NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Gli Oto e la Rua alla prova del tempo

Cinquecento anni abbondanti dopo l'invenzione dei Nodari (1444) il campanile di legno funziona ancora e attira in centro città una folla da molte migliaia di persone – L'altro lato del settembre di festa è da una parte devozionale in ricordo della apparizioni a Monte Berico, in parte assolutamente profano: ma anche andare in giostra è un obbligo...

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Gli Oto e la Rua alla prova del tempo

(g. ar.)- Che cosa resiste alla prova del tempo e a quale grado di valore, di autenticità e di richiamo popolare? Possiamo dire che la Festa dei Oto e la tradizionale Rua con la festa che da Porta Castello trasporta il simbolo stesso della ricorrenza fino in Piazza dei Signori stanno sicuramente in questo ristretto novero di cose che rimangono.

È evidente che questa è la realtà soprattutto all'ennesima prova del Nove, pensando all'affollamento sempre crescente che caratterizza questo appuntamento di settembre a Vicenza. È altrettanto evidente la forza del legame con la tradizione e con la storia della città.

Gli Oto e la Rua alla prova del tempo (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Per questo, mentre si sta concludendo proprio questo periodo, a metà tra devozione e ripescaggio del folclore storico, abbiamo pensato di portarne a In Piazza gli spunti più stimolanti e di discuterne con alcuni ospiti particolarmente interessanti: ci hanno aiutato in questa puntata WALTER STEFANI storico e scrittore, autore appunto di un bellissimo libro sulla Rua recentemente ristampato insieme con il figlio Antonio, GIULIA CLARIZIO notaio e presidente del Consiglio interregionale Triveneto della categoria, ANTONIO STEFANI giornalista e scrittore e PINO COSTALUNGA regista teatrale, responsabile tra l'altro della direzione scenica dell'ultima festa in Piazza.

La storia degli Oto è legata alle apparizioni della Madonna a Monte Berico, mentre invece quella della Rua con cinquecento anni di vita, prende l'avvio da una iniziativa non assolutamente estranea alla devozione religiosa, ma legata ad una processione che prende nei secoli altri indirizzi; la torre lignea ha infatti seguito l'intero procedere delle vicende storiche, politiche, culturali e di costume della città, una dominazione dopo l’altra riportando dei signori del momento tutti i simboli proprio sulla colonna di legno della Rua.

Nata come emblema d'un Collegio professionale, quello dei notai passò col volgere di pochi decenni ad assumere il valore di simbolo popolare per l'intera comunità di Vicenza. Un vero e proprio campanile mobile, trasportato lungo quel percorso che è poi divenuto molto rapidamente canonico: da Piazza dei Signori per Muschieria, il Vescovado e la Porta Castello, poi seguendo il Corso fino alla svolta di Santa Barbara, e quindi il ritorno definitivo a fianco della Basilica.
Esiste una fonte ottocentesca secondo cui l'origine della Rua risalirebbe al ricordo d'una battaglia vinta dai Vicentini sui Padovani nel '200. In particolare,quella vittoria sembra essere legata alla conquista d'una ruota del carroccio nemico che trasportava i simboli dell'armata padovana.

Ma è semplicemente una tesi alla quale forse non si deve attribuire grande credibilità se è vero invece che l'origine va trasportata a circa due secoli più tardi ed è legata secondo atti ufficiali alla categoria dei notai. La tradizione vuole infatti che la Rua sia nata presso i Nodari, quando questi decisero, nel 1441, di creare qualcosa di ben più imponente del cero che seguiva, assieme all'insegna della categoria (ed a quelle degli ordini, delle fraglie, arti e corporazioni cittadine), la processione del Corpus Domini, solennizzata dal Comune sin dal 1389.

Ma perché, poi, al centro del simulacro doveva stare una ruota?

Occorre ricordare che i ‘Nodari’ si dividevano in Modulanti e Vacanti: i primi, trecento in tutto e ripartiti in cinque sezioni, si succedevano a turno negli incarichi con i secondi. Era stato tale periodico “giro” a richiamare il movimento della ruota ed a far nascere il relativo stemma professionale poi concretizzatosi appunto nella struttura del nuovo “tabernacolo”, in una sorta di piccola giostra girevole nel senso verticale, dotata di scanni su cui far salire alcuni bambini.

Sembra assodato -dice ancora la storia della Rua- che la prima uscita sia avvenuta nel 1444, ed abbia subito goduto del favore generale. Tanto che, di lì a poco, ogni avvenimento importante per Vicenza, non più soltanto dunque il Corpus Domini, divenne occasione perché la gran mole (anno dopo anno arricchita sempre più di “figuranti” vivi o in cartapesta, di stoffe variopinte, di pennacchi e nuovi accorgimenti per aumentarne l’altezza) venisse messa in ordine e fatta uscire dal magazzino, quando addirittura non ricostruita ex-novo. Era il Comune stesso a richiederla ai Nodari.

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