NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Due anni dopo sempre a rischio di alluvione

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Due anni dopo sempre a rischio di alluvione

Torniamo al ragionamento su come è presente e quanto pesa la burocrazia: sta cambiano qualcosa di sostanza o no?

Due anni dopo sempre a rischio di alluvione (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)PIERANGELO CANGINI- Sicuramente sta cambiando qualcosa; io sono d’accordo con Vezzaro e Zennaro e ne condivido la linea. C’è una chiarificazione sulle responsabilità e le competenze. In tanti anni abbiamo vissuto in mezzo a palleggiamenti di responsabilità che hanno lasciato indietro la sicurezza del territorio. C’è poi il problema urbanistico, dato che sono state realizzate aree in zone dove non si doveva costruire niente. Ho visto nel 2010 una casa colonica appena lambita dall’acqua, mentre un’area di espansione vicinissima era invasa completamente. Sono segnali che anche i Comuni debbono tenere a mente. La consapevolezza che abbiamo acquisito tutti è positiva ma è triste per una comunità ragionare dopo quarant’anni in questi termini: che eravamo in condizione di grande fragilità si era capito già nel 66. Anche 15 anni fa i tecnici avevano ribadito che il territorio era esposto e fragile e necessitava di opere che adesso siamo costretti ad aspettare per altri tre o quattro anni. Sono state voci nel deserto. Imputare la classe politica è anche troppo facile. Vezzaro sa che sulla strada dei 3milioni e mezzo disponibili per il bacino di laminazione c’è il problema dei terreni dei coldiretti, il problema degli espropri, e quindi gli interessi anche legittimi di una intera categoria. Mi domando però se non sia più legittimo avere come prima preoccupazione quella di difendere l’interesse della comunità. Se non guidiamo questi processi ci ritroveremo di nuovo in altre situazioni difficili senza la possibilità di realizzare cose davvero utili. Il dissesto idrogeologico del resto riguarda tutta l’Italia ed è un problema culturale. C’è lo spopolamento della montagna, le Prealpi vicentine che sono deserte di uomini, non hanno attività di manutenzione per corsi d’acqua e boschi: tutto questo si riflette a valle, è inevitabile. La politica regionale deve essere di sostentamento della montagna perché è il solo modo per avere rimedi veri. La burocrazia? è una specie di nebulosa…

MARCELLO VEZZARO - Quando una cosa è importante e riguarda la sicurezza va garantita. È la sconfitta dello Stato, mi pare evidente. Più c’è burocrazia meno Stato esiste.

ENZO ZENNARO- la burocrazia nasce dalle regole che si dà lo Stato, è un avvolgersi continuo in cerca di soluzioni che non si raggiungono. Poi ci sono anche problemi di ridefinizione dei vari elementi della questione come ad esempio che cos’è rifiuto e cosa non lo è, il che influisce poi sulle scelte. Per trovare scorciatoie si fa la pulizia degli argini dando mandato ad aziende che per la verità non fanno la coda come dimostrano varie iniziative in questo senso. La burocrazia crea ostacoli alla vita quotidiana.

Due anni dopo sempre a rischio di alluvione (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)MASSIMO FACCIN- La ghiaia però è già trattata come rifiuto, dopo la bonifica si potrebbe riutilizzare fuori dal fiume. Le golene vanno tolte come è stato fatto cicino ala rotta di Cresole. Quando si tocca il discorso ghiaia si entra dentro una logica pericolosa perché esistente un lavoro che viene pagato per un utile presunto che è inevitabile. Penso che l’utile venisse riutilizzato per pagare opere pubbliche nessuno avrebbe niente da dire.

ENZO ZENNARO- Nel fare queste cose, prendere la ghiaia e toglierla dagli alvei, molto spesso la riutilizziamo, qualche volta sono le ditte del settore che ce la chiedono, ma accade anche che il mercato è bloccato o molto depresso, non si costruiscono più case e siamo in attesa di non so quanti milioni che dovrebbero entrare sul mercato con la Pedemontana come materiale di esubero; ma il valore a metro cubo della ghiaia e degli inerti è così basso che i margini per chi ci lavora sono vicino allo zero e quindi manca la convenienza per una impresa; sempre più difficile arrivare al culmine di questo discorso tanto che come ho detto un nostro bando su iniziativa della Regione per interventi a compensazione cioè a costo zero per il prelievo della ghiaia in cambio di un’opera di contenimento non ha avuto praticamente concorrenti. Richieste sì, ma non c’è stata la coda a chiederci la ghiaia offrendo il resto. Ora stiamo valutando con tutte le prudenze dovute e con qualche fatica si va avanti.

MARCELLO VEZZARO- Si vogliono tutelare tanti interessi e rispettare tante resistenze che poi si scontrano tra di loro e non ne prevale nessuno. Camminano tutti assieme e però si ostacolano e rimane invece la paura di chi subisce la mancanza di cura verso la sicurezza della gente. Occorrono procedure veloci, tipi controllo diversi, semplici ma efficaci. Si può dare un altro spunto, ma bisogna volerlo fare altrimenti si mette succede che dopo aver messo in gioco la problematica, la si discute, ma non si fanno passi in avanti. Se ci sono due miliardi e mezzo per il Veneto domandiamoci quanto costa il Mose di Venezia: lo facciamo un parallelo calcolato sulle necessità, le urgenze e le priorità?

ENZO ZENNARO- L’insieme degli interventi previsti per tutta la regione veneta tutto compreso, anche l’apporto dei Forestali, anche i lavori, tutto, costa come uno solo dei nuovi bombardieri che l’Italia sta comprando… Termino però con una parola di ottimismo: stiamo lavorando in particolare a Vicenza dove presenteremo una serie di progetti a partire dal 2013 e abbiamo anche iniziative con la protezione civile, letture tecniche sul territorio, monitoraggio delle piene ecc. Per dire che oltre alle opere è stata messa in cantiere una forte azione sui comportamenti perché come ho detto più volte la questione è anche legata alla disponibilità culturale della gente. La strada deve essere anche questa.

 

nr. 39 anno XVII del 10 novembre 2012

 

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