NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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La bacchetta del Mago Wiz per bloccare i ciclisti

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La bacchetta del Mago Wiz per bloccare i ciclisti

Torniamo alle rotatorie per raccontarci come funziona specie per i ciclisti questo oggetto misterioso e come esista una tipologia multipla e complicatissima oltre varia nel disegno delle rotatorie e Vicenza ne è un esempio evidente.

La bacchetta del Mago Wiz per bloccare i ciclisti (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)STEFANO FERRIO- Partiamo dalla definizione di rotatoria. È un catalogo che va dalla maxirotatoria molto impegnativa e riservata ai mezzi veloci, ai camion, eccetera, e poi la rotatoria mignon, molto giapponese, come a Sant'Antonino dove c'è quella rotatoria che non vedi fino all'ultimo momento e pare che andare dritti sarebbe meglio anche se invece ci devi rigorosamente girare attorno.

ALBERTO CERIONI- In via della Paglia hanno raggiunto il massimo del mistero: incrocio di quattro strade, piccole, ciascuna con uno stop, in mezzo c'è un disegno nero, piccolo. Arrivi lì e ti fermi allo stop, guardi la rotatoria che non c'è e pensi che mettendo le ruote più avanti hai subito la precedenza. Fatto sta che ci siamo trovati in quattro tutti fermi allo stop e poi con un accordo tra gentiluomini ci siamo decisi a risolvere la questione. È una situazione fortemente simbolica, anzi: è una rotatoria fortemente simbolica.

STEFANO FERRIO- Noi non lo sappiamo ma molte mattine ci sono quattro auto che si guardano. Non è una novità. È una rotatoria fortemente simbolica, sono d'accordo, ed anche dal punto di vista dello stimolo psicologico rappresenta qualcosa di interessante.

UCCIO CAVALLIN- A parte questi casi di non senso urbano, secondo me per i ciclisti una rotatoria vera è realmente un grosso problema, rischia di essere arrotato con facilità, spesso gli automobilisti non sanno bene che cosa fare quando c'è un ciclista in rotatoria, e c'è anche il pericolo supplementare rappresentato dall'eccitazione crescente del guidatore di suv rispetto all'inarrestabile terrore del ciclista.

TONI VEDÙ - Senza contare le cattive abitudini in auto: si guida, si telefona, si parla, si guarda un giornale. Il pericolo è proprio in questi comportamenti e la bicicletta che può fare degli scarti molto facilmente è naturalmente oggetto di grandi pericoli.

ALBERTO CERIONI- Dò un assist a Vedù: io sono un ciclista per caso, altra categoria rispetto a quelle che abbiamo visto finora. Come ciclista per caso so di avere una paura bestia delle macchine, sono attentissimo alle macchine, magari qualcuna delle infrazioni di cui abbiamo parlato finora la commetto anch'io, ma è per puro timore. Mi autoaccuso.

La bacchetta del Mago Wiz per bloccare i ciclisti (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)UCCIO CAVALLIN- È molto credibile. La strada non è nata per la bicicletta per cui c'è il malinteso di una utenza della strada percepita come fosse legata alla velocità, ma non è così e difatti il ciclista è un'altra specie di utente, con gli stessi diritti.

TONI VEDÙ - Io sono un ciclista per scelta, ho il cartellino che dice “la bici non inquina”. Non sempre siamo educati ma quasi sempre affidabili. I peggiori ciclisti secondo me sono però quelli che si rivelano come mancati automobilisti, poi ci sono quelli della domenica, quelli che vanno in bici per non sporcare la macchina e infine i ciclisti per caso come Cerioni. Tutti uniti peraltro in quella causa di beatificazione di cui parlava Stefani, questo almeno sul piano dell'orgoglio di categoria e la presunzione che non inquinando ci si può permettere qualsiasi cosa. Il ciclista inteso come mancato automobilista esprime un livore di classe? Forse. Sicuramente lo esprime nei confronti del suv, è il famoso, inevitabile, deleterio vorrei ma non posso. Del resto la rotatoria innesca effettivamente terribili processi psicologici contrapposti e così le bici ed i suv si ritrovano faccia a faccia ai lati opposti della barricata.

STEFANO FERRIO- Aggiungiamo che oggettivamente è anche molto facile fare del male ad un ciclista come dimostrano tanti incidenti accaduti in condizioni perfino banali e che pure producono danni anche molto gravi. Lo sanno bene i camionisti, quelli che lo fanno di mestiere, i quali manifestano una grande prudenza nell'approccio alla bicicletta.

TONI VEDÙ - Riprendo quello che diceva Ferrio sul futuro sempre più marcato dalla bicicletta. A Fabriano c'è un museo della bicicletta, con in mostra quella del barbiere, quella del maestro, quella dell'ostetrica, tutte bici attrezzate per i mestieri. Certo sono immagini antiche, ma il modo di riattrezzare esiste e può essere qualcosa di veramente interessante anche per i nostri giorni e per il nostro futuro più vicino.

ALBERTO CERIONI- Resta il fatto che dicevo prima sul camminare in centro. Regole precise servono non discorsi. Uscendo da un negozio mi sono ritrovato sui piedi un ciclista non so di che categoria, ma certo impegnato fortemente a viaggiare sui marciapiedi. Se esci di scatto e ti prende in pieno ci si fa davvero tanto male in due. Non capisco perché uno non ci arrivi da solo ed è per questo che gli slalom che vedo in corso Palladio andrebbero perseguiti seriamente e non invece considerati delle perfino simpatiche bizzarrie. Perché tra uno slalom e l'altro finisce che vai addosso a qualcuno. Senza contare che dopo un incidente di questo tipo ti senti anche dire che dovevi stare attento. Io? e perché, se sto camminando dove bisogna camminare e quindi sono in perfetta regola? Ecco perché dico che sarebbe meglio mettere un paio di vigili che riescano a fare un minimo di controllo. Ma forse è una speranza mal riposta.

 

nr. 29 anno XVI del 28 luglio 2012

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