NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Quei sentieri che fanno meditare

di Alessandro Scandale
a.scandale@gmail.com

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Quei sentieri che fanno meditare

C'è un'anima ambientalista nel suo lavoro? Un rispetto per ogni forma di vita?

«Il mio lavoro sui sentieri è partito dall’interesse per la difesa dell’ambiente. I primi passi con il Cai li ho fatti nel gruppo Tutela ambiente montano. Poi il tema della protezione della natura è sempre stato presente anche nella mia attività di insegnante. Ricordo le escursioni in montagna con le classi soprattutto nella zona dove doveva sorgere il Parco del Pasubio e Piccole Dolomiti, se ne parlava diffusamente negli anni ’70. La mia frequentazione della montagna ha avuto due spinte: la prima fu la difesa dell’ambiente, la seconda deriva dalle mie origini: fino ai quattordici anni ho vissuto nella montagna di Lugo a seguire i miei parenti, piccoli allevatori e agricoltori di Calvene, e mio padre che lavorava da stagionale nelle malghe di Lusiana e di Lugo. Quando mi sono laureato, ho fatto la tesi in geografia sull’alpeggio nell’Altopiano dei Sette Comuni».

Quei sentieri che fanno meditare (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Cos'è per lei la natura? Riuscirebbe a vivere in una città senza mai passeggiare in un bosco?

«Quando vedo una giornata di sole, se non la trascorro camminando in montagna o in collina, mi sembra una giornata buttata via. Ammetto che questo comportamento è forse esagerato. Mi accorgo poi che, compilando da anni Guide e affinando gli interessi sulla montagna, faccio fatica a camminare per pura evasione; ci vado se ho un interesse specifico: una iscrizione da controllare, un sentiero da scovare, delle foto da fare, un controllo preventivo perché poi devo portare una comitiva. Non so se questo sia positivo o negativo. Penso che riuscirei senz’altro a vivere in una città. La natura umana è adattabilissima. Mi troverei altri interessi, sempre gravitanti sul sociale».

Cosa si sente di dire a chi frequenta la montagna solo occasionalmente?

«Se uno ci va solo per andare a sciare, gli direi di frequentala ancora meno. Andare a sciare o comprare la villetta in montagna sono approcci violenti con la montagna. Sono attività che spingono a costruire strade, ad abbattere boschi, a creare parcheggi, ad inquinare e a sprecare. Sono attività cresciute grazie a questa bolla artificiale di consumismo generalizzato e di ricchezza precaria che in questi anni ci siamo costruiti e che non so se potremo mantenere in futuro. Probabilmente no. Abbiamo bisogno di un approccio più umile, amorevole, maturo con la montagna. Dobbiamo curare la montagna perché è malata. Dobbiamo tornare alla terra in montagna, a ripristinare le terrazze, i pendii, i boschi lasciati a se stessi e in balia delle frane. Un rapporto più terragno e sofferto con la montagna, ma anche con la campagna e la terra in generale. La maggior parte di noi oggi vede la montagna solo come luogo di divertimento: passeggiate, sci, tempo libero, evasione, vacanza, pic-nic, motocross perfino... In pianura oggi la terra vale solo se è asfaltabile e cementabile. Alla lunga questa è una cosa che non sta in piedi».

Lei è anche accompagnatore turistico, come si avvicina oggi la gente alla montagna?

«Porto frequentemente dei gruppi a camminare in montagna: scolaresche, comitive dell’Università Popolare di Arsiero, del Cai o dei vari Gam locali. La gente apprezza molto non solo il semplice camminare, ma anche il soffermarsi a chiedere, a sentire qualche spiegazione o commento su aspetti naturalistici, storici o etnografici. L’escursionista oggi è più esigente, non va in montagna solo per fare gamba e fiato, non vuole solo vedere, ma anche capire».

Già insegnante di Lettere, scrittore e naturalista, Carollo è da tempo riconosciuto e apprezzato come studioso di vie escursionistiche prealpine e profondo conoscitore di sentieri e percorsi dell'Alto Vicentino. Ha pubblicato numerosi libri sui sentieri di montagna e guide escursionistiche. Nel 2008 ha ricevuto la cittadinanza onoraria di Posina per uno di questi, la guida della Val Posina, con la menzione speciale per il lavoro svolto da molti anni con grande competenza e passione, per custodire e tramandare alle nuove generazioni la storia, l'ambiente e la cultura locale di quelle valli.

 

nr. 45 anno XVII del 22 dicembre 2012

Quei sentieri che fanno meditare (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)

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