NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Gli Oto e la Rua alla prova del tempo

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Gli Oto e la Rua alla prova del tempo

La Rua va considerata davvero l'emblema più caratterizzante di Vicenza o ad esempio la festa degli Oto vale in qualche modo di più? E quanto è costato in termini di fatica al regista?

Gli Oto e la Rua alla prova del tempo (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)PINO COSTALUNGA- Non è stato un lavoro facile, ha richiesto tra inizio, presentazione del progetto, e allestimento vero circa cinque mesi, da maggio a settembre. È stato fatto un concorso tra varie offerte e poi è stato il mio progetto ad essere approvato. Naturalmente il peso di questa responsabilità l’ho sentito prima ancora di cominciare perché dietro c’è davvero la storia di Vicenza, tanto che è la festa più antica del Veneto dopo lo sposalizio di Venezia e il Mare. È una bella responsabilità che ha coinvolto un numero altissimo di persone e create una grandissima aspettativa. In preparazione è stato necessario coordinare i vari momenti e i vari protagonisti che erano poi praticamente tutti i vicentini perché tra associazioni, volontariato, dipendenti comunali, protezione civile, vigili urbani eccetera, nessuno è rimasto in disparte. Ci abbiamo lavorato in centinaia di persone. Dopo di che sono venuti gruppi anche da fuori, Schio, Belluno, il gruppo storico di Thiene, gli sbandieratori di Feltre, associazioni di Recoaro, un gruppone di immigrati coloratissimi del BurkinaFasu, eccetera. È stato un grosso lavoro che ha portato il corteo alla parte più difficile dal punto di vista organizzativo dell’entrata in Piazza. L’idea era quella del gioco di luci per valorizzare questa entrata, come deve essere una festa popolare. C’erano migliaia di persone, un pubblico eccezionale che come minimo era di diecimila persone. Tutto sommato è andata bene, abbiamo rispettato questo carattere di vicentinità alla festa come si voleva che fosse e si è incrociato bene anche questo spettacolo che ha proprio la Piazza come protagonista, è una Piazza che parla, che coinvolge la gente, con canti e qualche verso dedicato alla Rua. Insomma, sono abbastanza soddisfatto. Se qualcosa non è andato proprio al millimetro bisogna anche capire che la condizione generale di questo lavoro, per il numero dei protagonisti e la pressione dell’essere tutti assieme a recitare su un palco, non poteva essere perfetta. Ma il pregio sta anche in qualche spontaneismo, cose che abbiamo apprezzato. Il giro ad esempio della Rua è stato anticipato rispetto al programma di sempre per favorire chi si sarebbe potuto stancare ad aspettare un’ora e più. Il giro è stato fatto subito così l’hanno vista tutti. Sovrapposizioni di voci? Probabilmente ce ne sono state, non posso escluderlo perché in una situazione così è facile che qualcosa non vada. Dalla mia postazione in qualche momento non sentivo benissimo la banda degli Alpini, così come c’è stato un problema di black out dei microfoni. Abbiamo rimediato ad entrambe le cose e per questo dico che in quelle condizioni può succedere di tutto. Ho visto comunque che la gente ha molto apprezzato il lavoro di tutti.

Parliamo anche dei simboli, i sigilli che caratterizzano il rapporto diretto dei notai con questa festa e con i segno ufficiali che sono stati lasciati come tracce fino al punto da poterci allestire una vera e propria mostra…

Gli Oto e la Rua alla prova del tempo (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)GIULIA CLARIZIO- È stata davvero una bella festa con uno spirito tutto particolare in cui si confondo vari termini di una questione che è soprattutto tradizionale ed ha una lunga storia precedente. L’ho detto prima, questione di emozione, ma anche cura delle tracce visibili che sono i sigilli messi da noi in mostra il pomeriggio della festa nella sede dei Notati in Contrà Porti Pedemuro San Biagio. Abbiamo oltre un migliaio di sigilli, dai più recenti a quelli di molti secoli fa. Il sigillo del notaio serve al professionista finché è in servizio, quando va in pensione deve restituirlo al collegio. Chi regola tutto è il ministero di Giustizia che ci ha dato l’autorizzazione per esporre questa rassegna. Si tratta di oggetti di ottone, legno, altri materiali tutti costruiti con stampi originali e unici. Ciascuno con la caratterizzazione del notaio che ne era proprietario a tempo. Una rassegna interessantissima. Pensate ciascun sigillo quanti atti può aver chiuso, dal 1700 in poi, quante persone ha servito, quante circostanze di vita ha accompagnato sempre garantendo la legittimità di quanto di volta in volta è stato fatto. Parte della storia di un popolo si può ricostruire proprio tramite gli atti ufficiali. Ecco il significato di testimonianza dei sigilli e la storia della città e della provincia. Forse cercheremo di tenerli in mostra permanente questi sigilli, nella sede del consiglio notarile. Spero che ci riusciremo perché è qualcosa di molto interessante per tutti, non soltanto per gli studiosi… Questa è stata la prima volta per Vicenza. Il successo di visitatori giustifica che cominciamo a pensare di proseguire in questa iniziativa visto che i riscontri positivi ci sono e secondo noi sono molto confortanti.

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