Non tutto può quadrare alla fine, ma che cosa rimane comunque del vostro lavoro?
BRUNO CENGHIALTA- Si vince e si perde, il quadro prevede che per fortuna ci siano anche gli avversari, non siamo solo noi a fare ciclismo. Per fortuna. Ci sta che non si ottenga tutto, che un atleta pur preparatissimo e a posto non ottenga quel che ci si aspettava o che si aspettava lui stesso. Ma noi siamo abituati a ripartire tirandoci su le maniche, perché il ciclismo ha una reattività formidabile. Da corridore cadi e ti rialzi subito anche con le mani fratturate. Per non ripartire devi avere una gamba rotta, non altro. L’istinto del ciclismo è con la grande fatica maturare una capacità straordinaria di reagire e di pensare che domani sarà diverso. Sulla mia pelle perché sarebbe stato meglio restare giù e sono invece ripartito: al Tour all’ultimo chilometro sono caduto e potevo anche non tagliare il traguardo, ma invece sono andato a piedi, senza nemmeno capire bene quel che facevo, la gente è impazzita e ne hanno parlato tutti. L’ho capito dopo che cosa avevo fatto. Per dire che non c’è delusione che tenga. E’ solo così che ti guadagni anche i successi. Il ciclismo è tanto bello che riesce a coinvolgere anche chi non c’entra e per varie ragioni, dal recupero funzionale dopo un incidente alla semplice curiosità comincia a pedalare. Dopo di che nasce la passione. Quasi incredibile, ma è così, in bici ci può andare chiunque e a qualsiasi età…
Che ne dite della proposta di Riva di VicenzaE’ e dedicare la tappa a Tullio Campagnolo?
BRUNO CENGHIALTA- Due su tre fornitori di biciclette sono Campagnolo, accomunarlo al Giro è naturale, è la storia del ciclismo, anche di quello vicentino.
MORENO NICOLETTI- Noi ci abbiamo provato e anche se non voglio fare polemica debbo dirvi che se la lettera di Riva mi piace come idea, 30 anni dalla morte e 85 dall’inizio dell’attività dell’industria. All’inizio di questo progetto ho interpellato la Campagnolo mi hanno fatto parlare con il responsabile tecnico che non è Valentino e mi ha dato una risposta che n on mi è piaciuta. Mi aspettavo altro, mi aspettavo una mano perché mi pareva naturale che il Giro passasse proprio davanti alla Campagnolo. Le porte le ho trovate chiuse. Sarò comunque il primo a sostenere almeno un traguardo volante intitolato a Tullio. Dico la verità sono rimasto molto deluso dal colloquio con questo dirigente. L’idea è comunque bella, anche se Campagnolo non ci sponsorizza qualche cosa faremo, su questo non c’è dubbio.
nr. 35 anno XVII del 13 ottobre 2012