NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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Il corpo delle immagini

A casa Gallo allestita una esposizione di fotografie di Giuliano Francesconi, un “album” dagli anni ‘70 ad oggi che propone “la percezione di una realtà profondamente nascosta”

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Il corpo delle immagini

Il corpo delle immagini (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Oltre quaranta opere dell'artista vicentino Giuliano Francesconi, dagli anni ’70 ad oggi, sono le protagoniste della mostra fotografica "Il corpo delle immagini" che si inaugura sabato 24 novembre alle 18 a Casa Gallo di Palazzo Brusarosco Zaccaria, sede della Biblioteca Internazionale La Vigna di Vicenza. Realizzato in collaborazione con l’assessorato alla cultura del Comune di Vicenza, il percorso espositivo racchiude il modo di comunicare di Francesconi, il suo modo di esporsi, di interagire con il mondo esterno tramite un’attenta ricerca di forma e sostanza, con la quale l’artista guida lo sguardo dello spettatore verso una nuova esperienza: la percezione di un realtà profondamente nascosta. La creazione artistica, che in questo caso si realizza nella fotografia, si basa quasi sempre su un dialogo con l’interiorità dello spettatore e ha la capacità di svelare particolari della realtà altrimenti nascosti alla vista. Questo è particolarmente vero per l’autore di questa mostra fotografica, come ha sottolineato l’assessore alla cultura Francesca Lazzari, a partire da quel filo spinato, simbolo e denuncia di tutte le violenze e violazioni della storia, scelto per la locandina.

L’esposizione fotografica propone un viaggio di corpi surreali che parte dalla serie di diapositive degli anni ’70, passando per le opere fotografiche realizzate negli anni ’90, per arrivare infine alle nuove esperienze creative dell'anno in corso. La ricerca attuale di Giuliano Francesconi si concentra su oggetti senza vita, decadenti, secchi e arrugginiti dall’inesorabile trascorrere del tempo, che diventano potenti protagonisti di veri e propri frammenti interiori dell’artista stesso. Il filo spinato, protagonista importante di una serie, è simbolo e denuncia dell’odio, dei soprusi e della violenza psicologica tra le persone, rappresentate proprio da quell’aggrovigliarsi di nudi fili corrosi. I petali e le foglie avvizzite di rose ormai secche raccontano di momenti e passaggi che sembrano rinascere con la luce, prolungandone l’esistenza. È la stessa luce che penetra reperti ormai abbandonati come le lattine di carni e patate "made in Bulgaria" della prima guerra mondiale, che attirano l’attenzione del fotografo per il loro intrinseco messaggio: cibo per uomini pronti a sparare. Le opere fotografiche degli anni '70 sono invece realizzate tramite l' esasperazione della materia con fuoco, fiamme, colle e inchiostri.

Il corpo delle immagini (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Le immagini fotografiche degli anni '90 appartenenti ad "Ombra rubata" (titolo di un'importante mostra fotografica personale del 1998 di Francesconi in Basilica Paladiana) rappresentano al meglio il pensiero del fotografo, da sempre convinto sostenitore della tesi che gli oggetti inanimati possiedano una loro vita segreta. Il soggetto di queste fotografie diventa infatti un abile attore diretto dalla regia del fotografo. Il sapiente gioco di luce, creatrice di spazi e buio, che conduce all'infinito, crea la dicotomia: concetto chiave di tutta l'esperienza artistica di Francesconi. Interessante si rivela anche il dialogo che si instaura tra le fotografie e lo spazio di Casa Gallo, mirabilmente restaurato negli anni ’60 da Carlo Scarpa. Il luogo espositivo è ricco di personalità e di un carattere preciso, che l’architetto veneziano ha saputo far emergere dalla struttura del palazzo. L’esposizione si inserisce in questo contesto arricchendolo di una sensibilità contemporanea, valorizzando e lasciandosi valorizzare dalla struttura.

Per parlare di questa nuova mostra a Casa Gallo abbiamo incontrato l'artista vicentino.

Perché ha scelto questo titolo per la mostra? Le immagini hanno un corpo? E gli oggetti possiedono una loro vita?

«Il titolo della mostra è ispirato alla raccolta di poesie di Alda Merini, 'La carne degli angeli'. Ho sempre amato questa grande poetessa e la mia mostra fotografica nasce anche grazie alle sue preziose rime. Il corpo delle immagini racchiude il mio modo di comunicare, il mio modo di espormi, di interagire con il mondo esterno. È il corpo della mia vita. Mi chiede se le immagini hanno un corpo... certo che sì. Gli oggetti inanimati possiedono una vita segreta molto intensa. Il corpo dell’immagine diventa un abile attore diretto dalla regia del fotografo. L'oggetto può essere sempre lo stesso ma l'effetto sorprendentemente è sempre diverso: si può tramutare in un pensiero, in un’intuizione, in un presagio, in una presa di posizione, in un’angoscia, in un’ironia, in una rievocazione della figura umana. I corpi surreali delle mie fotografie non sono quelli di una persona ma immagino sempre che essa ci sia, illusoriamente e prepotentemente presente».

Il corpo delle immagini (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)

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