e sottolineata a livello europeo. Il problema però c'è lo stesso e qui da noi il danno è evidente: niente miele da castagno che normalmente è qualcosa come 70milioni di quintali in Italia, e niente miele di castagno vuol dire che gli alberi non danno più niente e le api sono costrette ad altre scelte per cui il ventaglio della produzione si riduce e non so come si potrà svilupparlo di nuovo. L'invasione è cominciata 12 anni fa con l'importazione di castagni dalla Cina che prometteva secondo l'ingordigia umana un risultato economico che invece non c'è stato. La soluzione? Allevare un antagonista naturale al parassita in questione. Per ora diciamo che su 180 alveari è stato prodotto miele millefiori, di castagno non c'era assolutamente niente, mai vista una cosa del genere perlomeno nei Colli Euganei dove ho molti impianti oltre che nel vicentino. La cosa è allarmante, evidentemente non c'è prospettiva in queste situazioni».
GIANCARLO BONAVIGO «Ho idea che si crei un controinquinamento che farà altro danno. È già successo...».
LUIGINO VASCON «Stiamo seguendo venti castagneti sperimentali da molti anni; ci sono due prodotti, le castagne e il miele che è il derivato del fiore. L'analisi di Miola è benevola, non maliziosa. Io sono malizioso. Al di là dell'importazione di piante che promettono cose che non mantengono e bypassano controlli che dovrebbero essere rigorosissimi, io ricordo a tutti la flavescenza dorata, quella che ha messo in ginocchio la vitivinicoltura. C'era qualcuno che doveva arginare la produzione di vino bianco in Italia. Ora c'è qualcosa di altrettanto grave e magari i grandi produttori di miele hanno fatto arrivare dei parassiti. Un parassita non si combatte con un altro parassita perché come dice Bonavigo si aggiunge danno al danno. Bisogna arginare quelle che oggi sono le libere importazioni, come il pellet radioattivo, la mozzarella strana, ora il miele radioattivo che arriva dall'est europeo: negli scaffali dei supermercati ci sono due o tre marchi, non di più. Come si frena e come si filtra questo fenomeno dei prodotti che entrano senza frontiera? Come si spaccia per prodotto locale un prodotto che ha avuto come unico intervento in piccola percentuale l'etichettatura che la rende nazionale. Abbiamo fatto su questo una battaglia anche sul cacao ad esempio. Se non c'è controllo serio e approfondito non c'è risultato e teniamo presente che qualsiasi rimedio si usa va inevitabilmente a pesare su tutto il sistema della catena alimentare e dell'equilibrio naturale tra territorio, flora e fauna».
nr. 17 anno XVII del 5 maggio 2012