NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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La storia di Nana che divenne Rosina

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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LA REGINA CHE FACEVA LA COLF

Attorno a Rosina si è formato un gruppo di volontari ed è nata l'associazione I bambini di Besoro.

«L'associazione è nata per realizzare alcuni progetti che volevano portare un po' di benessere, anche se ci sarebbe molto da discutere sulla parola benessere. Bisogna pensare che questo era un villaggio di diecimila anime senza energia elettrica, senz’acqua potabile e senza un dottore, in mezzo alla foresta. Un villaggio dove gli uomini erano cacciatori e agricoltori, dove le donne facevano le mamme e raccoglievano la frutta e i bambini andavano a prendere l’acqua al ruscello. Questo era Besoro otto anni fa. La onlus, alla quale ha partecipato molta gente di Schio ma non solo, all’inizio si proponeva di fare poche, indispensabili cose, come una scuola e un pronto soccorso. Il nucleo era quello che ruotava attorno a Franco e Berta, lui un fiorista e sua moglie. Poi sono arrivati Leda, Alessandra, Annamaria, Adriano, Berto, Michela. Tutta gente di Schio che voleva dare una mano a Rosina. E poi c’era Rovereto, dove lavorava Giorgio, il vero motore dell’associazione. Un uomo generoso e instancabile. Giorgio si è fatto amare da tutti, a Schio e anche a Besoro. Purtroppo si è ammalato e non può più fare quello che faceva prima. Quando Rosina è andata a trovarlo la prima volta si è commossa, perché nel suo piccolo ufficio ha trovato le pareti piene di foto del suo popolo. Mi preme ricordarlo perché è stato davvero un esempio per tutti e so che Rosina lo ha nel cuore».

LA REGINA CHE FACEVA LA COLF (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)Raccontaci cosa è stato fatto per Besoro.

«I progetti sono stati tre: un scuola, una clinica e un pozzo. Tutti realizzati con soldi italiani arrivati dai Comuni di Schio e Rovereto, dalla Provincia di Trento e da molti privati. Lavori progettati in Italia e realizzati dai locali. La scuola è una struttura semplice che ospita 400 bambini che ogni giorno arrivano dalla foresta a piedi con il loro grembiulino. La clinica è quasi un ospedale con diversi reparti e in particolare la maternità, visto che lì il tasso di natalità è altissimo e ogni donna a trent’anni ha mediamente più di quattro figli. Ci lavorano 36 persone fra dottori, infermieri, guardiani e amministrativi. Poi ci sono due pozzi che portano l'acqua pura delle falde in superficie. Alla fine Besoro è diventata un po' meno primitiva e un po' più occidentale. Ci si ammala meno, si vive più a lungo ma sono comparse anche le dinamiche della nostra civiltà, come le richieste da parte di chi lavora di avere più soldi o di fare orari meno pesanti. I vecchi equilibri sono cambiati e non so se questo sia un bene o un male. Ma di certo quel villaggio sperduto è diventato un punto di riferimento per altri villaggi».

Rosina ha scelto di tornare tra la sua gente. Ha fatto il percorso opposto rispetto a tanti suoi connazionali che vengono a Schio e nel Vicentino per lavorare e restare.

«L’ha fatto per varie ragioni: un po' ha dovuto, essendo lei la regina del villaggio. Il Consiglio degli anziani, che è l'organo di governo di Besoro, a un certo punto le aveva imposto un aut aut: o torni o perdi la corona. E lei ha deciso di tornare. Ma Rosina l’ha fatto anche perché ha voluto recuperare una quiete che da noi non aveva. Il mondo che va di corsa non fa per lei, nata e cresciuta nella foresta. Quando la vedi a Besoro capisci che il suo mondo è quello. È il mondo della terra rossa, delle capanne, dei mango, della papaia, del fufù che si mangia con le mani, delle caprette che senti belare, del vento caldo, della pioggia, dei bambini che corrono a piedi nudi, dei vecchi che sorridono. E di lei che governa questo mondo così diverso dal nostro».

 

nr. 28 anno XVI del 21 luglio 2012

LA REGINA CHE FACEVA LA COLF (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)

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