Vi ricordate il film Twister? Era il 1995 e la spettacolare pellicola americana raccontava la storia di una scienziata che voleva mettere all'interno di un tornado (in inglese twister) uno speciale strumento per ricavare informazioni e costruire un piano di emergenza al verificarsi di fenomeni violenti. Ebbene, anche Vicenza ha i suoi... cacciatori, se non di tornado, almeno di eventi meteorologici. Si chiamano Moreno De Munari e Marco Rabito, il primo autore del libro "Meteorologia del Vicentino - Trent’anni di osservazioni 1981-2010 - Aneddoti, Racconti, Curiosità, Statistiche" (Editrice La Serenissima - Vicenza), il secondo suo fido consulente e amico.
Come sottolinea l’editore vicentino Alberto Brazzale, il volume è una sorta di diario in cui l’autore pesca nei ricordi e tra i quaderni delle elementari, i temporali dell’infanzia e l’attesa della neve in inverno. La passione della meteorologia nasce ascoltando Edmondo Bernacca e il Colonnello Baroni, che nella trasmissione serale Che tempo fa divulgarono a milioni di italiani le fondamenta della meteorologia. La vita in campagna, l’osservazione dei fenomeni atmosferici, l’Atlante geografico De Agostini, le note sui calendari sino al barometro digitale e internet, è questa la strada che ha portato l'autore all’osservazione empirica degli eventi. Le escursioni in montagna o le partite a pallone sono pretesti per raccontare il tempo nelle sue varie sfaccettature. Nella parte centrale i lettori possono trovare la descrizione di tutti i mesi dell’anno a partire dal 1980 e sino a marzo 2012. La parte finale include una vera e propria analisi statistica delle temperature del trentennio, con i record per la città di Vicenza. Completano il lavoro l’analisi della piovosità annua, l’elenco dei periodi siccitosi e addirittura l’elenco delle scosse sismiche avvertite nel Vicentino. L’anno 2010, quello del’alluvione, è stato scritto in tempo reale.
«Questo intenso lavoro durato quasi due anni - racconta De Munari - si è avvalso della competenza, dei dati e del consulto continuo di Marco Rabito, esperto di meteorologia, cacciatore di tornado e autore di un bel libro, Tornado Alley, dove letteratura, poesia e scienza si mescolano. È forse questa comune sensibilità che ha portato alla riuscita della serata del 18 maggio scorso, quando abbiamo presentato il libro a Villa Caldogno, appassionando e coinvolgendo i presenti. In autunno è prevista una serata meteorologica alla Biblioteca di Monticello Conte Otto, paese originario di entrambi, mentre il prossimo 21 giugno saremo ospiti a Rettorgole, al locale Delicatezze. Il punto forte di queste serate è la visione di foto e video di trombe d’aria e tornado, delle immagini dal satellite o delle carte geotermiche europee, spiegate con linguaggio semplice e adatto a tutti. Infatti il 21 giugno la serata si chiamerà Che tempo farà: guardando il cielo con gli occhi e il satellite».
Nel corso degli ultimi trent'anni il territorio vicentino è stato scosso da ondate di gelo e neve, periodi di siccità ed eventi sismici. Tra racconto, scienza e memoria storica, dopo un'analisi meteorologica degli anni '50, '60 e '70, l'autore passa alla descrizione mese per mese del trentennio successivo. Tra gli eventi più salienti si riconoscono la grande nevicata del 1985 e l'alluvione del 1 novembre 2010, a cui sono dedicati due capitoli a parte. A concludere l'opera, poi, un'analisi statistica di ogni mese che compone il periodo 1981-2010, con una serie di primati per il vicentino. Ad arricchire il testo ci sono una trentina di immagini, alcune scattate dall'autore stesso.
Moreno, com'è nata la tua passione per il meteo?
«Le origini vanno ricercate nell’infanzia. La vita in campagna insegna ad osservare. Nei quaderni delle elementari ho trovato descrizioni sui temporali del Garda, nei diari di scuola appunti su nevicate e forti piogge. Di notte, in estate, mi alzavo sempre per vedere i temporali, mentre finiti i compiti di scuola leggevo l’atlante Geografico De Agostini. All’osservazione aggiungevo la curiosità di conoscere il perché degli avvenimenti importanti, mentre crescendo mi dilettavo nell’analisi statistica, facilitato da quello che usavo fare con il calcio... leggevo almanacchi, conservavo le classifiche e stilavo statistiche. Ora con Internet è una vera pacchia: si possono vedere le carte geotermiche degli inverni più freddi, come il febbraio 1956 o i mesi di gennaio 1963, 1979 e 1985».
Raccontaci di come hai tenuto un diario giorno per giorno... e dell'incontro con Luca Mercalli.
«Una volta iniziato a segnare il tempo nei calendari - era il primo gennaio del 1981 - ho pensato che dovessero passare alcuni anni per elaborare statistiche, così giunse il 1990 e poi il 2000. Ma a quel punto ho acquistato il barometro digitale per capirne di più e ho prolungato l’osservazione sino al 2010. Poi mi è venuta voglia di farne un volume, ma consultabile da tutti, esperti e non, arricchito da racconti e foto, una specie di viaggio nel tempo. Quando Luca Mercalli, nell’aprile 2011, è venuto a Caldogno come ospite ad una rassegna sulla scienza, disse che a 14 anni iniziò a segnare il tempo a mano nei calendari. Aspettai la fine della serata per presentarmi: Ecco - gli dissi - io sono la seconda persona del 1966 che ha fatto lo stesso lavoro…. Mercalli ha infatti scritto un libro sul clima di Torino, io su quello di Vicenza».