NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Dentro la città la storia di una famiglia

È ambientato tra gli ultimi anni della Seconda Guerra e le elezioni del 1948 il primo romanzo della vicentina Anna Tonello

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Dentro la città la storia di una famiglia

Dentro la città la storia di una famiglia (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)"Era di primo pomeriggio quando sentimmo bussare alla porta, mamma che aspettava un'amica non chiese chi fosse e andò direttamente ad aprire e sulla soglia c'era il papà! Per la sorpresa restammo come paralizzate: nessuna di noi riuscì a muoversi o ad aprire bocca. A parte tutto ciò che mi avevano raccontato, di mio padre avevo solo dei flash e delle sensazioni: un sorriso allegro e un corpo forte e tonico che mi stringeva e mi dava sicurezza. Era tutto quello che mi era rimasto dopo l'ultima sua licenza, ottenuta al termine di un durissimo corso per Arditi Paracadutisti che lui aveva frequentato a Roma prima di essere mandato in missione. Nonostante fossero passati più di due anni, non ebbi incertezze: era proprio il mio papà".

Con queste parole semplici e accorate, la vicentina Anna Tonello racconta, nel suo esordio letterario Fino a guerra finita - Una storia vera (La Serenissima Editrice - Vicenza), il commosso incontro di lei bambina con il padre impegnato nella Seconda Guerra Mondiale, tracciando un affresco realistico e toccante di una famiglia vicentina nel momento del tremendo conflitto armato. Sullo sfondo c'è Vicenza, quella degli anni difficili, con le sue macerie e le sue cicatrici, ma anche con le speranze di un nuovo futuro e di una nuova vita dopo tanta morte e sofferenza. Una città vista attraverso gli occhi di una bambina diventata poi donna e madre, una bambina che si pone domande alle quali non sempre si riesce a dare risposta, perché forse per certe domande una risposta non c'è.

Il libro, presentato nei giorni scorsi presso la sede dell'editrice Serenissima in centro storico a Vicenza alla presenza dell'editore Alberto Brazzale, racconta gli ultimi anni della guerra – a partire dal primo bombardamento di Vicenza del Natale 1943 – e l’immediato dopoguerra fino alle elezioni del 1948. È la storia di una famiglia inscritta dentro la storia di una città che si trova ad essere vittima di due forze contrapposte: l’occupante e il liberatore. E dentro tanti avvenimenti, per lo più disastrosi, ma non solo, e tante persone che di tali avvenimenti sono state protagoniste. Ci sono i due Vescovi che hanno Guidato la diocesi durante il conflitto, e due preti straordinari che, in forme e modi diversi, hanno dato il proprio personale contributo volto a sollevare molte situazioni difficili per la popolazione della città. C’è infine la liberazione, e successivamente i fatti più salienti della storia di una nazione che si avviava a recuperare una “normalità” per proiettarsi verso un futuro tutto nuovo.

Quando non molto tempo fa è mancata mia madre - si legge nell'introduzione - oltre al dolore della perdita, ho improvvisamente percepito che lei – memoria storica della famiglia – aveva portato con sé tutto il suo bagaglio di esperienze e di saperi, la conoscenza di tanti avvenimenti che avevano direttamente o indirettamente fatto parte della sua vita e della mia famiglia. Un’esistenza, la sua, che ha percorso novantadue anni, gran parte dei quali tumultuosi e difficili, ma anche di profonde trasformazioni, di crescita e di grandi speranze: le guerre, la ricostruzione, il boom economico... Insieme a lei ho vissuto gran parte di tutto questo a cominciare da quella che per lei, nata nel 1916, fu la seconda guerra della sua esistenza. Sono fatti lontani, nel tempo il ricordo si attenua perché sempre nuovi eventi si impongono alla nostra attenzione; inoltre il moderno sistema di comunicazione, che favorisce la velocità piuttosto che l'analisi e l'approfondimento, tende a privilegiare l'attualità in quanto immediatamente percepibile. Penso che la conoscenza del passato sia una ricchezza che va gelosamente conservata e per questo motivo voglio lasciare memoria degli avvenimenti che ho vissuto di persona e di quelli raccontati da mia madre, affinché i miei nipoti e forse non solo loro possano, nel progettare il futuro, tenere conto di un passato che ci ha portati ad essere ciò che siamo adesso.

Dentro la città la storia di una famiglia (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Anna, perché questo libro sulla guerra, un argomento sul quale in molti hanno già scritto?

«A differenza dei libri di storia che descrivono soprattutto i fatti accaduti, volevo mettere in risalto che dietro tali fatti esistono persone che li hanno vissuti. Di solito di queste si parla solo collettivamente, ma le loro storie, che pure vanno a comporre la Storia, restano generalmente marginali, se non per l’iniziativa di qualcuno che senta l’esigenza di farne memoria. Solo così si può descrivere la precarietà, lo sconforto, l’orrore dai quali tuttavia la maggior parte delle persone non si è lasciata sopraffare, ma facendo leva su ogni possibile risorsa residua con coraggio e ingegno ha trovato la forza di andare avanti e sperare».

Dentro la città la storia di una famiglia (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Come fu quell’esperienza tragica vista con gli occhi di una bambina?

«Quella bambina, nel suo percepire la realtà, non era cosciente di ciò che mancava: cibo, abiti, riposo, tranquillità; non aveva un prima con cui fare il confronto e, per assurdo, accettava la situazione come se non potesse essere diversa. Non capiva, ad esempio, perché talvolta la sera la mamma e la nonna mangiassero dopo di lei: solo più tardi ha capito che loro, nel volerle garantire un minimo di sazietà, cenavano con gli avanzi, sempre che ne restassero. Ma, per fortuna, allora questo lei non lo avvertiva, ed era contenta anche di quel poco che aveva».

Una delle pagine più commoventi è quella dell’incontro con suo padre, di ritorno dal fronte…

«Non trovo di meglio che rifarmi al brano del libro, dove lascio campo libero alla folla dei sentimenti... A quel punto lui spalancò le braccia e finalmente ci sbloccammo: in un attimo gli fummo accanto stringendoci l'un l'altro, parlando, ridendo e piangendo contemporaneamente. Le frasi appena iniziate venivano subito interrotte dall'urgenza di formularne altre che partendo dal cuore si affollavano nella mente e mancava lo spazio per dire, chiedere, rispondere, quasi a voler recuperare tutto e subito ciò che per tanto tempo era mancato e solo tenacemente sperato. Furono momenti concitati ai quali si dovette mettere, sia pure provvisoriamente, un punto, per poter rifiatare, recuperare un minimo di tranquillità per capire come gestire la marea di sentimenti».

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