NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Dentro la città la storia di una famiglia

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Dentro la città la storia di una famiglia

Dentro la città la storia di una famiglia (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Nel libro lei parla degli ultimi giorni di guerra, e del primo di pace; ce li racconta?

«Gli ultimi giorni di guerra furono, se possibile, ancora più orrendi: coscienti che si era ormai alla fine, tedeschi e fascisti accentuarono la loro crudeltà; non si distruggeva più per necessità, sia pure distorte, ma quasi con lo scopo di rendere ancora più penoso anche il dopo; si uccideva per poco – so di un tale che fu ammazzato solo per potergli sottrarre la bicicletta con cui fuggire – e queste morti sembravano più assurde che mai. Si può quindi capire come, dopo tanta attesa, l’ingresso degli alleati sia stato accolto con un generale senso di sollievo, con una gioia che veniva espressa nelle forme più diverse. Tuttavia, come spiego nel libro, anche in quel giorno qualcuno aveva seri motivi di inquietudine».

Durante la presentazione lei ha detto che "…quando è finita la guerra io non sapevo nemmeno cosa fosse la pace…".

«Dopo gli anni del conflitto non fu cosa semplice rientrare nella tanto desiderata normalità: i lutti e i guasti prodotti nell’anima delle persone e nell’ambiente avrebbero prolungato di molto il periodo di emergenza. Per vivere davvero la pace ci vuole un cuore pacificato, e ciò esige un tempo di decantazione e di educazione. Io, ad esempio, pur avendo tanto sentito auspicare la pace, fino a quel famoso 25 aprile non ne avevo ancora potuto fare esperienza».

Dentro la città la storia di una famiglia (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)In un capitolo lei racconta anche la storia del giovane partigiano vicentino Dino Carta.

«Quella di Dino Carta fu una tragedia che toccò da vicino la mia famiglia, perché la sua mamma e la mia nonna erano amiche fin da ragazze. La disperazione dei genitori e delle sorelle ebbe, nel tempo, una sorta di sublimazione perché fu presto riconosciuto il suo eroismo e il suo contributo alla Resistenza. Quindi, il sacrificio di Dino trovò senso e risultato. Questa mia esperienza di vicinanza e condivisione mi permise successivamente di provare un più profondo sentimento di ammirazione e di riconoscenza per tutti i martiri della storia, sotto ogni dittatura e ad ogni latitudine».

Lei ha vissuto nell’ambiente della chiesa vicentina, e dedica tutto un capitolo a don Ottorino Zanon.

«Dopo averlo visto all’opera nel quartiere dei diseredati che descrivo nel libro, per molto tempo non ho più incontrato don Ottorino. È stato solo negli anni sessanta che la mia strada si è nuovamente incrociata con la sua. Nel frattempo lui aveva realizzato il suo progetto originario: formare i giovani ed educarli professionalmente. Ora la Pia Società San Gaetano da lui fondata era proiettata verso altre mete: l’indole profetica di don Ottorino aveva anticipato alcuni contenuti del Concilio Vaticano II, che venne quindi a confermare le sue intuizioni circa la pastorale ministeriale e missionaria. Molti sono i sacerdoti e i diaconi che si sono formati nella Congregazione, che don Ottorino considerava una porzione della Chiesa universale, e da quella casa si sono distribuiti nelle diocesi più sperdute o in difficoltà, dal sud dell’Italia all’America Latina, all’Europa dell’est, con un’opera di evangelizzazione intesa non solo come annuncio, ma soprattutto come promozione della persona, che ha dato risultati meravigliosi. Ricordo che, durante una vacanza con la mia famiglia sullo Ionio, andai più volte a trovare don Guido, uno dei suoi preti, pastore di una parrocchia di periferia a Crotone, disposta in un quartiere molto difficile non solo perché era una zona rossa, come si diceva allora; i problemi più seri derivavano dalla presenza di malavitosi che vedevano come un pericolo chi, come don Guido, cercasse di ridare dignità e coraggio alle persone più a rischio. Don Ottorino era un uomo che metteva insieme due grandi qualità: una profonda spiritualità, e una grande operosità. Il suo motto era “Con Cristo nel cuore, nella famiglia, nel lavoro”. La sua morte prematura, dovuta ad un incidente stradale, non interruppe l’opera da lui fondata, perché il suo esempio fece da traino per chi rimaneva».

Dentro la città la storia di una famiglia (Art. corrente, Pag. 1, Foto generica)Dalla Vicenza di allora a quella di oggi, come ha vissuto questo enorme cambiamento?

«Se penso alla Vicenza fisica, devo partire dai cumuli di macerie lasciati dalla guerra. Credo che allora ogni cosa che venisse costruita, ogni chiesa e palazzo che fosse restaurato, era visto con grande soddisfazione dalla gran parte della cittadinanza. Le poche voci critiche, che avrebbero voluto più rigore nei restauri e un più lungimirante progetto per i nuovi insediamenti, non furono sufficientemente ascoltate, e quindi la rinascita e la crescita non furono molto armoniose. Oggi c’è più attenzione anche sotto il profilo estetico, storico, architettonico e ambientale, e quindi assistiamo a dei recuperi davvero splendidi. Se penso alla comunità vicentina, trovo molti motivi di orgoglio: un’imprenditoria che ha saputo trasformarsi entrando a pieno diritto nel boom economico, piccoli industriali e artigiani che hanno trovato nicchie di mercato nelle quali inserirsi proficuamente senza dover competere con la grande industria. Anche sul piano culturale c’è stata crescita: varie associazioni ed enti hanno divulgato cultura e promosso la partecipazione di molte persone in ambiti che un tempo erano riservati a pochi privilegiati. Perciò, anche se riconosco che rimane un certo provincialismo di fondo, io sono orgogliosa della mia città e dei miei concittadini».

Nata a Vicenza nel 1940, Anna Tonello ha trascorso il primo periodo lavorativo della sua vita nell'attività artigianale del suo atelier di sartoria. Dopo il matrimonio e la nascita della figlia Monica, decide di cambiare strada e tornare a studiare, iscrivendosi al Seminario Teologico Diocesano, dove porta a termine gli studi di Teologia. In seguito insegna Religione alle Scuole Medie, superando il concorso e terminando il proprio percorso ala Scuola Maffei di Vicenza. Oggi si dedica agli interessi che ha sempre prediletto: la famiglia, il sociale e, ultimamente, la letteratura.

 

nr. 44 anno XVII del 15 dicembre 2012

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