La battuta "non ci sono più le mezze stagioni..." forse non è più solo una battuta. Il tempo sta davvero cambiando?
«I dati disponibili per Vicenza, a partire dal 1951, ci dicono che alcuni luoghi comuni sono falsi: marzo non è mai stato un mese caldo come si favoleggia, maggio e giugno sono il terzo e secondo mese più piovosi dell’anno, dopo ottobre, novembre non è un mese freddo, era caldo negli anni sessanta e ancor di più negli anni duemila. Si dice che è scomparsa la primavera, mentre guardando la piovosità, le nebbie e l’incremento termico, si può dire che è scomparso l’autunno, ormai un prolungamento dell’estate. Tra i cambiamenti c'è l’aumento delle nevicate tardive, sempre più frequenti, mentre non nevica più a dicembre e poco anche a gennaio; l’aumento di ventilazione; le onde di calore di matrice africana; la diminuzione dei temporali in primavera e l’aumento di quelli autunnali, anche con grandine. Infine non c’è più una curva a campana delle temperature da gennaio a dicembre, ma uno zig-zag di alti e bassi. L’unica certezza è l’imprevedibilità delle stagioni: basta confrontare i mesi di aprile-maggio 2011 con quelli di quest’anno, oppure il trimestre estivo del 2004, di 4.5 gradi più freddo del 2003».
Tu sostieni che la gente tende a dimenticare facilmente gli eventi meteo, anche quelli più intensi.
«La memoria gioca brutti scherzi. Alcuni esempi? Se io dico 1985, tutti rispondono il freddo di gennaio. Nessuno ricorda che fu l’anno più siccitoso del trentennio e l’autunno più caldo del Novecento. Il febbraio 1991, con cinque nevicate in una settimana o il gennaio 1979, il secondo più freddo, nessuno li ricorda. Come la siccità dell’anno 1997. Semplicemente perché non sono eventi collegati a danni clamorosi, come avvenne per la nevicata del 1985 o la siccità dell’estate 2003. Ma anche in quest’ultimo caso molti credono di ricordare una primavera e un autunno caldi, mentre fu esattamente l’opposto. Ma è normale: quello che non interessa si dimentica. Ora sentiamo dire che un maggio così non c’è mai stato, invece il 1984, 1991, 1995, 2002 e 2008 furono molto più piovosi».
Raccontaci un paio di aneddoti curiosi che hai vissuto durante le tue ricerche per la stesura del libro.
«A fine estate del 2010 sono andato a intervistare il papà di Marco Rabito, per il suo trascorso calcistico nella Palladiana e nel Vigardolo, due squadre di Monticello Conte Otto, delle quali ho scritto la storia - il libro uscirà a maggio del 2013 - . Marco aveva il computer acceso sulla visione del satellite e intervistai lui... Senza quell’incontro fortuito non sarebbe potuto nascere questo libro così com’è. L’altro incontro fortunato è stato con il signor Antonio Comberlato, classe 1920 e una memoria d’acciaio. Che fortuna sentire descrivere gli avvenimenti del Novecento da chi li ha vissuti. Chi si ricorda delle rovinose grandinate dell’immediato dopoguerra o del gelo del maggio 1957?».
Tu sei un grande tifoso del Vicenza..., ma calcio e meteo possono convivere? In che senso?
«Nel libro Lanerossi Vicenza descrivo le emozioni del gioco del pallone attraverso il tempo di quelle domeniche, ricordando una giornata afosa rattristata da un rigore sbagliato, o una pioggia battente di un felice 4 a 1 sull’Avellino, ma anche il profumo dell’erba o del fieno. Nei calendari infatti ci sono le note di avvenimenti importanti, come una promozione in serie A o in B, una vittoria con la Juventus o quella in Coppa Italia, segnalate con la bandiera biancorossa e un cuore in mezzo. Conosco a memoria tutti i risultati del Vicenza a partire dal campionato 1974/75, ma pure il tempo che ha fatto in ogni partita. Nel volume ho voluto inserire anche due foto dello stadio Menti, perché la storia del meteo è legata anche a quella della squadra di calcio della città, e viceversa. Non è commovente ricordare un Marzotto Valdagno – Lanerossi Vicenza del 6 marzo 1955 rinviata per 40 cm di neve?».
A Marco Rabito chiediamo invece se nella nostra provincia dobbiamo aspettarci fenomeni intensi.
«Anche il Vicentino è esposto a eventi meteo di forte intensità e in grado di provocare danni. Spesso alla popolazione sfugge il fatto che seppure con una certa rarità anche veri e propri tornado (sinonimo di tromba d'aria) prendono forma da particolari temporali molto violenti, provocando danni talvolta ingenti anche sul nostro territorio. Un esempio che posso citare è il tornado che colpì Levà di Montecchio Precalcino nell'agosto del 2004. Senza scomodare i tornado è opportuno tenere presente che ogni temporale presenta insidie e potenzialità di danni e disagi: dai fulmini alla grandine, alle forti raffiche di vento fino alla pioggia abbondante in brevi lassi temporali».
Moreno de Munari, vicentino classe 1966, è infermiere di professione. Nel suo primo libro "Noi Infermieri" descrive la faticosa quotidianità della categoria a cui appartiene. Le sue opere sono sempre un misto tra memoria ed entusiasmo. Grande tifoso del Vicenza e appassionato di statistiche del pallone è conosciuto nel territorio per il libro "Lanerossi Vicenza. Il racconto che ogni tifoso biancorosso vorrebbe" in cui approfondisce alcune figure di rilievo del passato biancorosso e racconta episodi relativi soprattutto alle trasferte. Di calcio trattano anche "Memorabile quel campionato" del 2008 e "Quattro anni con Mister Silvano" del 2009.
nr. 22 anno XVII del 9 giugno 2012