Prosegue con successo il LXV Ciclo di Spettacoli Classici al Teatro Olimpico, da quest’anno sotto la direzione artistica del M° Eimuntas Nekrosius, questa settimana con lo spettacolo “Storia di Antigone- favola in musica per cornacchie, cani selvatici, maledizioni, tiranni, sepolcri & fanciulle in fiore” diretta dal regista Roberto Tarasco, con le musiche di Didie Caria che le interpreta dal vivo insieme ad Anita Caprioli, voce recitante. Abbiamo incontrato gli artisti per cercare di capire meglio questa versione del testo sofocleo nella riscrittura di Ali Smith.
L’ambientazione del Teatro Olimpico è particolarmente adatta perché la vicenda si svolge a Tebe. Uno spazio dal valore simbolico ed estetico così forte come ha influenzato la realizzazione della pièce?
Roberto Tarasco: «Il lavoro che dovevamo creare doveva nascere e debuttare al Teatro Olimpico: mi sono inventato questa cosa che si chiama scenofonia, la lingua e la voce della scena. Parto sempre molto dai suoni, dalle musiche. Conoscevo l’architettura e l’ambiente, un ambiente importante, che vince perché è unico al mondo. Si trattava di entrare in punta di piedi in questa grandissima cattedrale e trovare gli elementi giusti che erano suono, canto e una storia: “Antigone” riscritta in questo modo così moderno e rispettoso della tradizione, un’ interprete importante che fosse la protagonista del titolo ma anche le infinite figure di contorno, gli anziani tebani, le guardie, la cornacchia, Ismene e una serie di piccoli oggetti che in qualche modo non competessero con la “grande cattedrale” ma che andassero a illustrare meglio la storia».
Le canzoni e le musiche sono di ispirazione R’n’B, soul, trip hop, accompagnate dal piano, da una loop station e dal Mac. Sono molto belle e avete preso anche alcune canzoni famose come “Hallelujah” di Jeff Buckley e “Gli uccelli” di Battiato. Farete un disco o un dvd di questo spettacolo?
Didie Caria: «Al momento non è in programma ma me piacerebbe, soprattutto per fermare le composizioni originali, che sono nate da alcuni spunti presi dal testo; un modo di lavorare che ultimamente utilizzo molto. Da lì comincio a improvvisare e così è nata “Ode all’amore” e poi “Sotto di lei”, che è il primissimo brano che nasce da questo spettacolo».
I suoni che sentiamo in scena hanno una carica espressiva e narrativa riconoscibile. Anita è il racconto ironico e trascinante, Didie con la sua musica e le canzoni è la parte un po’ più riflessiva. Tutto lo spettacolo è sorretto dalla dualità: lui voce musica, lei voce parola. Il cane e la cornacchia, che tra l’altro sembrano un po’ le coppie dei cartoni animati che si combattono ma in realtà sono amici: c’è un gioco di ruoli che si specchiano tra loro.
R.T.: «“Antigone” fa parte di questa collana ideata da Baricco, nata da una riflessione: come si possono raccontare i grandi miti e le grandi storie ai bambini? Proviamo a riscrivere e a dare un filo che si segue e poi uno magari va a cercarsi il libro originale, un input che parli la lingua dei ragazzi di oggi. Quindi è stata creata questa collana dove i capitoli durano 5-10 minuti che è un tempo di attenzione, un modo per accompagnarli verso la notte, il buio, l’incognita, raccontando loro una bella storia. Alla fine di ogni capitolo è come se Didie cantasse una ninna nanna. Ci siamo ritrovati questo andamento alla fine del lavoro, seguendo il progetto originale di “Save the story”».
Anita Caprioli: «Oggi ci sono state contaminazioni tecnologiche e sperimentazione nel cinema: il teatro ha bisogno di questo, la direzione secondo me è trovare un modo più immediato e contemporaneo, legandoci degli elementi moderni all’interno dello spettacolo che richiamano a un linguaggio più fruibile. Questo secondo me è fondamentale in questo momento: visto che raccontiamo Antigone, la cosa più importante è che arrivi il concetto del testo, gli snodi importanti. Questo spettacolo non è nato con l’intento di fare “teatro” ma di trovare una nuova formula con drammaturgia, scenografia, scenofonia, mischiando tutto questo con parole, canto e musica: è una formula nuova che anche noi stiamo sperimentando».