NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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La maxiprovincia nel Veneto: chi l’ha capita?

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La maxiprovincia nel Veneto: chi l’ha capita?

Esiste un modo per rispondere effettivamente alle indicazioni che i sistemi in vigore in Europa ci danno indirettamente?

La maxiprovincia nel Veneto: chi l’ha capita? (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)GIUSEPPE SBALCHIERO – Io penso la politica europea viene sviluppata dai grandi paesi a scapito dell’Italia il che vuol dire che la politica che non abbiamo in Italia c’è ancora meno in Europa. Prendete la politica sulla sicurezza che è diversissima tra noi e tutti gli altri: in Germania entri in un ristorante e normalmente attraversi le cucine per andare al tavolo. Prova a farlo in Italia e vedrai che cosa succede. Questo vuol dire che non ci sono le stesse regole per tutti e che il nostro peso è inconsistente.

LUIGI DALLA VIA- Noi a Schio nel nostro piccolo lavoriamo per l’integrazione ad esempio con tutti i Comuni della Valleogra e con una convenzione mettiamo assieme tutti i servizi: bisogna superare diffidenze dei cittadini e anche dei dipendenti, la burocrazia reagisce come accade normalmente quando vuoi modificare qualcosa in un lavoro: abbiamo fatto sempre così per cui… Invece è indispensabile che attorno alle novità ci sia un buon consenso che aiuti la politica. L’ente provincia deve diventare un ente di secondo livello; il cittadino dove eleggere il livello statale il sindaco e la regione. Dopo di che in dipendenza delle caratteristiche locali occorrono aggiustamenti e l’organizzazione deve diventare adattabile alle esigenze anche particolari ma sempre con la chiarezza delle scelte e secondo le necessità. Aggiungo che in questa riorganizzazione c’è un altro tema interessante per le imprese ed è la ridefinizione dei compiti del pubblico: il pubblico deve essere un regolatore della realtà ma il resto può essere il mercato a determinarlo, sempre naturalmente nel quadro di orientamenti e regole molto precisi.

La maxiprovincia nel Veneto: chi l’ha capita? (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)Che significato ha che lo sportello unico di Arcugnano ad esempio chiuda se invece rappresentava una necessità emergente del mondo produttivo di tutta quell’area? Quali sono i meccanismo da far scattare?

LUIGI DALLA VIA- Diciamo che l’esperimento dello sportello unico non è stato dappertutto entusiasmante. Ora però a Schio abbiamo lo sportello unico per tutte le autorizzazioni delle imprese ma con una sola entrata che è telematica. L’azienda non chiede più autorizzazioni ad altri se non al SUAP che sta diventando una realtà efficiente. Resistenze quante ne volete, enti pubblici che all’inizio non volevano i file ma invece chiedevano la copia dei documenti in carta. Per dire che abbiamo visto davvero di tutto: eppure stiamo cambiando questa realtà.

GIUSEPPE SBALCHIERO – L’esperimento di Schio è prezioso, ma ad esempio le ulss sulla sicurezza esprimono disfunzioni paurose perché cambiano le regole da zona a zona. Bella l’esperienza di Schio, ripeto, dove non si vuole più avere montagne di carta sul tavolo; è un esempio da seguire e spero verrà seguito. Questa soluzione non deve essere più ristretta a Schio ma deve diventare regola per tutta la regione e l’interpretazione delle leggi non può essere affidata alla singola persona, al singolo funzionario. Per questo l’imprenditore va in Karinzia o in Slovenia a rischio di fregature che conosciamo, ma tutto va a discapito del nostro sviluppo.

GIGI COPIELLO- Sono assolutamente d’accordo con Dalla Via: occorre arrivare ad un calo sensibile dei centri di decisione ma certo che 580 Comuni e 7 province rappresentano invece tuttora un sistema a dir poco anacronistico se raffrontato al mondo che abbiamo intorno; non diamo ai cittadini specie di questi tempi nessuna risposta. È la macchina che è in discussione; dentro questo mio cellulare potrebbe starci tutta l’anagrafe del Veneto e non ne servirebbero affatto 582, tra l’altro ciascuna con il proprio criterio. Guardate che non c’è solo Schio; nel Sampierese accorpando i servizi su una base di circa centomila abitanti con metà dei costi anno ottenuto di fornire all’utenza il triplo dei servizi. Il che vuol dire che si può. Non vedo che cosa ancora si possa aggiungere di più evidente.

 

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nr. 44 anno XVII del 15 dicembre 2012

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