NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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La coperta corta degli interventi sociali

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La coperta corta degli interventi sociali

Torniamo alla questione del piano sociosanitario della Regione e vediamo di capire perché ad esempio Poli è convinto che si tratti di una specie di incompiuta che oltre tutto ha l’aggravante di non specificare niente…

La coperta corta degli interventi sociali (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)GIUSEPPE DANIELI- Quello che dice Cagnes è vero, i Comuni sono chiamati a partecipare alla spesa sociale e giustamente lo prevedono in bilancio; c’è una certa sensibilità, debbo dire, perché un certo apporto esiste sempre e c’è da sempre. Ci pensano i Comuni, gli ordini religiosi, le parrocchie i volontari molto meno lo Stato. Quel che è grave è che si chieda la partecipazione delle famiglie, sia pure attraverso procedure diverse. È il momento estremamente difficile, dare questo peso alla gente vuol dire non aver riguardo per chi sta male. Prima dicevo della scarsa sensibilità verso chi soffre, ebbene, l’effetto prodotto è questo, di chiedere altro ancora alle famiglie, anche se previsto dalla legge. Bisognerebbe pensare a che cosa significa il disagio di una disabilità in famiglia e solo così si risponderebbe alla domanda di umanità che la famiglia esprime anche se è sempre sensibile e disponibile a fare con amore e dedizione. Invece mi pare che alla fine sia tutto il contrario e che si pesa su una situazione già sovraesposta rispetto alla tenuta nervosa.

La coperta corta degli interventi sociali (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)VANNI POLI- Parlo delle situazioni che si sarebbero potute in qualche maniera impostare anche attraverso il piano. Sta accadendo che al di là delle dichiarazioni di tutti le famiglie sono arrabbiate, non solo deluse. Non è possibile che ci siano fenomeni strani come il fatto che chi ha esportato illecitamente all’estero faccia rientrare il denaro con una penalizzazione assolutamente ridicola, 5 per cento contro quella del Regno Unito che è del 30 per cento. Monti segue Berlusconi azzerando il fondo per la non autosufficienza, da 900 milioni a zero. Tanto non contiamo niente, non facciamo massa critica e nemmeno voti o bunga bunga. Non contiamo. Le famiglie sono arrabbiate e credo non solo quelle interessate alla disabilità, ma anche le altre, basti vedere il problema dell’evasione fiscale. Se le famiglie si arrabbiano è una società che ribolle, credo che dobbiamo stare molto attenti a tutti i livelli. Vuol dire che l’instabilità accentuata dall’aggiunta di altri emarginati e altri poveri a quelli che già ci sono potrebbe anche far ricordare i forconi del 1789 a Parigi. L’abbiamo detto anche a Venezia, dove si è promesso che torneremo con i forconi, Una metafora, sì, però… L’occasione poteva essere questa del piano socio sanitario regionale, ma come ho già detto si tratta di un documento svuotato di qualsiasi significato che non siano le parole generiche e spesso retoriche con cui si indica quella che dovrà essere la organizzazione generale del settore non specificando assolutamente nulla delle responsabilità di chi, dell’0intervento di chi e come, delle risorse da impegnare. Ecco, se devo identificare una situazione di disagio molto forte in questo momento applico il concetto proprio a questo piano atteso dal Veneto per 18 anni e nato in questo modo, monco, impreciso, forse volutamente vago nella sua descrizione della realtà. Poiché non penso che gli amministratori regionali siano degli sprovveduto devo concludere che ci troviamo di fronte ad un documento fatto in questo modo per permettere poi a suo tempo al politico di turno d infilarci dentro quel che gli pare e come gli pare perché dentro le linee generali indicate ci si può davvero infilare qualsiasi cosa. Se poi parliamo di prevenzione si tratta do prendere atto che questo piano si è preoccupato di non dire e prevedere niente. Prevenzione per cosa, ci si domanderebbe, ma nessuno se lo chiede perlomeno in questo caso e la prevenzione che annulla i rischi o li riduce al minimo rimarrà un capitolo non applicato, non scritto prima che non applicato. Infine il concetto dello scambio che dovrebbe esserci quando si parla di assistenza sociale, il contratto che dice ti dò questo e tu puoi aspettarti questo. Ma significa impegnarsi e decidere e significa con noi dirci che se vogliamo qualcosa in più che lo dobbiamo pagare. Qui ci sono problemi anche di carattere giuridico ed è solo la Regione, non i Comuni, a potersene occupare. La situazione difficile in cui viviamo per la crisi si somma all’ignoranza del sistema rispetto alla realtà. E alla fine si pagherà tutti…



nr. 27 anno XVII del 14 luglio 2012

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