Il filo spinato scelto per la locandina è simbolo e denuncia di tutte le violenze. Come possiamo attualizzarlo oggi, in un momento di grande crisi di valori e di cultura?
«Il filo spinato, protagonista importante di una serie di immagini, è simbolo e denuncia dell’odio, dei soprusi e della violenza psicologica tra le persone, rappresentate proprio da quell’aggrovigliarsi di nudi fili corrosi. Non è solo un'immagine di protesta contro le guerre e le tirannie, ma anche una fonte di denuncia contro tutte le sottili forme di mancanza di rispetto della società odierna».
Lei si concentra spesso su oggetti senza vita, seccati e arrugginiti dal trascorrere del tempo. Quale riflessione c'è alla base di questa scelta?
«La mia ricerca si concentra su oggetti decadenti, secchi e arrugginiti dall’inesorabile trascorrere dell’esperienza terrena. Le rose se ne vanno, muoiono ma mantengono il loro lieve profumo anche se secche e avvizzite. Se le stringo bucano le mani con le loro spine, le sento ancora vive e indago la loro anima prolungandone l’esistenza: le riporto così in vita illuminandole con la luce. E con la stessa luce penetro reperti ormai abbandonati come le lattine di carni e patate della prima guerra mondiale, che attirano la mia attenzione per il loro intrinseco messaggio: cibo per uomini pronti a morire».
Qualcuno ha detto che l'arte può "salvare il mondo"... è d'accordo con questa teoria?
«Io non mi considero un artista, ma un piccolo fabbro nella sua officina scura, solo con il ferro incandescente, con i suoi suggestivi colori blu, rosso e infiniti arancio che sono l’essenza delle mie meditazioni e l’essenza del mio desiderio. Insita nelle mie immagini è la speranza di una vita migliore, di una rinascita, di un’ uscita di sicurezza, come usava dire lo scrittore filosofo francese André Gide. È onnipresente una forte interiorità e sensibilità: concetto-chiave che può davvero portare a migliorare se stessi».
La sede espositiva è la prestigiosa Casa Gallo: che rapporto vede tra la sua arte e l'architettura, di cui Vicenza è portavoce nel mondo? Può un luogo come questo valorizzare ancora di più un' iniziativa culturale?
«Sono onorato di esporre nella bellissima sede di Casa Gallo e certo non posso negare la difficoltà nel gestire e nell’ allestire gli spazi. L’imponente presenza e forza di Carlo Scarpa è percepibile, com’è giusto che sia, in ogni angolo dello spazio architettonico. Io non posso competere con lui: le pareti non si possono toccare. Assieme a validi esperti, ho cercato di creare un dialogo tra le mie fotografie e lo spazio di Casa Gallo, inserendole nel contesto ed arricchendolo così di una sensibilità contemporanea, tesa a farsi valorizzare proprio dalla struttura».
Le grandi iniziative culturali che stanno movimentando Vicenza in questi mesi saranno a suo parere durature? Lasceranno un segno nel futuro, o c'è il rischio che siano solo occasioni passeggere?
«Le iniziative culturali che impreziosiscono la nostra città sono fondamentali. Vicenza è una città bellissima, che io ho sempre amato nel profondo, fin dalla mia gioventù e trovo che si presti perfettamente ad ospitare eventi culturali. Sono preziose occasioni per far rivivere la vera anima della città palladiana, sede fin dal Medioevo di grande fermento artistico e e culturale. L'impatto di manifestazioni artistiche ed eventi legati al mondo dell'arte hanno un potere e un ruolo economico sociale molto importante: solo così la vitalità e l’attivismo di Vicenza rinascono permettendole di sfoggiare la bellezza del suo patrimonio artistico».
La mostra di Vicenza, a ingresso libero, si potrà visitare fino al 16 dicembre, il giovedì e venerdì dalle 16 alle 19, il sabato e la domenica dalle 10.30 alle 13 e dalle 16 alle 19. Inoltre al Bar Borsa, sotto la Basilica, si potranno ammirare due installazioni grafiche in relazione con l'esposizione a Casa Gallo. Attraverso un grande adesivo forato, che rappresenta l'occhio umano, quindi quello del fotografo, si potranno vedere due foto di Giuliano Francesconi. Giuliano Francesconi, fotografo pubblicitario, vive e lavora a Vicenza e collabora con aziende italiane e internazionali dalla fine degli anni ‘70. Il suo profondo interesse per questo genere di arte fotografica lo porta ad approfondire sia in termini visuali che simbolici lo studio della luce e delle interazioni tra soggetto e spazio, traendo ispirazione dalla pittura rinascimentale e dall'arte contemporanea. Le mostre personali e collettive derivate da queste esperienze hanno suscitato consensi e recensioni sulle più importanti riviste di fotografia in Italia e all'estero.
nr. 41 anno XVII del 24 novembre 2012