NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Le luci della discordia

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Le luci della discordia

Carlo Negri, segretario di “Cieli Perduti” dell’Osservatorio di Crespadoro: «Noi con le mani legate: facciamo solo le segnalazioni all'Arpav che poi procede»

Le luci della discordia (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Il nome dell'associazione, "Cieli perduti", non avrebbe bisogno di ulteriori commenti. E la dice lunga sullo stato d'animo di un gruppo, formato esclusivamente da volontari, sorto nel 1999 a Valdagno, la cui sede dal 2008 è stata trasferita presso l'Osservatorio astronomico a Marana di Crespadoro. «La passione per questa scienza – spiega Carlo Negri, segretario di “Cieli Perduti - Astronomia Alto Vicentino" (questo il nome per esteso) e segretario di “Veneto Stellato”, che si occupa direttamente di inquinamento luminoso – è in aumento, come dimostrano sempre i pienoni che registriamo in occasione delle nostre iniziative. Noi però come coordinatori siamo appena una decina e non possiamo fare molto per fermare la corsa all'utilizzo di luci che spesso avvengono in maniera sbagliata. Abbiamo le mani legate e non abbiamo titoli per muoverci in alcun modo: l'unica cosa che possiamo fare è una segnalazione dettagliata all'Arpav, che poi può procedere nei confronti di un privato o di un ente pubblico».

«In realtà le situazioni che possiamo risolvere noi - aggiunge Carlo Negri - sono solamente una piccolissima parte di tutte quelle esistenti in Italia. La verità è che i sindaci, da noi stessi interpellati per renderci conto della situazione, ci spiegano che per mettere a norma tutti gli impianti sarebbero necessari soldi che non hanno a disposizione e quindi appare abbastanza chiaro che i problemi non verranno risolti. L'altra problematica che ci sta a cuore è il fatto che anche nelle nuove opere vengono eseguiti lavori contrari alla logica e anche alla normativa: nella piazza di un centro della vallata dell'Agno sono appena state posizionate delle luci a terra, ma indirizzate verso l'alto, con il doppio svantaggio che non sono utili per chi cammina e provocano inquinamento luminoso».

L'appuntamento più prestigioso, organizzato dall'associazione vicentina proprio a Marana di Crespadoro, sono "Le notti delle stelle cadenti" che ogni anno si tengono in concomitanza con la notte di San Lorenzo, in calendario l'estate scorsa da venerdì 10 a domenica 12 agosto. Anche nel 2012 l'evento ha richiamato un folto pubblico che ha potuto ammirare le osservazioni del cielo grazie al telescopio "RC 360 Astrotech" con montatura GM2000 QCI e SC Meade 10 LX 200, dotato di cupola in acciaio automatizzata del diametro di 5 metri. Nella sala conferenze è invece presente il videoproiettore W-Screen HDMI, collegato in diretta con il telescopio principale. La struttura garantisce anche alloggiamenti per la notte, per gli appassionati astrofili provenienti da fuori regione.

«Quanto sta accadendo a Roma è davvero paradossale - conclude Carlo Negri - in quanto confidavamo che proprio in base alla spending review ci fosse un riduzione dell'illuminazione pubblica proprio con lo scopo di ridurre i costi a livello nazionale. Alla nuova normativa abbiamo cercato di dare il nostro contributo alternandoci per circa due mesi a Roma, a puro scopo di volontariato e a nostre spese, affiancando il "supertecnico" Bondi. In realtà attraverso il percorso che sta facendo l'Uni, che è una società privata e in qualche modo controllata dai produttori di energia, il rischio è che il numero di luci ma soprattutto la potenza vadano ad aumentare in un futuro anche abbastanza vicino».

 

Sergio Ortolani, docente del Dipartimento di astronomia dell'Università di Padova: «Ad Asiago certe osservazioni non sono più possibili, costretti ad andare all'estero»

Le luci della discordia (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)«Ad Asiago da diversi anni certe osservazioni non sono più possibili e questo ci obbliga ad andare in trasferta alle Isole Canarie o in Cile, con costi e oneri comprensibilmente molto alti». È quanto afferma Sergio Ortolani, professore ordinario del Dipartimento di fisica e astronomia "Galileo Galilei" dell'Università di Padova che per molti giorni all'anno opera nei due osservatori astronomici dell'Altopiano dei Sette Comuni, tra i più sofisticati a livello mondiale. «Tutte le luci della pianura, quindi delle province di Vicenza e Padova, creano un danno alle osservazioni fatte da Asiago, dove all'inizio degli Anni Sessanta le luci di fatto non esistevano e c'era un buio quasi assoluto. Basti pensare, tanto per dare un ordine di grandezza che solo il comune di Padova, direttamente o attraverso le sue consociate, gestisce 30 mila punti luce».

Il professor Ortolani giudica positivamente l'unica legge nazionale sull'inquinamento luminoso. «Era attesa da anni - dice con soddisfazione il docente, che è anche referente per gli osservatori sparsi in Veneto sull'inquinamento luminoso - sinora c'è stata un'autentica anarchia. Anche a nome dei miei colleghi posso dire di essere felice della decisione del Governo che obbligherà ad un utilizzo diverso di luci pubbliche e private. Sino ad ora tutta la normativa è stata sorretta da leggi locali, diversi di regione in regione: il tutto ha provocato diverse sfumature e interpretazioni che hanno sinora creato un autentico caos che non ha danneggiato solo il lavoro degli astronomi ma anche tanta confusione tra i produttori di lampade e imprenditori del settore».

Proprio nell'Altopiano vicentino, a metà degli Anni Novanta, si registrò il primo caso in Italia di inquinamento luminoso, finito in Tribunale, che vide opposti da una parte l'Università di Padova e dall'altra una discoteca del comune di Roana, che nei fine settimana utilizzava dei potenti fari sparati verso il cielo. Una “moda” peraltro utilizzata anche da altre discoteche del Vicentino e ora proibita.

«La legge del Governo - conclude il professor Ortolani - non porterà allo spegnimento delle attuali luci, ma avrà il vantaggio di fare chiarezza. Non si tornerà indietro, ma almeno si fermerà l'escalation della crescita dell'inquinamento luminoso, che negli ultimi anni è stata massiccia in maniera preoccupante. Noi ad esempio siamo dell'avviso che le luci che ha un centro commerciale alle 8 di sera, quando è aperto al pubblico, dovrebbero abbassarsi notevolmente o spegnersi dopo la chiusura. E anche certe strade non vanno illuminate di più, ma illuminate meglio nei punti pericolosi. Il pericolo se non venisse approvata questa legge è che le luci diventerebbe così insostenibili che nessuna osservazione fosse più possibile dal nostro Paese. Consideriamo ad esempio che dalla pianura la Via Lattea, dichiarata dall'Unesco patrimonio dell'umanità, di fatto è ormai impossibile da vedere».

 

nr. 40 anno XVII del 17 novembre 2012

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