Come ve la cavata con il rapporto verso i più giovani? Il dialogo non può essere solo in direzione dei volontari…

Stiamo facendo un lavoro sulle scuole cono 74 interventi nelle medie e alcuni storici che vanno a parlare ai ragazzi di storia e di protezione civile. Per dire che non si tratta semplicemente di guardare al passato. Bisogna fare altro. Ogni anno facciamo ad esempio un campo estivo sulla protezione civile in cui ci sono 25 ragazzi per turno a cui si insegna a dormire in tenda, sicurezza in montagna, meteorologia, spegnimento dei fuochi e molto altro.

Abolita la leva obbligatoria è diminuita fino ad annullarsi o quasi la possibilità di un ricambio delle generazioni tra gli alpini. Come vedete questo stato di cose?

L’ultima classe di leva è stata nell’85 per cui gli ultimissimi militari sono usciti nel 2003. Per l’associazione è il problema più grosso, anche perché inevitabilmente diventiamo tutti sempre più vecchi. Gli unici alpini militari oggi sono solo volontari e sono quelli delle brigate specialistiche. O fanno un anno di ferma e non vanno in missione per il mondo, oppure si raffermano per quattro anni e allora sì che entrano nel gruppo delle brigate specializzate. Per noi il problema è grave perché non c’è ricambio, non ci sono militari delle nostre zone che vanno a fare gli alpini; oggi ci sono più ragazzi meridionali che hanno così una mano dallo Stato per trovare un posto di lavoro, solo che poi alla fine cambiano ed entrano in Polizia o nei Carabinieri e quindi non alimentano il ricambio. Questo è il nostro problema di oggi ed è un problema di difficile soluzione. Il rischio è naturalmente quello di esaurire la nostra presenza per consunzione, per generazioni che si esauriscono. I nostri giovani di oggi vanno dai trenta ai quarant’anni. Rimediamo qualcosa andando nei paesi con passa parola a cercare quelli che hanno fatto la leva negli alpini ma non hanno mai partecipato alla vita dell’ANA, ma si tratta comunque di briciole rispetto a prima.

L’ANA potrebbe tra anni esaurirsi del tutto oppure con il radicamento che continua ad avere sul territorio può trovare ricambi di una certa entità nel volontariato?

Col sistema della mini-naia, un mese o qualche mese, abbiamo portato dentro alcuni giovani. Ma ora non ci sono più soldi per la mini-naia per cui questi ragazzi sono allo sbando. Problema dello Stato, che capirà in ritardo i danni che si è fatto. Dovranno prendere i vigili del fuoco e utilizzare loro soltanto per la protezione civile perché non ci saranno altri a disposizione. Noi diminuiamo dal 2 al 3% ogni anno e in più diventiamo vecchi. Anche per questo dico sempre che chi vuole una sede nuova per il proprio gruppo deve sbrigarsi: tra qualche anno non ci sarà più nessuno disposto a fare il muratore…

Rifornimento molto difficile quindi, quasi senza vie d’uscita…

Così stanno le cose. A livello nazionale abbiamo più volte cercato di far tornare una leva breve magari di tre o quattro mesi, per vedere di avere gente che almeno mastichi un filo di vita militare e disciplinata. Non abbiamo trovato però molto ascolto. Forse non sarebbe accettata a livello sociale, ma io so che parecchi ragazzi dopo la mini-naia di tre settimane hanno manifestato grande interesse e volevano restare. Non è stato possibile, però metà di quei ragazzi ha fatto domanda per diventare alpino militare. Peraltro gli alpini nella riduzione programmata dei militari passeranno da 12mila a 8mila. Questa è la strada indicata dal progetto del governo e non è che ci dia molta speranza su tutto il resto se parliamo di ricambio generazionale. Un vero peccato, perché le dimostrazioni ce le danno gli americani: hanno chiesto sempre di avere nelle missioni all’estero proprio gli alpini; e si capisce, dove andiamo facciamo cose utili, non facciamo guerre se non proprio obbligati a difenderci dal terrorismo. Insomma, non abbiamo possibili Rambo disponibili. Ecco perché.

 nr. 05 anno XIX del 9 febbraio 2013

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