NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Futuro e lavoro: che sia tempo di migrare?

Gli ultimi dati ufficiali sono drammatici: i disoccupati sono quasi l'11% mentre ancora più grave è il dato che riguarda i giovani: 30 su 100 sono senza lavoro e senza prospettive a breve e medio termine – I vari progetti europei, dall'Erasmus al Leonardo, attirano ma spesso non danno conclusioni definitive – C'è il rischio di una nuova ondata di emigrazione in partenza dal Veneto

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Futuro e lavoro: che sia tempo di migrare?

(g. ar.)- L'agenzia del ministero del lavoro che si occupa di tenere sotto osservazione il mondo dell'occupazione e l’Istat hanno reso pubblici due dati che a dir poco allarmano: la percentuale di occupati è ora di 10,9% mentre i giovani in cerca di prima occupazione sono addirittura 30 su 100. Ce n'è abbastanza per scatenare una vera e propria ondata di proteste, segnalazioni, iniziative e sottolineature senza che peraltro sia garantito alcun risultato.

La realtà di oggi dice che si prospetta una situazione davvero non augurabile e cioè un ritorno massiccio all'emigrazione come mezzo per cercare soluzioni che in questo paese oramai non si trovano più. Quel che spaventa ancora maggiormente, se possibile, è del resto l'assenza di una prospettiva se non a breve almeno a medio termine.

A quanto siano serviti i provvedimenti restrittivi della spesa messi in opera dal governo dei tecnici non è dato capire, no0n almeno da questi ultimissimi dati sulla disoccupazione. È un fatto che la contrazione di spesa decisa praticamente in tutti i settori ha provocato e sta provocando una reazione a catena alla quale non si può guardare con distrazione: meno soldi, meno consumi, meno lavoro. L'equazione funziona sempre così e non ci si scappa.

Futuro e lavoro: che sia tempo di migrare? (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)C'è poi da ravvicinare questa situazione obiettivamente legata al lavoro all'altro lato del problema, quello che riguarda l'università.

La crisi nel mercato del lavoro ha infatti sicuramente un parallelo equivalente nell'università che nonostante varie riforme ancora non riesce -e sono ormai decenni che non ci riesce- a rispondere nell'organizzazione e nell'indirizzo delle facoltà alle vere esigenze di una intera società oggi scossa proprio dal cambio sostanziale di tutti i parametri un tempo riconoscibili in tema di occupazione, sono tutti elementi che contribuiscono fortemente ad una nuova tendenza emergente: si sceglie di andare all'estero pensando al futuro.

È di nuovo tempo di emigrazione? L'augurio è, che non sia così. Se è vero che i ricordi legati alla partenza di almeno quattro milioni di veneti tra la fine dell'Ottocento e gli anni 50 del Novecento sono ricordi piuttosto lontani, sbiaditi dal tempo e dallo sviluppo economico che questa regione e questa provincia si sono sapute dare, è anche vero che la massa delle persone soprattutto giovani che stanno prendendo la strada d'oltre confine, dalla Germania all'Australia e agli Stati Uniti è sempre più una massa compatta, numerosa, forte quasi sempre di titoli di studio o di esperienze di lavoro già acquisite. Il quadro europeo offre varie possibilità di approccio attraverso iniziative che si estendono dai progetti di formazione a quelli specifici di indirizzo scientifico economico/finanziario e sociale, ivi compresa la cooperazione internazionale. La lista di attesa di giovani, laureati e non, alla ricerca di una soluzione soddisfacente è in costante crescita.

Le soluzioni a livello individuale ci sono e sono molto spesso anche interessanti, ma il problema è che si tratta di numeri minimi rispetto al resto di questa realtà. Se è vero come è vero che parecchi laureati italiani stanno lavorando al parco Disneyland di Parigi impegnati dentro i grandi pupazzi/mascotte di Paperino Topolino Pippo e soci è evidente che uno spazio adeguato al loro livello di cultura o di diploma di laurea non sono riusciti a trovarlo.

È questo appunto nel suo complesso il tema dell'ultima puntata di In Piazza che si è occupata dei vari aspetti di questo fenomeno con l'aiuto di Matteo Cocco, studente/migrante in Spagna, Marina Bergamin, segretario provinciale della CGIL, Giancarlo Refosco, segretario provinciale della CISL ed Egidio Pasetto esperto di management e strategie aziendali oltre che di selezione del personale. Il dibattito che ne è uscito ci è risultato molto interessante. Migrare, ma a certe condizioni, è effettivamente una opportunità per i giovani.

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