NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
google
  • Newsletter Iscriviti!
 
 

La coperta corta degli interventi sociali

facebookStampa la pagina invia la pagina

La coperta corta degli interventi sociali

È stato fatto un calcolo preciso del costo/settimana per il sostegno all'autismo e il prezzo reale che ne costituisce il vero investimento: da 100 euro al giorno necessari a 457 euro effettivamente assegnati in un mese; conti sconfortanti e anche poco comprensibili per la differenza tra esigenze e risposte del settore pubblico

La Antonella Tofano (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)ANTONELLA TOFANO- Si parla di intervento abilitativo specifico con un intervento di uno specialista; il costo è esatto quel che non va è il numero di ore perché la normalità è che al di fuori di chi se lo può permettere le ore impiegate sono meno di due alla settimana. Nell’età evolutiva è circa un’ora e mezzo per settimana, poi si va a crescere ma non moltissimo e dipende dall’età del bambino. L’offerta è dimezzata rispetto al cartello che vediamo. La risposta dell’ente pubblico è variabile ma comunque siamo al di sotto di queste cifre. Il quadro è allucinante e non lascia speranze di abilitare un bambino e farlo uscire dallo stato di autismo, è un quadro che mi spaventa. Non so che effetto faccia a chi è chiamato alla responsabilità di decidere le politiche di questo settore: non intervenire pesantemente ed efficacemente bei momenti chiave che sono in una determinata fascia di età significa non ottenere niente sul piano psicoeducativo. Occorre personale che sappia cosa fare con obiettivi concreti, Questo significa poi avere un adulto molto meno disabile, oppure restare al punto in cui siamo oggi, con una trappola che non si apre mai e che offre spettacoli incredibili, come un uomo di 43 anni con diagnosi tardiva di autismo che entra in un centro e non sa neppure allacciarsi le scarpe. Chiaro che queste situazioni rappresentano costi maggiori. Correggendo quando si può questi costi non ci sarebbero, la politica non risponde a dei diritti ma è anche miope, autolesionista anche dal punto di vista economico, è una politica suicida. Si ragiona solo in termini di assistenzialismo e non come si dovrebbe in chiave di prevenzione: si spenderebbe in investimento iniziale ma i risultati anche per la dignità della persona sarebbero infinitamente più soddisfacenti. C’è una ricerca del Censis presentata in febbraio che racconta dimostrandola la realtà delle famiglie con un disabile, le loro difficoltà, le ore di assistenza di cui hanno bisogno, il risultato anche sul piano dei rapporti interpersonali con tutto quel che significa, a cominciare da famiglie che sotto il peso del diverso occupare per i tre quarti della situazione finiscono con implodere. Mi chiedo come si fa a rispondere a una massiccia richiesta di intervento psicoeducativo con i costi che ho detto e tenendo conto di queste premesse. Stiamo correndo verso una politica suicida senza soluzioni e senza sbocchi. Pianificare vorrebbe dire semplicemente cominciare ad ascoltare, nessuno vuole più soldi, tutti vogliono che le risorse siano impiegate meglio. Non bisogna rincorrere i problemi ma prevenirli, e nel caso del sociale si tratta di un dovere. I tagli al volontariato sono poi un di più che parla da solo: non ci fosse il volontariato non ci sarebbe niente, le cose che vent’anni fa mancavano a parte i servizi a pagamento che ora sono gestiti da una cooperativa mancano ancora, le ore sono rimaste quelle, li meccanismi sono uguali: Siamo sempre sul terreno del privato che interviene ma se si congela il privato costituto dal volontariato siamo davvero ad una svolta senza seguito. Dove andiamo non lo so…

Riccardo Cagnes (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)RICCARDO CAGNES- E non è solo questione di soldi, si stanno portando le famiglie a non avere più libertà di scelta, futuro, lavoro, magari tempo libero. Una persona disabile in famiglia ha un costo che incide su tutto a partire dai rapporti sociali per andare a toccare tutto il resto. La famiglia deve pagare costantemente, la persona disabile ha bisogno di qualcuno sempre vicino e questo costa. Mi sento di affermare che oggi si sta creando di fatto una sorta di eutanasia di stato che favorisce situazioni terribili e senza rimedio. La famiglia che non può permettersi di scegliere che cosa può fare domani e nemmeno può scegliere a chi chiedere aiuto è chiaramente una famiglia in condizione di rottura, che un futuro forse non ce l’ha neppure. E questa è la verità. Le questioni tecniche sono altra cosa: i trattamenti oggi considerati a metà tra sociale e sanità vanno a carico dei Comuni e questo è un altro aspetto della questione. Vale a dire che quel che è sanitario si fa mentre quello che è sociale in assenza di risorse non si fa. Parliamo di disagio mentale e psichico, di persone che spesso non godono di alcun appoggio economico per cui anche qui tutto va a pesare sulle famiglie.

« ritorna

continua »

Come installare l'app
nel tuo smartphone
o tablet

Guarda il video per
Android    Apple® IOS®
- P.I. 01261960247
Engineered SITEngine by Telemar