NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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Bacchiglione: altra occasione che si sta perdendo?

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Bacchiglione: altra occasione che si sta perdendo?

Abbiamo visto una serie di considerazioni da cui si capisce che qualcosa si può fare; però il problema è capire come e impiegando che risorse, non solo, ma anche capendo a quale cultura ci si deve appoggiare, rendendoci conto che l’acqua è un punto di riferimento fondamentale per la nostra vita.

matteo quero (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)MATTEO QUERO- Le idee ci sono. Parto dal commisurarle con la realtà. Il fiume è complesso, non ha portata certa, ha peculiarità molto diverse dai grandi fiumi, quasi un fiume/torrente,l tutto sommato, perché tanto determinato dalle acque che gli portano i torrenti dal Timonchio all’Orolo, quantità mai uguali, sempre in variazione e spesso di forte pressione quando c’è una precipitazione rilevante. Quando il sindaco Variati fece quel giro che abbiamo visto abbozzai come assessore un progetto di festival dell’acqua, che in Italia non c’è anche se tutt9i viviamo di acqua oltre che essere fatti di acqua. Si fa un festival sull’acqua al lago di Como ma la cultura dell’acqua s’è persa. Pensare che tutto lo sviluppo del nord arriva dall’acqua, dalle turbine, all’energia, dal sistema tessile pedemontano eccetera. A me piaceva che si affrontasse tutto ill tema dell’acqua, prima anche dell’ultima alluvione perché parliamo del 2008. Un festival insito alla nostra vita e alla nostra cultura, ecco quello che volevo fidando in una partenza che avrebbe dato sviluppo a tutta una serie di ulteriori idee: la cultura dell’acqua è la nostra cultura, ecco il punto. Riprenderci questo tema in pieno, ricordarci la grande ricchezza che abbiamo, perché ad esempio il Centro idrico diretto da Altissimo gestisce il più grande nodo di vita del Veneto, dalla pedemontana a Rovigo con una fornitura giornaliera per oltre un milione e mezzo di persone. Perché parliamo di fiumi solo quando cui sono drammatici fatti? Difetto abituale. Il problema èl contemperare quello che possiamo fare a quello che abbiamo, come dice Xodo si naviga fin dove si può e dove non si può ovviamente no, dipende dal pescaggio, ma è chiaro che ci sono adattamenti possibili dappertutto. La cosa interessate è che bisogna riprendere in mano non solo la via d’acqua ma anche ciò che la costeggia. L’alluvione ha determinato la necessità di rifare e alzare gli argini, il primo p quello da Porta Santa Croce a viale Bacchiglione: lì c’è il via libera per quattro metri di spazio accanto al fiume per una pista ciclopedonale. È un risultato, una novità che mi è stata confermata. Quando si arriverà fino a viale Diaz verrà fatto altrettanto e ci sarà una continuità di spostamento in bici che sempre con qualche piccola interruzione permetterà di passare la città da nord a sud fino a Longara e verso il basso vicentino. Poi c’è anche il fatto che il fiume ti mostra la città da un versante diverso, l’idea delle chiatte, di metterle in determinati luoghi con punti musicali fissati proprio sull’acqua mi è sempre piaciuta e mi piace, sempre evitando che queste opere e strumenti diventino un pericolo in caso di piena. Siamo sempre di più nell’ambito di que4l discorso sulla cultura della quale dobbiamo riappropriarci. I ragazzi della GEI a San Biagio, Arnaldo Geremia al Livelon, tutti quelli che sulla storia della città hanno fissato dei momenti di cultura e di vita da ricordare vanno tenuti presenti e da lì si deve ripartire per riparlare di acqua non più solo nei momenti dell’alluvione e di cronaca, ma in tutti i momenti della vita della città. Il ruolo dell’amministrazione pubblica che io avevo inteso in quel momento del progetto dell’acqua è proprio questo, l’acqua è tua non è del Comune. E poi un altro particolare: 14 enti che gestiscono l’acqua, una marea di competenze e peculiarità che in caso di emergenza in una frazione di secondo non sono in grado di gestire gli interventi. Variati in questo è stato mostruosamente efficiente in occasione dell’alluvione: se avesse ceduto in quel momento ai meandri della burocrazia il risultato per la città sarebbe stato un vero disastro. Beati quelli che riescono a crearsi il parco, ente autonomo che diventa così autorevole da poter decidere quel che va fatto: dragare, pagare, fare gli argini, correrete ai ripari. Solo in autonomia si riesce a lavorare con questa efficienza. Esempio, per la case di espansione nella discussi0one sul piano di coordinamento ci siamo accorti che c’era solo la fotografia dello stato delle acqua: ci siamo impegnati e nei giorni successivi con due ordini del giorno abbiamo votato all’unanimità proprio le casse di espansione che oggi ci sono. La reazione è stata immediata.

lorenzo altissimo (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)LORENZO ALTISSIMO- Bisogna riconoscere al Comune di Vicenza quell’iniziativa delle vie d’acqua a cui ho partecipato e dove ho visto sul fiume e sui ponti migliaia di persone, con i racconti di Stefano Ferrio, gente che è arrivata da Padova o da Bassano, una occasione fantastica. Poi c’è stata l’alluvione con tutto quello che è successo dopo: si sono messe in moto iniziative e modelli per la previsione della piena, cose che offrono qualcosa di diverso rispetto al passato e che lasciano sperare una realtà diversa da prima. Bisogna andare avanti su questa strada. La fruibilità degli argini è un altro tema che per esempio per altri fiumi come il tesina non è un problema. Per il Bacchiglione bisogna lavorarci e ottenere proprio quieto risultati di cui ha parlato Quero.

 

nr. 18 anno XVII del 12 maggio 2012

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