NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
google
  • Newsletter Iscriviti!
 
 

El pueblo unido in salsa partenopea

di Elena De Dominicis
elenadedominicis@virgilio.it

facebookStampa la pagina invia la pagina

El pueblo unido in salsa partenopea

Il folk è spesso connotato storicamente e richiama ad epoche passate. Quali sono i possibili rinnovamenti?

«Io credo che con grandi musicisti come Peter Gabriel, Sting e Simon di Simon&Garfunkel che hanno scoperto le sonorità africane e le hanno mescolate, ci sia una ricchezza che può produrre molte cose nuove. Questo fenomeno è cominciato e siccome sono culture molto diverse, credo che sempre ci sarà spazio per nuove scoperte tra le culture in genere, non soltanto africane».

In alcune occasioni avete utilizzato strumenti di altre culture musicali come il clarino, tipico del jazz o della Klezmer e avete fatto dei brani di tarantella e di danze sarde. Come si sposano le culture nordamericane o dell’Europa orientale, come quella musicale ashkenazita o del Mediterraneo, con quelle Sudamericane?

«In realtà, molte volte, c’è una scelta del colore che ti dà un certo suono di uno strumento per cui, se vedi che “gioca” bene con gli altri, viene incluso. La musica latino americana, se tu vedi , da canzoni molto radicate sul folklore va fino alla salsa, che ha preso moltissimi valori jazzistici e orchestrali enormi e ricchissimi».

Sempre più c’è mescolanza di generi: è un tradire oppure è un’evoluzione?

«È un’evoluzione: ha a che fare con questo mondo che si integra ogni volta di più con le emigrazioni che portano anche dolori sociali. Dal punto di vista culturale significa sempre, perché si fondono le acque delle nostre culture. Credo che sarà una cosa che distingue ormai la cultura mondiale».

El pueblo unido in salsa partenopea (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Avete anche ragazzi giovani nel gruppo: un musicista giovane che entra a far parte di un gruppo così celebre che tipo di arricchimento porta agli altri componenti più esperti e ai fondatori?

«Nuove energie senz’altro e questo ci capita di vederlo anche nella gente che ha seguito questa strada aperta dal movimento della Nuova Canzone Cilena: molti di loro diventano studiosi in maniera più profonda di quanto non abbiamo fatto noi e questo può arricchire molto la nostra esperienza e, d’altra parte, c’è questa comunicazione permanente di esperienze musicali come ritmi e cose particolari che arricchiscono».

Secondo lei è più importante l’armonia, la melodia o il ritmo?

«Tutte e tre sono fondamentali: la melodia è un linguaggio molto diretto e hai la meraviglia di poterla riprodurre tu stesso, lo vedi nei bambini. Noi abbiamo fatto molte esperienze nelle scuole e vediamo i bambini che cantano canzoni che per noi sono state strutturalmente difficili, per loro invece è la cosa più normale!».

Voi siete stati esuli cileni e otteneste l’asilo politico qui in Italia appena avvenne il golpe. Sono stati fatti anche dei film su questo evento storico come il bellissimo “La casa degli spiriti”, tratto dal romanzo di Isabel Allende, con un cast “stellare”. Poi c’è il film che si chiama “11 09 ‘01”, con 11 episodi della durata di 11 minuti, 9 secondi e 1 fotogramma, con registi vari tra cui Samira Makhmalbaf, Sean Penn, Iñárritu, Ken Loach e altri. Nell’episodio di Ken Loach, un profugo cileno in Inghilterra scrive una lettera alle vittime del WTC dicendo di non dimenticare che anche voi avete avuto l’11 settembre. L’episodio fa ricordare il peso di questa data sia per gli Stati Uniti che per il Sudamerica, visto che gli Stati Uniti avevano degli interessi nel golpe cileno. Lei ha visto questi film? Che ne pensa?

«Quest’ultimo che hai detto non l’ho visto, però senz’altro l’11 settembre precedente è quello nostro. Gli Stati Uniti hanno partecipato a rompere un processo democratico, ci sono molti documenti in cui si riconosce il loro intervento per buttare giù il governo di Salvador Allende: noi avevamo tutti i diritti di scegliere la nostra strada, il governo di Allende non proponeva una società socialista ma pre-socialista, si cercava un periodo democratico più profondo. il fatto di nazionalizzare le risorse naturali come il rame era un nostro diritto. Secondo me le cose sono collegate e forse l’11 settembre del World Trade Center, e questa è una domanda che si stanno facendo anche loro, è la conseguenza dei loro tanti interventi nelle democrazie di tanti altri paesi: la gente come può reagire quando vede calpestati i propri diritti?»

 

www.artisceniche.com

 

nr. 30 anno XVII dell'8 settembre 2012

El pueblo unido in salsa partenopea (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)

« ritorna

Come installare l'app
nel tuo smartphone
o tablet

Guarda il video per
Android    Apple® IOS®
- P.I. 01261960247
Engineered SITEngine by Telemar