NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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“Quello vicentino è un pubblico che si muove”

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

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“Quello vicentino è un pubblico che si muove”

albanese (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Il problema è creare le nuove generazioni, ma penso che in questo momento lo sia altrettanto mettere in piedi uno spettacolo.

«Le grandi istituzioni hanno ancora dei bilanci agevoli, le piccolissime riescono in qualche modo a contenere la spesa, ma le medie compagnie e fondazioni stanno vivendo una crisi seria. Dall’anno scorso, a me sono arrivati 140 monologhi. Poi il pubblico ti dice: “basta monologhi”. Lo so e ne sono consapevole; però una compagnia di medio-alto livello, che ti mette insieme 6 attori e 5 tecnici, è molto costosa. Incide anche il prezzo della benzina per i camion che devono macinare chilometri, va a ripercuotersi sul costo dello spettacolo. Il teatro non si è fermato, però c’è molta più cautela nella produzione».

Giuseppe-Ayala (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Ma per un motivo di soldi o anche di mentalità?

«Tutto insieme, è proprio una tessitura: secondo me il sistema italiano ha dei grossi difetti e non favorisce. Da un lato ci sono gruppi come i Babilonia o agli Anagoor, che sono riusciti ad imporsi con un curriculum validissimo. È tanta la spinta di produzione di questi giovani, è come un sottobosco che sta crescendo e, ovviamente, o trovano loro gli strumenti e hanno un po’ di fortuna, altrimenti è molto difficile. Quindi devi fare l’investimento: vuol dire che il pubblico devi formarlo. Questo è un po’ il dato stridente: si vorrebbe dare spazio a giovanissime formazioni e nuovi linguaggi però da un lato è difficile formare il pubblico per questi linguaggi, dall’altro le risorse sono ormai limitatissime e fanno in modo che tu continui a delimitare l’area di intervento perché i soldi sono sempre meno».

In tutta la provincia c’è moltissima offerta, si potrebbe pensare che ci si fa concorrenza e invece si crea circuito: immagino che con le doppie o triple repliche una sera uno vada a vedersi uno spettacolo e la successiva un altro.

«Questo accade! Noi abbiamo dei dati in cui si vede che la gente che viene da noi va anche a Thiene o al Comunale di Vicenza. Il pubblico vicentino è un pubblico che si muove».

Avete pensato di ospitare artisti o spettacoli stranieri, magari anche in un’altra lingua, che magari all’estero hanno riscosso particolare successo?

«No, perché ci vuole un pubblico disponibile. Io ho visto Nekrorius in pomeridiana a Trento, eccezionale, “Amleto”. Fantastico. Geniale. Infatti vedremo all’Olimpico: grande scelta, internazionalizza la città, avere in città un artista del genere con un laboratorio attivato per i giovani talenti, ne sono felicissima».

patrizia laquidara (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)La musica?

«Noi Patrizia Laquidara l’abbiamo fatta insieme con Schiolife: loro fanno la musica rock e progressive, la classica la fa l’Accademia Musicale».

vieni a teatro con mamma (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Schio Teatro Veneto: l’anno scorso avete avuto “Imprenditori”, pièce nuova di teatro popolare moderno: generalmente si pensa che il teatro popolare sia un teatro d’ambientazione un po’ più all’antica e contadina invece questa pièce ha dimostrato che si può fare teatro popolare senza fare cabaret, toccando temi di assoluta attualità e facendo anche ridere. È una strada che si sta aprendo oppure è un esperimento isolato? Non ci sono forme di nuova drammaturgia popolare, al di là del cabaret che comunque ha dei tempi scenici diversi?

«Pochissimo. Di nuovo ci sono queste giovani compagnie, si trovano dei tentativi. Fare della buona drammaturgia è difficile. Il teatro ragazzi è fatto dalle compagnie e c’è un enorme patrimonio e vedi sia la forza che il limite: per tanti anni si è parlato della necessità di coinvolgere le “grandi penne”, quando ci sono nasce il problema produttivo».

La prospettiva per l’anno prossimo?

«Stiamo stabilendo la stagione degli spettatori, abbiamo 56 proposte selezionate con scheda: gli spettatori votano la loro stagione cioè i 10 titoli che vorrebbero vedere. Tendenzialmente noi prendiamo i 5 tra i primi 10, l’abbiamo sempre fatto. Già da questi questionari capisci che preferiscono una stagione mista, come è sempre stato. Continueremo a proporre stagioni che abbiano un senso, che incontrino il pubblico, ma per me è fondamentale non tralasciare la programmazione per le famiglie, i bambini e i laboratori per i giovani, perché la programmazione che coinvolge in un rapporto lo spettatore e in un disegno le giovani generazioni, fa crescere le città».

 

nr. 20 anno XVII del 26 maggio 2012

scarpa e kuntz (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)

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