NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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“Quello vicentino è un pubblico che si muove” di Elena de Dominicis; Stefani ripropone “Il martirio di una città” di Alessandro Scandale

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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“Quello vicentino è un pubblico che si muove” di E

“Quello vicentino è un pubblico che si muove” 

Il direttore artistico della Teatro di Schio Annalisa Carrara non parla di concorrenza tra i vari teatri vicentini,

ma di sinergia a tutto vantaggio della promozione del teatro. Confortanti i dati relativi alle presenze dei giovani



locandina schio (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Incontro con Annalisa Carrara, direttore artistico della Fondazione Teatro Civico di Schio, che ci ha fatto un consuntivo generale sulla stagione appena conclusa: molta attenzione al pubblico giovane, ma anche a quello più adulto, con la possibilità di suggerire gli spettacoli per la stagione successiva, scegliendo tra una proposta di circa 60 titoli. Info www.teatrocivicoschio.it

Come è andata la stagione? Avete avuto un incremento di spettatori.

annalisa carrara (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Annalisa Carrara: «Sì, il 10% in più: abbiamo aumentato la proposta perché abbiamo fatto anche Patricia Zanco, Patrizia Laquidara e Albanese fuori abbonamento. Abbiamo tutti i questionari degli spettatori che confortano: il voto alla stagione, la media è da 1 a 10, è 7.5. Pubblico prevalentemente di donne, come dovunque».

Questo per tutte le rassegne?

«In Schio Grande Teatro abbiamo un pubblico misto che proviene da tanti comuni, addirittura c’è gente da Venezia o dalla Riviera Berica, in tutto una cinquantina di comuni. C’è un pubblico che viene per vedere quello spettacolo, quel testo o il protagonista, rileviamo fiducia nella programmazione della Fondazione e abbiamo dei gruppi che vengono apposta o che amano un certo tipo di teatro, fanno l’abbonamento a 5 spettacoli anziché al completo e muovono la loro micro comunità. Quello è un pubblico colto, esigente. quando ti sposti su Teatro Veneto hai un innalzamento dell’età e un pubblico più tradizionale. Nelle famiglie si ripete il fenomeno di persone che vengono da altri comuni e Vicenza ha una grande programmazione per ragazzi, ma magari hanno un amico qui, quindi cambia la motivazione. Volare alto a scuola, la rassegna per la scuola, ha una caratteristica particolarissima: vengono in prevalenza le superiori».

Molti artisti dicono che i ragazzi vanno a teatro, ma altri sostengono che c’è il problema di creare un turnover generazionale nel pubblico. Questi ragazzi che vengono a vedere gli spettacoli a loro destinati, che tipo di feedback vi danno? Riuscite a intercettare i loro gusti?

«Intercettare i gusti è difficile perché sono variegati e se fai una domanda non ti rispondo all’istante. Creare dei momenti in cui si apra la comunicazione richiede tempi con le compagnie e con le scuole. Io credo che portarli a teatro a vedere delle cose non noiose e non pesanti, che possibilmente parlino di un mondo loro, è già un buon passo per indicargli che andare a teatro non è una noia mortale e che non ti ritrovi solo con persone d’età. Il lavoro sui giovani, da noi, avviene col laboratorio Campus Company: tanti di quei ragazzi, quando vanno all’università, si iscrivono a scuole di teatro, andrea pennacchi (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)tornano anche dopo a fare il laboratorio o a vedere la restituzione dei ragazzi, altri fanno le maschere, per cui si crea una specie di circolo virtuoso. Non che basti a rinnovare il pubblico, che è un tema difficilissimo da affrontare. Io credo che passi dalla scuola, ma non solo andare due volte all’anno a teatro: in Germania e negli altri paesi del Nord Europa lo studiano, il teatro. C’è una bella differenza. I ragazzi cercano qualcosa che li tocchi in profondità oppure si divertono con Albanese e Paolini, che non è affatto un teatro leggero. In Italia manca un lavoro sui giovani vero e reale e mi dispiace tanto: lo spettatore medio, serale, adulto ha tra i 50-60 anni, capisci che bisogno c’è. Se vuoi cambiare programmazione devi inserire dei pubblici, ma è un lavoro di funzione pubblica dove investi del denaro per far crescere una giovane generazione di spettatori. In parte lo facciamo: quest’anno abbiamo fatto “Eroi” di Pennacchi, sull’Iliade, e tutte le lezioni di Pennacchi immaginabili e possibili, perché li adorano, sia i docenti che i ragazzi, perché li conoscono. Per cui Galileo Galilei, uno in inglese su Shakespeare, poi 3 spettacoli dedicati alla prevenzione, uno per le terze medie per la prevenzione degli incidenti stradali. Uno, “Somari”, che è stato il più problematico nei confronti dell’utenza, spettacolo premiatissimo: finalista Premio Scenario, primo premio degli spettatori a Lugano e parla di un ragazzo che prende sotto sequestro una scuola a mano armata, però con toni leggeri e non molto drammatici. Il terzo è uno spettacolo bellissimo, di Filippo Tognazzo, che si chiama SAD, acronimo di “sopravvivere all’autodistruzione” e che si basa su 4 capitoli: alcolismo, abuso di sostanze ecc., ma che non ha nulla di paternalistico, è pieno di sorprese ed è costruito talmente bene che i ragazzi sono felici di avere informazioni franche e dirette che non pescano minimamente nel torbido e che affrontano i problemi, cosa che a loro manca tantissimo. Questa è stata la programmazione della mattina, per le superiori».

campus company v (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)

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