NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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L'ospedale che vuole essere più umano

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L'ospedale che vuole essere più umano

Torniamo all'argomento centrale: tempi di realizzazione, costi, ma anche qualche momento di malcontento che sta serpeggiando specialmente ad Arzignano dove la Fondazione ha preparato un documento nel quale esprime un parere negativo rispetto a questa soluzione ricordando il grande impegno profuso per dotare l'ospedale di macchinari e tecnologia avanzata.

RENZO ALESSI- L'area non è soggetta a espropri perché è di proprietà ulss, il costo sarà attorno a 90milioni, il che risolve un problema di costi non indifferente. Siamo ora in attesa del parere vincolante e obbligatorio della Regione per partire: da quel momento, da quando la giunta approverà dovranno passare 54/55 mesi; ovviamente la temporizzazione dipende anche da come l'opera verrà successivamente finanziata. A disposizione di sono i 50milioni di euro derivanti dall'impegno dello Stato verso la Regione; il resto va coperto e vedremo come, la competenza è della Regione.

STEFANO FRACASSO- Stiamo parlando di un costo non esagerato e comunque attenuato dalla scelta di non costruire ex novo in un'area che avrebbe richiesto opere di urbanizzazione e vari adempimenti come espropri ed altro. So da colloqui di questo periodo con i dirigenti regionali ci sarà da parte loro e della commissione una valutazione molto attenta. Ci sono esperienze negative in termini finanziari, tipo il progetto finanziario di Santorso che determina difficoltà di bilancio per quella ulss. Attenzione dunque sulla sostenibilità finanziaria della proposta e prima di tutto dobbiamo attendere proprio questo passaggio sia sui parametri edilizi che su quelli finanziari. Non ci sarà delibera senza l'esame vincolante della commissione tecnica. Sulla questione della Fondazione io dico che aspettiamo il documento e poi vedremo come commentare.

L'ospedale che vuole essere più umano (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)RENATO ADAMI- Dipende anche dal fatto che c'è stata forse troppa rapidità nel decidere anche se è chiaro che il meccanismo è quello. La Fondazione ha dato moltissimo all'ospedale di Arzignano e naturalmente qualcuno si chiede perché si debbano spendere soldi per un altro ospedale nuovo. Cosa verrà fuori da questo annuncio di disagio lo vedremo.

Due parole sulla dimensione: il prof. Veronesi mette in guardia sulla creazione di grandi ospedali che snaturano il rapporto con la gente e le famiglie: in questo caso come si colloca il nuovo ospedale e quale possibilità ha di farsi davvero ospedale-umano, a misura di un nuovo rapporto civile con la gente. Questi 250 posti letto che cosa rappresentano nella logica dell'equilibrio che ci deve essere tra domanda di servizio e risposta da parte dell'autorità sanitaria.

RENZO ALESSI- La tesi del prof. Veronesi è fondata sulla questione spiccatamente clinica e naturalmente va contemperato sulle risorse. Debbo dire che questo ospedale non ò essere considerato grande, anzi di piccola o media dimensione che ha un numero di letti secondo me proporzionati congruamente alle esigenze del territorio. Nel nostro progetto c'è l'intenzione di fare un'opera che renda l'ospedale una parte del suo stesso territorio, non una cattedrale nel deserto, isolata, ma qualcosa che ha radici e rapporto diretto con il territorio sia come parte architettonica che come servizio, che sia vicino ai Comuni; la sanità è una componente della vita e deve essere proporzionata, rispondere a delle richieste precise, sollecitare ad esempio alcune scelte precise sul piano organizzativo, come adeguare certi orari, quelli dei pasti ad esempio, alle abitudini delle persone in modo che il distacco dalla vita di famiglia non sia così netto, ad aggravare ancora di più le differenze anche psicologiche già coinvolte.

STEFANO FRACASSO- Sulla dimensione faccio sempre questo paragone: Santorso è nuovo ed ha 400 posti letto,, questo ne ha 250 ed è poco più della metà. A differenza di Santorso noi nell'ulss 5 non prevediamo un unico ospedale ma appunto ce n'è uno a Valdagno, c'è questo nuovo per acuti e c'è un presidio sanitario a Lonigo. Non si risponde cioè alle necessità di quasi 200mila abitanti. Siamo nell'ambito di una dimensione medio piccola con la cura che ci sarà nel giocare su organizzazione e qualità dei professionisti. Potrebbe essere una gran bella occasione per realizzare un ospedale a misura umana, dentro una relazione di cura non solo qualificata dal punto di vista scientifico ma anche attenta ad altre cose a partire dalla umanizzazione della cura di cui oggi si parla molto e a ragione. Il rischio del grande ospedale è la spersonalizzazione totale di chi entra per necessità di cura. Se penso ad altissime specialità lo posso anche capire ed ammettere che manchi il tempo per una rifinitura, diciamo così psicologica, del processo, ma dopo il tempo strettamente necessario del dopo intervento occorre tornare in un ospedale di rete dove c'è la cura ma anche l'accompagnamento dell'assistenza, quella umanizzazione che ritengo sia indispensabile per la vera buona salute delle persone.

RENATO ADAMI- Sono d'accordo. Negli ospedali per acuti la permanenza è estremamente breve, dopo di che c'è il territorio, cioè tutto quel che succede quando il paziente esce dall'ospedale e deve trovare assistenza domiciliare integrata, unità di riabilitazione, assistenza, tutto ciò che è la scommessa della sanità di questo secolo.

STEFANO FRACASSO- Sì è il momento successivo al ricovero che poi qualifica l'organizzazione sanitaria ed è davvero la scommessa del secolo, è da qui che si parte per trovare le soluzioni successive al ricovero e agli interventi, badando bene a non far pesare invece questo periodo cruciale di ripresa e riassetto della vita personale sulle spalle della famiglia che si trova spesso a gestire situazioni di riabilitazione che non è in grado di sopportare. Tutta le rete dei servizi di risposta a queste dimissioni protette dall'ospedale questa rete deve essere incrementata e arrivare diffusamente a tutti coloro che ne hanno necessità.

 

nr. 26 anno XVII del 7 luglio 2012

L'ospedale che vuole essere più umano (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)

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