NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Alpini verso un altro raduno nazionale?

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Alpini verso un altro raduno nazionale?

Alla vigilia del 28 febbraio, quando ci saranno le elezioni per il nuovo direttivo e con la prospettiva di un nuovo ritorno a Vicenza dell’adunata nazionale, che cosa ci dice?

Vicenza come sezione sé stante è la quarta d’Italia ma è sicuramente la provincia più alpina d’Italia visto che ha cinque sezioni con Valdagno Marostica Bassano e Asiago. È un appuntamento importante anche perché c’è proprio la prospettiva dell’adunata nazionale che per noi è un grande avvenimento. Stiamo aspettando che il consiglio nazionale di Milano ci dica sì: abbiamo fatto la richiesta per avere l’adunata nel 2016 che è il centenario della Strafe expedition la quale ebbe proprio qui attorno a noi il momento cruciale dal quale poi si passò alla fase finale della guerra e alla vittoria. A questo appuntamento con l’adunata si aggiungono i 150anni dalla consegna della medaglia d‘oro a Vicenza per i fatti del 1848.

Gli alpini li incontriamo costantemente dappertutto anche e soprattutto dove ci sono momenti difficili per la gente: quando ci sono gli alpini a dare una mano i risultati si vedono.

Con la nostra protezione civile c’è la prassi che quando una squadra si muove deve avere almeno 36 ore di autonomia piena, deve potersi mantenere e alloggiare senza pesare sul posto dove si va a portare aiuto. Poi viene la fase di approfondimento con altro, da strutture a uomini in più. Ma la partenza è sempre assolutamente accuratissima per avere il primo risultato certo: dare da mangiare alla gente e trovarle un posto dove dormire. Anche in Abruzzo è successo così e lì siamo restati un anno, per dire che non ce ne andiamo alla svelta come capita per tante associazioni.

La vostra è stata una ispirazione diretta a quella che doveva diventare ed è diventata negli anni la protezione civile nazionale.

Difatti l’idea di creare la protezione civile è nata in Friuli: guardando gli alpini il commissario Zamberletti ha pensato che quel sistema fosse indispensabile e andasse ricreato di sana pianta come organizzazione dello Stato, perché fino a quel momento era un metodo di lavoro che apparteneva solo agli alpini, capaci di interventi rapidissimi per aiutare e poi subito dopo anche per ricostruire. Non per niente in Friuli sono venuti da tutto il mondo a vedere come era stato possibile rifare così bene e così rapidamente paesi e infrastrutture varie.

Alpini verso un altro raduno nazionale? (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)Tra l’altro ricordo che nel caso del Friuli proprio gli alpini ebbero un riconoscimento non proprio secondario perché il loro aiuto in denaro non arrivò allo Stato italiano ma…

È vero, gli USA vollero consegnare agli alpini i 33miliairdi di dollari per la ricostruzione in Friuli ad evitare che i fondi andassero dispersi. Dopo aver lavorato tanto bene allora, la nostra protezione civile è diventata all’occorrenza una entità gestita dal governo ed ha un comitato nazionale che racchiude tutte le forze con però sempre un rappresentante degli alpini inserito. Noi abbiamo 600 volontari per 22 squadre che fanno protezione civile con gruppi specialistici come il sanitario che è importante a livello nazionale, come quello delle trasmissioni o quello cinofilo, tutti in grado di intervenire dovunque. In più dovremmo trovare tra poco la nostra sede di logistica e operativa a Laghetto dove il Sindaco di Vicenza ci ha promesso di darci un capannone da 2500 metri quadri che servirà per deposito e base di operazioni e quartiere generale in caso di bisogno. Dal foro boario siamo stati sfrattati per cui questa soluzione è davvero utile, sarà una sede all’interno del centro di sicurezza; lì porteremo tutto, compresi gli uffici e la colonna mobile che coinvolge tutte le sezioni alpine del Triveneto.

Esiste ancora il pizzico di retorica che qualcuno vuole appiccicarvi ogni tanto oppure è un fatto superato?

Cosa vuole, qualcuno ci dipinge ancora col bottiglione in mano, ma naturalmente siamo occupati in altre cose. Il nostro stare assieme è una virtù, non un vizio, e comunque chi ci vuole bene lo sa benissimo chi siamo e che cosa facciamo. Non abbiamo preoccupazioni di questo genere. La protezione civile è il nostro esercito di punta, ma ci sono anche tutti i gruppi alpini che nei loro paesi sono a disposizione di tutti dal Comune alle scuole: chi ne ha bisogno viene da noi che non siamo i più importanti, ma abbiamo intanto il pregio di esserci e l’altro pregio di dire sempre di sì. In sezione vengono continuamente persone a chiedere aiuto, magari sono volontari e di associazioni benefiche. Abbiamo sempre aiutato tutti.

A proposito delle associazioni, come vi aiuta essere in una provincia dove il volontariato ha numeri addirittura imponenti?

Col fatto che il supporto umano non è mai finito. I nostri 600 volontari di protezione civile ne hanno altrettanti alle spalle pronti a fare lo stesso loro lavoro o ad intervenire in aiuto.

Complicato fare il presidente?

Sì, quando gli uomini vanno fuori debbono usare tutti i dispositivi di protezione individuale e i termini della sicurezza. Il presidente è responsabile di tutto, in fatto civile e penale. Ecco quindi che si tratta di un ruolo molto dispendioso che però ho ricoperto con grande convinzione anche se con grande fatica.

Ma voi fate proprio tutto per la sicurezza o vi può umanamente capitare di distrarvi in qualche occasione?

Il più possibile lo facciamo, questo è certo, ma naturalmente qualcosa sfugge sempre e per questo abbiamo anche preso una multa dallo Sisal, come quell’altra volta sull’Astico quando ci hanno multati per avere ripulitoli fiume e avere regalato la legna raccolta ai ricoveri per gli anziani e alle scuole. Succede anche questo e così evidentemente si rischia di soffocare il volontariato. Noi però non ci siamo mai fermati. Per il resto fare il presidente è un bel lavoro, abbiamo a che fare con 20mila persone, anche con qualcuno che pretende di far fare agli altri quel che lui vuole, oppure a sfalsare qualche tradizione, a imporre qualcosa che non si può: la mia delusione più importante è quella di aver dovuto risolvere diatribe tra alpini, cioè gente che dovrebbe lasciar correre molto e dedicarsi solo a cose importanti per la comunità. Di quelli che si attribuiscono la primogenitura di certe iniziative che non sono sue non voglio nemmeno parlare; siamo nell’ambito dei difetti umani e in quanto tali dobbiamo aspettarci qualcosa del genere. Comunque il lavoro in sezione è continuo e richiede quasi un tempo pieno: ho pensato bene di spenderlo al meglio questo tempo anche perché non ci si ferma ai colloqui ma si partecipa alle manifestazioni, si hanno rapporti con i Comuni e quindi si ha un contatto costante con tutti gli interlocutori con i quali non si può parlare al telefono: bisogna farsi vedere. La sezione, lo sappiamo bene tutti quanti siamo, ha bisogno di un presidente che sia costantemente disponibile.

Perché non ci sono qui i tre candidati?

Perché due non hanno ritenuto all’ultimo momento di intervenire e naturalmente non potevo obbligare nessuno. Il terzo, Silvano Spiller, ha deciso di non venire perché si sarebbe trovato nell’imbarazzo di fare discorsi tutto solo senza un confronto e quindi correttamente ha deciso così. Dopo di che debbo dire che questi nove anni sono stati fantastici, Vicenza ama gli alpini e lo dimostra ad ogni occasione. Per l’adunata abbiamo avuto l’unanimità del consiglio, l’appoggio del Comune. Inviamo ora la richiesta al terzo raggruppamento nordest che lo manda a Milano dove alla fine verrà decisa l’adunata del 2016. Il risultato sarà fantastico perché gli alpini sanno che attorno a Vicenza si è svolta una fase cruciale della guerra, come succederà a Pordenone e Udine nel ‘14 e nel ‘15 mentre dopo di noi in fila ci sono Treviso e Trento. Questo per dire che le scelte sono fatte in base ai luoghi chiave, al punto che chi va all’adunata va anche in visita a tutti i luoghi che sono stati teatro dei combattimenti.

 

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