NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Così scriveva D’Annunzio

Gabriella Salini ha voluto “rileggere” analizzando il suo tratto grafologico. Ne esce un libro scorrevole appassionante che porta il lettore a scoprire la psiche e il pensiero più segreto del poeta

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Così scriveva D’Annunzio

Così scriveva D’Annunzio (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)C'era il pubblico delle grandi occasioni qualche sera fa al Galla Caffè di Vicenza per la presentazione del libro di Gabriella Salini "La scrittura del poeta" (ABEditore Milano), inedita rivisitazione grafologica sulle opere e la vita del grande poeta Gabriele D'annunzio. Frutto di uno studio condotto su materiali originali e spesso inediti provenienti dagli archivi del Vittoriale e dal fondo Buccellati, il volume contiene le importanti prefazioni di Giordano Bruno Guerri e Claudia Buccellati e una postfazione di Giovanna Scarsi e ricostruisce, analizzando gli scritti autografi di D'Annunzio dall'adolescenza fino agli ultimi giorni di vita, i tratti di una personalità geniale e controversa. L'indagine grafologica pone in una luce diversa l'immagine che molti di noi conservano del Vate come profeta del "viver inimitabile", un'immagine scolastica in parte vera ma che non si addentra pienamente nel mistero della labirintica psicologia del poeta abruzzese. Visto il tenore degli argomenti trattati dalla Salini, i lettori potrebbero aspettarsi un pedante saggio di critica, al contrario l'approccio della materia è quanto mai narrativo e la lettura procede veloce e appassionante come un romanzo giallo.

Infatti ha quasi un sapore d'avventura la genesi di quest'opera. La forte emozione di scoprire un parallelismo tra l’eccellenza simbolica degli arredi e quella svelata dalla sua scrittura, provata nel 2001 durante una visita al Vittoriale, coinvolse l'autrice a tal punto da studiare i manoscritti autografi negli archivi. Poi l’incontro con Claudia Buccellati la indusse a riprendere gli studi abbandonati da molti anni. Nella preziosa collezione di missive e telegrammi tra d’Annunzio e il suo gioielliere Mario Buccellati, amorevolmente custodita da Lorenzo e Claudia, Gabriella Salini ha scoperto una straordinaria intesa e sensibilità artistica. Lo spirito investigativo di Claudia Buccellati, quando ebbe la bozza del lavoro della Salini, colse in essa l’aspetto intrigante dell’indagine grafologica, dove la scrittrice-grafologa aveva fuso abilmente l’intuizione, il talento e la capacità di catturare il lettore introducendolo e accompagnandolo nei meandri della psiche e del pensiero più segreto di D’Annunzio.

In questo particolare approccio alla narrazione sta forse la marcia in più del libro, capace di aggiungere al rigore scientifico un elemento di partecipazione emotiva quasi sempre assente nei volumi specialistici. E infatti il libro si apre proprio con un'immagine soggettiva, in cui la Salini si trova in visita al Vittoriale e racconta: "mentre la narrazione accurata della guida mi riportava al D'Annunzio dei libri di scuola, troppo enfatico per coinvolgere l'adolescente di allora, l'assonanza tra il simbolismo degli arredi che mi circondavano e la sua scrittura ha fatto incontrare la grafologa d'oggi con un uomo dalle molte maschere, famose quanto discusse e discutibili, ma da un solo volto. Un volto da osservare rispettosamente nell'ombra e con il cuore, perché espressione intensa di sofferto pudore, nei confronti della sua unica inquieta e dolorosa realtà, il tormentato conflitto tra consapevolezza e rifiuto d'essere uomo comune nel destino di decadimento e di morte". Il volume era stato presentato il 21 giugno scorso anche nello splendido Salone Radetzky di Palazzo Cusani a Milano, introdotto dalla stessa Claudia Buccellati.

Così scriveva D’Annunzio (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Gabriella, ci racconti la nascita del suo libro: perché proprio D'Annunzio?

«È nato inconsciamente molti anni fa dall’emozione di cogliere nella genialità simbolica degli arredi del Vittoriale l’intima inquietudine e la geniale quanto sofferta ribellione al destino comune a tutti gli uomini. Impossibile resistere di fronte alla scoperta negli arredi della stessa eccellenza comunicatrice che il suo stile unico e senza tempo di scrittura mi aveva svelato. È stato così che per pura passione grafologica e senza alcuna velleità di scrittrice, ho trascorso giornate intere negli archivi del Vittoriale. Sono stati i manoscritti di Gabriele adolescente che mi hanno coinvolto intimamente. È stato un incontro insospettabile con il suo volto senza le tante maschere da lui sapientemente indossate».

firma (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Chi era davvero Gabriele D'annunzio secondo il parere di una grafologa?

«Un esempio di eccellenza della sensibilità per il simbolismo e della comunicazione. La genialità precoce e molto sofferta che ha sfidato e vinto il destino comune a tutti gli uomini. Gabriele D’Annunzio non appartiene ad un’epoca è stato, è, sarà sempre contemporaneo, come lo stile personalissimo della sua scrittura».

Quali sono i segreti del Vate che, leggendo il libro, possiamo scoprire e che prima non conoscevamo?

«Beh... non mi chieda di tradire la scrittrice svelando i suoi segreti! Claudia Buccellati nella sua acuta prefazione così ha concluso: certo è che, dopo la lettura, non si può non sentirsi spettatori (partecipi) della scena in cui il Poeta, l’immaginifico, colui che aveva come motto principe il Memento Audere Semper, decide di accogliere la signora in Nero che da sempre, sin dalla fanciullezza, gli è stata nella mente e nel cuore, forse la più importante tra le presenze femminili della sua vita, così bene evidenziate e studiate dall’autrice».

Com'è nata in lei la passione per la grafologia?

«Essendo cresciuta tra biberon e libri di grafologia, perché mia madre era una psicografologa, fin da piccola mi ha molto incuriosita ed affascinata lo studio della scrittura. Da adulta, ho imparato a conoscerla seguendo un corso di quattro anni di studi di grafologia a base psicologica ed un anno di specializzazione in perizie legali, ma soprattutto a rispettarla esercitando la professione di grafologa in molti campi. Uso il termine rispettarla perché la lunga esperienza di referti sulla personalità, mi ha fatto capire che essa consente di comprendere veramente la personalità di un individuo, anche negli aspetti più nascosti ed intimi. Il grafologo deve saper mantenere un costante autocontrollo e vigile riguardo nei confronti delle scritture in genere, perché trovare una porta aperta, o saperla aprire, non autorizza ad entrare nella casa altrui, senza chiedere permesso. Rispettarla significa, anche, non farne uno strumento di giudizio – sentenza».

Così scriveva D’Annunzio (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)

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