NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
google
  • Newsletter Iscriviti!
 
 

Il voto ai 16enni? Buona idea, ma c'è scetticismo

facebookStampa la pagina invia la pagina

Il voto ai 16enni? Buona idea, ma c'è scetticismo

Stefano Poggi, portavoce dei Comitati Bersani: «Un'ipotesi che ci trova

d'accordo, ma prima va ripristinata l'educazione civica nelle scuole»

Il voto ai 16enni? Buona idea, ma c'è scetticismo (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)E i giovani come la pensano sulla prospettiva di andare a votare a 16 anni? Lo abbiamo chiesto a Stefano Poggi, 21enne, studente di storia all'Università di Padova, portavoce provinciale dei Comitati Bersani (candidato alle primarie del Partito Democratico), che sono otto nel Vicentino. «È un tema interessante - abbozza Poggi - e in futuro credo che possa diventare un'occasione di confronto anche a livello politico. A mio parere credo che per quanto riguarda le elezioni politiche sia giusto tenere, almeno per il momento, il limite a 18 anni, visto che né a scuola, né all'interno delle famiglie, i 16-17enni di adesso riescono ad apprendere quelle nozioni di educazione civica che invece avevano i nostri padri. In particolare, in prospettiva di un allargamento del voto ai minorenni, tornerei a riproporre lezioni di educazione civica che di fatto attualmente non si fanno più nelle scuole».

Diverso il discorso che riguarda le primarie del Pd. Proprio la delegazione vicentina aveva chiesto la possibilità che anche i 16enni e 17enni potessero esprimere il proprio voto, ma spiega Poggi «ci è stato detto che il regolamento non lo prevede e in tal senso la decisione è stata presa dal Tavolo nazionale di coalizione. In realtà questa apertura era già avvenuta in precedenti primarie del Pd. Da parte mia l'avrei visto bene, perché sarebbe comunque stato un modo per coinvolgere l'elettorale della base. Credo che non esista un'età giusta per interessarsi di politica: io ho iniziato presto, a 15 anni, e ora che ne ho 21 credo di avere un minimo di esperienza anche se ho ancora moltissimo da imparare».

Secondo il portavoce provinciale dei Comitati Bersani i giovani di adesso sono attratti dalla politica. «Sicuramente - il suo pensiero - c'è più partecipazione attiva rispetto agli Anni Ottanta e Novanta, ma come dicevo è necessario fornire, soprattutto agli studenti, quelle nozioni che servono per discutere e confrontarsi non solo sugli argomenti esclusivamente politici ma a 360 gradi, su tutti i temi possibili. Poi ci vuole anche tanta determinazione e voglia: ad esempio la campagna che stiamo portando avanti in queste settimane è atipica, in quanto spenderemo poco e baseremo tutto il nostro lavoro esclusivamente sull'attività dei volontari, non solo giovani, che hanno dato la loro disponibilità. Collegandoci a quanto detto prima e sulla necessità di un confronto con la gente, usciremo dai soliti luoghi dell'attività politica e torneremo in mezzo alla gente, distribuendo migliaia di volantini in tutta la provincia».

 

Luca Romano, sociologo ed ex-politico: «In Italia si può iniziare a discutere,

ma viene prima il problema del voto agli stranieri di seconda generazione»

Il voto ai 16enni? Buona idea, ma c'è scetticismo (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)Luca Romano, sociologo ed ex-politico, ritiene che il voto ai sedicenni potrebbe essere una scelta felice per l'Italia. «In linea di massima - esordisce Romano - la vedo positivamente perché non c’è dubbio che con gli strumenti di conoscenza che ci sono oggi, i ragazzi di adesso sono molto più aggiornati, con tutto il rispetto del caso, degli ottantenni che non utilizzano i computer. Sono convinto che all'età di 16 e 17 anni i ragazzi e le ragazze siano preparati e abbiano le conoscenze per esprimere un voto politico, di qualsiasi livello».

«Tuttavia sempre restando in questo ambito - aggiunge Luca Romano - ritengo che in Italia c’è un problema che viene prima ed è l'estensione del voto agli stranieri, che ormai sono giunti alla seconda generazione. A livello sociale e politico, questo è sicuramente un argomento più sentito, anche perché risulta più delicato. Ritengo che il voto agli stranieri sia prioritario, non credo francamente che a livello politico si faranno, per così dire, le crociate per garantire ai 16enni di andare al voto prima. Prevedo invece un confronto serrato sull'eventuale voto agli stranieri. E poi, con altrettanta franchezza, credo di poter dire che tra i minorenni non ci sia una particolare ansia e voglia di andare a votare prima».

Sul voto e sulle elezioni in Italia, secondo Romano, qualcosa è mutato negli ultimi anni. Come lui stesso sta constatando nel lavoro che quotidianamente svolge per la sua società di sondaggi, la "Panel Data". «Allo stato attuale esiste una disaffezione notevole: il recente voto in Sicilia, dove il quorum è stato inferiore al 50%, è una chiara dimostrazione in questo senso. Non c'è dubbio che nel nostro Paese la rappresentanza elettorale si è indebolita, certe percentuali di votanti del passato non sono più nemmeno avvicinabili. L'idea di far votare solo i 17enni? Ritengo sarebbe un passo inutile, se mai si facesse andrebbe preso il biennio inferiore ai 18 anni».

A Luca Romano, infine, abbiamo rivolto due domande difficili: quale sarebbe l'affluenza dei ragazzi di 16 e 17 anni chiamati per la prima volta a votare? E cosa voterebbero in caso di elezioni politiche?

«Premetto che siamo sul campo delle ipotesi, perché è difficile rispondere con certezza. Per quanto riguarda il primo quesito sono convinto che quella fascia d'età andrebbe ben oltre la media totale, se non altro per l'effetto novità. Per quanto riguarda il secondo, pronosticherei un grande concentramento di voti sui due estremi politici, più che sul centro. In altre parole un voto che rappresenta in qualche modo un segno di protesta antisistema».

 

nr. 39 anno XVII del 10 novembre 2012

« ritorna

Come installare l'app
nel tuo smartphone
o tablet

Guarda il video per
Android    Apple® IOS®
- P.I. 01261960247
Engineered SITEngine by Telemar