Perchè dei fiumi di Vicenza si parla soltanto in cronaca?
ENRICO ROSSI- Dai tempi della piscina fatta costruire dal prof. Dall’Osso, faentino ma vicentino di adozione, sono passati tanti anni. Lui era commissario degli scout GEI e la piscina è stata inventata sotto San Biagio, centinaia di ragazzi che partecipavano, io in mezzo a loro. Tanti anni, pensate che bisognava essere bravi scout per entrare tra quelli che prendevano lezioni di nuoto. Si parla di fiumi solo per emergenza? È un po’ vero. L’inquinamento dei fiumi hanno prodotto una specie di sfiducia per cui ad esempio i genitori non volevano più che i ragazzi andassero sul fiume. Così sono spariti prima i due trampolini da tre e cinque metri, poi piano piano è sparita anche la piscina ed è rimasto l’imbarcadero con la baracca e la sede della GEI. Abbiamo continuato ad usare per qualche tempo la yole da quattro posti poi è andata in riparazione e non è più tornata. Di fatto il fiume di quando ho imparato a nuotare lasciava vedere il fondo e le alghe sul fondo, ora non si vede più niente…
GIORGIO XODO- La Lega Navale di Vicenza è nata 12 anni fa. L’ispirazione ci è venuta dal poter utilizzare le acque vicentine per attività remiere e di vela. Dopo aver visto Padova e Verona abbiamo pensato al Bacchiglione, ponte Pusterla, dalle parti proprio della base della GEI, ma non ci è stata concessa possibilità di utilizzare quel sito per questioni burocratiche. Così siamo andati a finire a Fimon che abbiamo provato per un paio di anni prima di farne la nostra sede di esercitazione. Il lago è perfetto per le correnti termiche che permettono grande variabilità di vento e quindi grandi possibilità di corsi di vela senza nessun pericolo e con a disposizione un bellissimo bacino. Abbiamo anche ripristinato la voga alla veneta e comprato una barca con l’apporto della Banca Popolare, una Mascheretta che abbiamo ancora. Dopo sono arrivate altre barche da parte dei soci e ora di barche da laguna per voga alla veneta ne abbiamo quattro, mentre per la voga tradizionale ne abbiamo a decine compresi i kayak. Per la scuola di vela siamo attrezzati sia per gli adulti che per i bambini che hanno a disposizione 14 Optimist tra cui quattro regalati dalla lega Navale di Milano tutti di legno e restaurati da noi. In mezzo a questi c’è anche la prima barchetta di Soldini, un reperto storico. Dopo di che è successo che il lago si è deteriorato, invaso dalle piante acquatiche, la cosiddetta millefoglie, che quest’anno per la prima volta ha invaso completamente il lago nella parte centrale e ci ha impedito di fare le regate, il nostro campionato che è arrivato alla sesta edizione. Siamo fermi, la Provincia che doveva eliminare le alghe non l’ha fatto, si è limitata a pulire una fascia nel lato ovest che è la zona riservata alla pesca. Abbiamo avuto anche discussioni perché secondo noi proprio la pesca intensiva della carpa sullo stesso versante del lago l’aggravio di pastura e mangimi per le acqua ha alimentato le alghe e prodotto quello che vediamo. A valle degli allevamenti di pesca si formano sempre tappeti erbosi, succede dappertutto, quindi non è una teoria quella che esponiamo sullo stato attuale del lago di Fimon.
Che cosa manca per pensare in altra chiave ai fiumi e qual è il quadro tecnico disponibile oggi?
LORENZO ALTISSIMO- Le acque che circolano nella nostra area da Novoledo alimentano il Bacchiglioncello che poi diventa Bacchiglione. È un fiume da un lato particolarmente originale perchè nasce da risorgive, unico dei due in Europa, e anche molto complesso: bagna due città capoluogo come Vicenza e Padova, è un fiume che ha una storia già precedente al suo stesso nome, con acque di monte e di pianura, quelle trasportate dai torrenti e quelle che dalla montagna si sono infiltrate e risorgono magari dopo anni, contrariamente a quelle degli affluenti che ci mettono o poche ore o pochi giorni a corrivare, come si dice. Da tutto questo nasce il Bacchiglione,. Perché è complesso? Perchè è difficile da governare, quando ci sono precipitazioni nelle Prealpi arrivano portate rilevanti e da 20 metri cubi secondo della normalità si passa a 600 metri cubi o come nell’ultima piena 800 metri cubi registrati ad esempio a Montegalda nell’ultima piena. Difficile da governare, com’plesso, ma come tutti i fiumi anche il Bacchiglione ha modellato e sviluppato la terra e la città per cui passa. Dei fiumi ci si ricorda quando c’è tanta o poca acqua. Oggi il Bacchiglione ha una diminuzione della portata media a causa dell’impoverimento del sistema che rifornisce le risorgive, la falda si è abbassata. Poi ci sono momenti di precipitazioni che danno punte di piena elevate, due negli ultimi 50 anni e una nel 2009. Quando l’acqua è bassa la portata media diventa così bassa che una centrale come quella di Colzè ha cambiato la turbina per adeguarsi al passaggio minore di acqua ricavando però la stessa energia. L’altro problema è la qualità: nel Bacchiglione si nuotava come diceva Enrico Rossi, oggi sicuramente no, perché si è scaricato tutto quello che una città tagliata a pezzi da quattro corsi d’acqua se ci mettiamo anche la Seriola peraltro sparita riesce a scaricare ed è quindi difficile trovare una strategia per recupero e intercettazione degli scarichi in modo da arrivare ad un ordine diverso di tutto l’equilibrio del sistema. Il Bacchiglione è al terzo grado della scala di merito della qualità, è definito sufficiente, ma dobbiamo anche ricordare che entro dicembre 2015 dobbiamo salire di uno scalino e arrivare al secondo grado che dice “buono”. Questa è la sfida.
VLADIMIRO RIVA- Il fatto è che i nostri fiumi non sono navigabili. Tra le pazzie che ogni tanto mi girano in testa: quando ho visto il don Giovanni di Losey ho pensato alla Rotonda e a come arrivarci in barca partendo dal teatro Olimpico sul Bacchiglione, Facile da dirsi o e difficile o quasi impossibile da realizzare. I giri sull’acqua che tu hai organizzato anni fa ci hanno spiegato che Vicenza è pronta ad andare sul fiume. Il problema è come. Siamo andati su un gommone da Lobbia alla baracca: la città si vede da una angolatura diversa, una città che di solito non vediamo. Ci siamo anche accorti che per una persona normale non è possibile navigare ad esempio a Ponte Posterla oppure al ponte della ferrovia dopo lo stadio: lì trovi opere in cemento armato che quando non c’è portata d’acqua ti bloccano com0letamente. Non si passa. Così abbiamo un Bacchiglione che non è navigabile a meno che non ci sia molta acqua. Poi c’è il Rettone che è un po’ più tranquillo, certo che centinaia di anni fa le vie d’acqua erano utilizzate eccome, a cominciare dal porto che era proprio sotto le Barche e del quale non tutti conoscono la storia. Debbo anche dire con un piccolo rimpianto che la Regione ha investito molte risorse ad esempio sulla via del Brenta, da Trento alla foce: non ho visto un operatore al di fuori di alcune cose di Veneto Marketing che offrisse questo prodotto nel suo pacchetto commerciale e promozionale. Eppure era una soluzione che poteva offrire soluzioni superiori rispetto alle nostre ma è andata a finire così. Come quel giro del sindaco Variati che abbiamo visto nel filmato abbiamo avuto anche l’idea di fare dei concerti sul fiume, su delle chiatte, con la gente affacciata ai ponti del centro. Esperienza riuscita anche questo a dimostrare che certe occasioni confermano la curiosità e l’interesse. Non ci sono abbastanza opportunità e occasioni sfruttate. Il fatto però che l’amministrazione abbia pensato qualcosa mi fa credere che ci sia un qualche futuro. Certo che i fiumi sono in altro modo ricordati per i disastri che provocano. Ma l’attenzione dell’amministrazione mi fa sperare bene.
GIORGIO XODO- Posso aggiungere che come lega Navale abbiamo percorso il Bacchiglione in senso inverso da Venezia fino a Ponte degli Angeli. La difficoltà maggiore è risalire il canale dello stadio perché c’è molta corrente e il fondale è basso per cui andrebbe dragato. Abbiamo visto però che dalla parte del Retrone dove c’è la confluenza e si va verso la chiesetta di Santa Caterina ”al porto” –e parliamo di piazza Matteotti- che risalendo da lì si potrebbe creare un canale almeno fino al ponte delle barche e con una gradinata si potrebbe creare un imbarcadero sui due lati per avere anche la parte che va verso ponte San Paolo oltre quella che verso sud. Cose che si possono fare e si navigherebbe fino a Debba, ma bisogna sistemare il fiume creando accessi adeguati. Anche l’ostello della gioventù ci ha mostrato interesse su questo punto perché i suoi ospiti chiedono del fiume e sono arrivati anche da noi a Fimon per vedere di fare qualche attività. Per dire che l’interesse c’è.