NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Gli Oto e la Rua alla prova del tempo

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Gli Oto e la Rua alla prova del tempo

Quanto è vera ed affidabile la storia più recente della Rua, quella che comincia nel 1444?

Gli Oto e la Rua alla prova del tempo (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)WALTER STEFANI- Direi affidabilissima. I notai volevano allora qualcosa di diverso di nuovo, a quel tempo la processione era già un avvenimento cittadino, si andava in strada e ci si faceva vedere; prime tra tutti le categorie e tra queste il collegio dei notai. Seguivano la processione portando un cero acceso che alla fine del cammino veniva consegnato come offerta nella chiesa di San Vincenzo, Mastro Giorgio, pittore con bottega in Do Rode dove c’era Scapin, ebbe l’incarico di far qualcosa di più complicato del cero. La prima versione non fu molto apprezzata, ma poi nel 1444 ecco che il Mastro portò ai notai la Rua. Era il momento delle carte miniate, dei tarocchi, degli arcani e lui aggiornò la struttura man mano che le edizioni passavano, così la Rua ebbe varie facce su una base che rimaneva fissa e che tutto sommato è quella visibile anche oggi sia pure appesantita nella struttura al punto da non poter più essere trasportata a spalle. Verso la fine del 700 infatti viene appoggiata su uno slittone trascinato e sospinto dalle squadre di volontari: erano cento quintali. Quella di adesso ne pesa trecento di quintali, ma viene montata direttamente in piazza e rimane lì fino al termine della festa. Tutto il contorno si è sempre più aggiornato con gruppi, bande musicali, stemmi. A seconda di chi comandava, dai francesi ai veneziani ai tedeschi e ai Savoia, cambiava la versione per compiacere il potere del momento.

Gli Oto e la Rua alla prova del tempo (Art. corrente, Pag. 4, Foto generica)ANTONIO STEFANI- Una storia affidabile anche secondo me. Il percorso di oltre quattro secoli ha un cambio di passo nel 1585 quando i notai non riuscendo più a sostenere le spese per le uscite della Rua non solo durante la processione del Corpus Domini, ma anche in altre occasioni che venivano sollecitate dalla città, chiedono aiuto ed è la municipalità ad acquisire la Rua con Pietro Paolo Bissari il quale ne fa un simbolo cittadino vero e proprio. La Rua continua a seguire la processione del Corpus Domini anche se non proprio con l’entusiasmo del clero ad onta dell’entusiasmo della gente. Il legame con la tradizione religiosa subisce un altro cambiamento nell’800 quando la Rua esce dal Corpus Domini e viene invece associata ai festeggiamenti per le apparizioni di Monte Berico. Anche in questo caso l’aspetto devozionale è diminuito nel tempo rispetto alla crescita della festa paganeggiante di Campo Marzo. Comunque è un accostamento che da sempre accompagna la storia del mondo: accanto al fenomeno religioso nasce anche la festa popolare. La Rua incarna davvero la vicentinità in toto se pensate che dall’800 in poi alla città si aggiunge il contado, quelli con i fichi nella sporta che alle 4 del mattino erano già a Monte Berico. Nel 900 si diradano le uscite della Rua perché il percorso canonico non si poteva più seguire causa fili elettrici ed ostacoli vari e così dal 1912 la Rua va solo in Piazza mentre l’ultima edizione è datata 1928, con la regia del fascio. Mio padre è uno degli ultimi testimoni oculari di quella festa. Naturalmente è la guerra a produrre questo salto di tempo. Si arriva così alla seconda guerra: il magazzino in Gogna, il lazzaretto, conservava i pezzi smontati della Rua. Nel 1944 fu distrutto con la stazione. Credo che anche nella sua fine la Rua abbiam conservato allora una simbologia di qualche importanza: si dissolse sotto le bombe facendosi però fonte di approvvigionamento di legname per la gente dei Ferrovieri che aveva freddo. Dopo tutto questo si deve aspettare il 2007, quando facciamo la riedizione del nostro libro già pubblicato da Neri Pozza negli anni 80. Amcps si ispira a un modello che viene ricostruito, da quel momento la Rua torna in strada.

WALTER STEFANI- Vero che ho visto l’edizione del 28 anche se in via Muscheria ero molto più attratto dal bazar Genova, che aveva tanti giocattoli, cose mai avute dal sottoscritto. Poi distratto dai giocattoli ricordo che si girava lo sguardo e accanto all’angolo della Basilica con le lampadine colorate, proprio in Piazzetta Palladio, ecco che si vedeva la Rua esattamente dove veniva montata e dove rimaneva almeno una settimana. La Piazzetta si chiamava Della Rua, poi la chiamarono Palladio dopo averci messo il monumento. Da quella edizione in poi però la festa si sposta comunque all’8 settembre e abbandona la scadenza del Corpus Domini. Allora la Rua era nella sua parte del castello di proprietà della famiglia Zanchi da cui la comprarono poi i fascisti negli anni 20 portandone i pezzi al lazzaretto di Gogna dove appunto andò in fumo durante i bombardamenti del ‘44 pur servendo a qualcosa di serio come riscaldare le case che in quegli anni davvero ne avevano bisogno, salvo non finire anch’esse sotto i bombardamenti.

GIULIA CLARIZIO- Debbo dire che noi notai siamo molto legati a questa festa e all’immagine stessa della Rua; sapevamo che questa era la Rua dei Nodali tant’è vero che la ruota raffigurata rappresenta anche il modo con cui i notai ruotavano tra interno ed esterno alla città nelle due categorie che erano caratteristiche del medio evo. Dal 1200 ci sono rapporti riconoscibili tra municipalità e collegio dei notai, uno scambio di stima e rispetto, statuti riconosciuti nelle due direzioni. Sappiamo che le nostre radici nascono in questo simbolo che ci identificava e ci identifica ancora perchè è qualcosa di nostro dentro questa costruzione simbolica. Oltre tutto l'identificazione si è allargata alla città e per questo abbiamo voluto essere partecipi della ricostruzione assieme ad Amcps. È stato un contributo convinto anche se naturalmente dentro i nostri limiti, ma proprio per testimoniare che la nostra presenza non è casuale, ma ben radicata nel tempo. Abbiamo anche partecipato al comitato per la festa proprio per insistere sulla caratterizzazione della partecipazione dei notai: il presidente è il sindaco, il vicepresidente è il presidente protempore del collegio dei notai. Un legame di servizio di rispetto, ma anche di affetto perchè queste cose vivono anche di emozione. Una volta l’emozione era più legata alla processione e al cero votivo che tornava in chiesa perché quella era la sua destinazione; oggi con la Rua l’identificazione si è spostata invece molto di più verso il simbolo visibile, e questa costruzione incredibile che è tornata dopo tanto anni in strada.

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