NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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La storia di Vicenza si legge nei fiumi

Antonio Di Lorenzo sceglie un modo originale per attraversare il passato della città, utilizza i corsi d’acqua come fossero una storia del tempo trasparente. Il giornalista-scrittore ha scritto il libro “La memoria delle acque vicentine”

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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La storia di Vicenza si legge nei fiumi

La storia di Vicenza si legge nei fiumi (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Se l'acqua col suo impetuoso passaggio un anno e mezzo fa lasciò segni profondi a Vicenza e nelle immediate periferie, può essere utile conservarne una qualche memoria, non tanto per rievocare i fantasmi del passato ma per comprenderne meglio la storia e il rapporto dell'elemento liquido con l'uomo, le cose e le usanze. Antonio Di Lorenzo, giornalista e scrittore vicentino, ha pubblicato di recente per l'editore trevigiano Terra Ferma "La memoria delle acque vicentine – Storie, personaggi, curiosità e misteri dei fiumi e torrenti lungo i secoli", un libro di un centinaio di pagine ricche di immagini di archivio e di mappe antiche, in gran parte fornite dalla Biblioteca Bertoliana, realizzato in collaborazione con l'ente municipalizzato Acque Vicentine che gestisce il servizio idrico integrato per Vicenza e altri trenta comuni della provincia, servendo 285.000 abitanti.

La storia di Vicenza si legge nei fiumi (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)La tesi del libro è che nella storia di una città sia scritta la sua identità e spesso il suo destino. «La storia di Vicenza - scrive Di Lorenzo - si legge nei suoi fiumi e torrenti in modo così limpido che i corsi d’acqua possono essere paragonati a una macchina del tempo trasparente. I vari episodi rappresentano gli anelli di una catena millenaria: svelano sorprese e non raccontano ancora tutti i segreti che custodiscono. Una scarna notizia in un testo di secoli fa apre uno spiraglio di curiosità: chi giocava a battaglia navale dal vivo a Vicenza? Se gli antichi romani, nell’arena, avevano inventato gli spettacoli dei gladiatori, a Vicenza c’era chi, in modo meno cruento, secoli dopo li imitava. Quando l’Astico formava il cosiddetto lago Pusterla, ampio da Vicenza a Povolaro, i nobili organizzavano perfino spettacoli di combattimenti navali. Perché mille anni fa era l’Astico che scorreva sotto ponte degli Angeli, non il Bacchiglione. Ma era un torrente, e le sue piene erano devastanti. La soluzione migliore la trovò la Serenissima Repubblica di Venezia, che cinque secoli fa deviò l’Astico a Montecchio Precalcino. Così il Bacchiglione prese il suo posto».

E poi cos'è accaduto negli ultimi cinque secoli? «Non siamo stati capaci di risolvere una volta per tutte il dramma inondazioni: in 130 anni quattro volte hanno colpito il Vicentino. Spesso a farne le spese maggiori è proprio il capoluogo. Fiumi famosi, quelli vicentini. Il Retrone era celebre nell’impero romano per le meravigliose anguille che si pescavano. Dal canto suo Dante cita il Bacchiglione nella sua Commedia. Quel fiume lo conosceva bene anche il suo ospite veronese, Cangrande della Scala: Vicenza era il teatro delle guerre con i padovani, che erano combattute anche deviando il corso del fiume per invadere il campo e l’esercito avversario».

L’acqua a Vicenza significava anche forza, quella che muoveva centinaia di mulini in città. Solo per la lavorazione della seta nel Cinquecento ce n’erano cento di attivi. «I vicentini a quel tempo, con i loro panni di seta, le stoffe colorate, le compagnie di mercanti, erano davvero i Renzo Rosso d’Europa. Ma l’acqua era anche fatica fino a pochi decenni fa: per le lavandaie, chine sulla riva a lavare, oppure per chi doveva andare a riempire i secchi alla fontana pubblica. Gli acquedotti e l’acqua corrente in casa non sono stati sempre scontati. Il fiume era anche divertimento: per i giovani, soprattutto, quando ancora si poteva fare il bagno in pieno centro. Le acque vicentine raccontano di personaggi storici, di vita economica, costume, perfino di religione. Sono quattro volte lo specchio di Vicenza. Dobbiamo imparare a rispettare di più l’acqua, di cui spesso consideriamo poco il valore perché è la nostra vita».

Ma i fiumi e i torrenti che nei secoli passati portavano cibo e merci da Venezia, trasmettevano anche cultura e idee. «Non tutti sanno che un tempo a Vicenza c'era un porto, situato prima alle Barche e poi in borgo Berga, dove si scaricava lo stoccafisso che arrivava dalle isole nordiche Lofoten ma anche quei libri che l’Inquisizione vietava e che la tollerante Serenissima pubblicava. I corsi d’acqua nel Vicentino, secondo un’ipotesi, sono stati il mezzo per diffondere anche la conoscenza della riforma di Lutero dal Nord Europa. Un’altra ipotesi riallaccia la nascita del protestantesimo nel Vicentino, più esattamente calvinista, ai rapporti commerciali tra Vicenza, ricca di produttori di panni, come la famiglia Leoni Montanari, e Lione, capitale riconosciuta in Europa del settore tessile, nonché città fortemente calvinista». Un altro curioso collegamento tra Vicenza e Lione è testimoniato, due secoli dopo, dal telaio tessile del francese Joseph Marie Jacquard, nato a Lione alla metà del XVIII secolo, strumento di lavoro che s’è presto diffuso nel Vicentino, specie a Schio, città che ha anche dedicato un bellissimo giardino all’inventore francese (e che tra l'altro, proprio in questo periodo è aperto ogni prima domenica del mese fino a ottobre dalle 15.30 alle 19, con visita guidata gratuita al giardino e al percorso di archeologia industriale alle 17, ndr).

Ponte Angeli (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Ponte_Angeli_2010 (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

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