NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Due anni dopo sempre a rischio di alluvione

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Due anni dopo sempre a rischio di alluvione

Burocrazia e lentezze: ma la burocrazia è necessaria purché non ammalata…

Due anni dopo sempre a rischio di alluvione (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)MARCELLO VEZZARO- Si confonde burocrazia con trasparenza. Per garantire trasparenza si fanno sempre più norme che diventano immediatamente burocrazia. Ci devono essere strade diverse, controlli precisi su che cosa viene fatto dagli uffici della burocrazia. Trasparenza è questo, la verifica che qualcuno opera su come si procede e su che cosa si sta facendo. Invece si mettono pezze di fortuna rappresentate da nuove norme e nuovi timbri e qui ci si insabbia sempre di più. Il nostro paese di burocrazia sta morendo. Accanto c’è sì la mancanza di fondi, ma anche di volontà: negli anni si è deciso che siccome non pioveva troppo si potevano usare quegli stessi soldi per fare dell’altro. Bisogna chiederci se nell’intereresse della comunità non è il caso di salvaguardare comunque il territorio anziché spendere magari per un paio di sagre in più. Certo che poi esiste anche una pesante questione legata all’urbanistica, e cioè la costruzione e zone produttive e di case a ridosso dei fiumi.

Un esempio da Passo di Riva dove dopo l’alluvione del 66 e il crollo del ponte è cresciuta una vera foresta nel letto dell’Astico da Montecchio Precalcino fino alla confluenza col Tesina e quella foresta se venisse sradicata da una piena particolarmente violenta…

Due anni dopo sempre a rischio di alluvione (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)ENZO ZENNARO- Ci sono vari problemi che intervengono. La manutenzione era sicuramente più frequente e c’era prelievo costante delle ghiaie. Dopo lo scandalo delle ghiaie del Piave è scoppiato il terrore di dare concessioni nei corsi d’acqua per cui si è cominciato a lasciare le cose com’erano perché le autorizzazioni implicavano responsabilità pesanti che sono state rifiutate dagli enti pubblici. Il Timonchio è pieno di ghiaie nonostante i nostri interventi che sono però anche serviti ad allargare gli argini e ad alzarli. Ma partendo da una situazione di trascuratezza generale non basta più la sola garanzia della manutenzione annuale, occorre recuperare una situazione di abbandono lunga negli anni. Non ha aiutato l’insieme delle deleghe ai vari enti competenti perché se in partenza c’era competenza del magistrato alle acque e consorzi idraulici poi c’è stata fase intermedia con la gestione della Regione; ora finalmente si è ricompattata la competenza idraulica sotto il diretto controllo della Regione per cui alcune delle situazioni più intricate si sono chiarite e si chiariranno ancora di più. Dopo di che occorrono anche le risorse. Ridefinite le competenze e avvenuta la presa di coscienza da parte di tutti sul rischio idraulico, ecco che il quadro è meglio disegnato perché abbiamo a che fare con una complessità di temi che non si possono racchiudere nella sola competenza del Genio civile: possiamo fare interventi e assicurare un certo grado di gestione, ma bisogna capire che se oggi stesso fossimo al massimo di tutte le realizzazioni che tutti auspichiamo, senza un’azione continua di manutenzione nel giro di quarant’anni saremmo agli stessi punti in cui ci siamo trovati due anni fa: se l’uso del territorio è lo stesso dei quartant’anni precedenti  le condizioni sarebbero esattamente le stesse. La questione è strategica e culturale assieme, una consapevolezza complessiva che si raggiunge passo dopo passo. Il 2010 ha insegnato sicuramente molto a tutti perché ha lasciato un segno. Bisogna naturalmente far tesoro di quella esperienza così dolorosa. C’è anche più confronto della comunità con le amministrazioni e la protezione civile, con il volontariato. Un insieme indubbiamente utile anche al di là di quanto possono produrre i tecnici e la ricaduta è positiva anche in presenza di eventi gravi. L’alluvione in se’ non ha rilievo finché non si calcolano i danni che produce, quello è il vero rischio idraulico, e coinvolge naturalmente anche l’urbanistica perché finché si costruisce a ridosso dei fiumi capita quel che capita. Nel 2010 ero a Padova ed ho visto allagamenti spaventosi in piena campagna di intere zone artigianali e industriali che scriteriatamente sono in quella posizione e quelle aree sono state “popolate” magari solo venti anni fa.

MARCELLO VEZZARO- Se però le priorità sono da considerare bisognerebbe cominciare con il rispettare il principio che la sicurezza si ottiene mantenendo il controllo sui fiumi e i loro alvei. Gli ostacoli invece sono troppi, si dice che è inutile investire in questo settore perché ci sono difficoltà dovute al fatto che si vanno a toccare interessi importanti e allora ci si ferma. La cultura delle priorità e delle responsabilità deve essere invece la prima preoccupazione. Si sta andando ora verso un percorso in cui i responsabili sono riconoscibili. Il cerino non può rimanere in mano come al solito al sindaco o all’assessore competente di turno.

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