NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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La storia di Nana che divenne Rosina

"La regina che faceva la colf", e' il titolo del libro scritto da Andrea Pasqualetto e dalla stesa protagonista, che arrivo' a Schio dal Ghana. Oggi Nana e' tornata in Africa, nel "suo" villaggio

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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LA REGINA CHE FACEVA LA COLF

Collaboratrice domestica per quasi vent'anni a Schio, ma in patria regina del suo popolo. Quella che sembra una contraddizione è invece l'incredibile vicenda narrata in "La Regina che faceva la colf" (Marsilio editore) che racconta la storia vera di Nana Konadu Yadoma, per gli scledensi semplicemente Rosina, la donna gnanese che ha fatto la domestica per diciotto anni a Schio prima di tornare in Africa dalla sua gente, che l'ha aspettata per riservarle un posto d'onore. Rosina, che per anni ha inviato dall'Italia container carici di aiuti al suo popolo, ha ricevuto importanti riconoscimenti come il Premio Telamone per la pace e la Campana della Pace a Rovereto.

LA REGINA CHE FACEVA LA COLF (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Il libro, scritto a quattro mani da lei stessa con il giornalista Andrea Pasqualetto, sarà presentato venerdì 20 luglio alle 20.30 nell'anfiteatro di Palazzo Capra, ed è una lunga lettera a Kofi, un ragazzino della foresta che non ha mai visto nulla del progresso e al quale la regina Ashanti, che oggi è tornata per sempre al suo villaggio di Besoro nella giungla del Ghana, spiega cosa sono le macchine, i palazzi, le strade, gli uomini che vivono di progetti, di costruzioni e di corsa. Racconta del suo incanto ma anche di un vuoto di serenità e di infinito. Racconta del suo desiderio di tornare alla semplicità del villaggio e di portare con sé solo un pezzo del nostro mondo: una piccola scuola, un piccolo ospedale, un pozzo. Voleva a Besoro più istruzione e meno malattie. Li ha avuti con l'aiuto di un gruppo di amici che hanno raccolto fondi per concretizzare i suoi progetti.

Caro Kofi - si legge nelle prime pagine del libro - non eri ancora nato quando me ne andai e ora che sono tornata vedo un ragazzo bello e sorridente, con gli occhi splendenti come quelli di suo padre che in questa foresta ha vissuto tutta la vita. Tu vorresti vedere cosa c’è al di là della collina di Besoro, al di là della grande foresta degli Ashanti. Quali uomini, quali cose. Kofi, io sono qui per raccontartelo. Sono stata oltre la collina, oltre la foresta e molto più in là. In quel mondo ho vissuto a lungo ma ora sono tornata al villaggio e forse per sempre. Come ti avrà detto tuo padre, io sono andata in un paese che si chiama Italia. Un paese molto, molto lontano. Così lontano che tu non puoi nemmeno immaginare quanto... L’Italia è la terra del Papa buono e per questo motivo l’avevo sempre sognata. Per dieci anni ho messo da parte tutto quello che avevo fino a quando, con l’aiuto di mio padre che per questo ha venduto un pezzo di terra, un bel giorno sono partita.

Besoro - scrive Massimo Fini nella prefazione - è un piccolo villaggio immerso nella giungla subtropicale nel sud del Ghana, abitato dagli Ashanti, un’antichissima tribù, un tempo guerriera, che fino a un paio di secoli fa occupava vaste aree dell’Africa. Un giorno, spinta dal sogno di incontrare una suora, Rosina partì per un luogo lontano. Dopo un lungo e faticoso viaggio approda in Sicilia, dove trascorre un breve periodo prima di trasferirsi a Schio, paese natale della suora. Ad accoglierla però non è la donna che tanto desiderava conoscere, ma la notizia della sua morte di quasi mezzo secolo prima. Nonostante l’inaspettata delusione, Nana rimane colpita da Schio, da un mondo così diverso in cui si è trovata catapultata: decide allora di fermarsi e di mantenersi facendo la colf.

Partii, dunque. Alla stazione dei treni ero di nuovo confusa. La gente correva impazzita, c’erano tante voci. Mi sembrava difficile anche solo chiedere un aiuto perché tutti guardavano altrove. Io cercavo lo sguardo di qualcuno ma nessuno mi vedeva. Pensa, Kofi, quella è la città dove abita il Papa buono, quello che sorride a tutti, che vede tutti. Pensa la stranezza. Gli uomini della sua città non vedevano gli altri uomini. Ma non pensare che questi uomini siano cattivi. No, non sono cattivi. È il loro mondo che li porta a correre senza fermarsi mai. Correndo così hanno fatto grandi cose. Grandi costruzioni, grandi macchine, grandi case anche per lo spirito. Devi vedere come sono le loro chiese. Tutte molto alte, molto belle. Ci sono tanti santi disegnati a colori e altri di pietra. Anche nel treno tutto correva veloce. Gli uomini, i paesaggi, le parole. C’era gente che si sedeva, gente che si alzava, gente che parlava sempre. Muovevano le mani e la faccia per domandare, per sorridere, per arrabbiarsi. Si arrabbiavano e poi sorridevano, alzavano la voce e poi la abbassavano.

A Pasqualetto, giornalista del Corriere della Sera, abbiamo rivolto alcune domande.

LA REGINA CHE FACEVA LA COLF (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)

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