NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
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Da Parco Querini ai fiumi: animali fuori controllo

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Da Parco Querini ai fiumi: animali fuori controllo

Interessante questa scelta di scegliere chi ne sa per risolvere prima l'analisi più scientificamente corretta e poi l'approccio.

LORENZO_STEFANI (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)LORENZO STEFANI- Sicuramente sì, negli anni abbiamo deciso come WWF di affidarci a esperti nella gestione faunistica e floristica. Ci diciamo sempre e comunque incompetenti lasciando parlare i professionisti del settore: con l'amministrazione abbiamo un ottimo rapporto che cammina proprio in questa direzione. Quel che si è insediato come presenze nell'Oasi è ora elevatissimo, rinaturalizzato e a poco a poco ora di aspetto molto naturale: se si intravvedono difetti di forma per rendere tutto ancora più naturale andranno a poco a poco corretti. Siamo fiduciosi in questo progetto che è già a buon punto ed ogni anno ci dà eccellenze faunistiche evidenti, come accade ad esempio di recente con la comparsa di qualche capriolo. Le piante con i loro semi e gli uccelli fanno tutto il resto. Il quadro è generalmente positivo. Ci sono anche altri animali come la faina e il tasso. Una buona situazione.

GIANCARLO BONAVIGO- Questo è un aspetto positivo, ma al di fuori di Casale abbiamo altre situazioni. Come nel Colli Berici dove c'è la presenza di specie alloctone tipo lo scoiattolo grigio, forte e nuova incidenza degli ultimissimi anni e molto altro ancora, a partire dai cinghiali. Bisogna però saper distinguere tra la fauna selvatica autoctona e quella che non lo è perché la legge prevede protezione solo per la fauna locale. Occorre coraggio per certe scelte. Se si chiede all'Ipra (l'istituto superiore per la tutela della fauna selvatica) l'autorizzazione per i vari interventi è possibile rimediare ma solo a patto che si sia all'inizio del problema cioè in tempo. Se si lasciano passare anni succede invece che tra lentezze burocratiche e situazioni cronicizzate non se ne esce più, il ritardo diventa irrimediabile. Più gli animali diventano abituali ed inseriti nell'ambiente, più è difficile contenere il fenomeno. La tempestività è essenziale anche perché poi c'è l'avvicendamento della riproduzione che crea nuove generazioni le quali diventano locali e selvatiche locali per definizione. Il cinghiale come la nutria ne è un tipico esempio: dai colli Euganei ai Berici il travaso è rapido e con poco spazio da coprire:, quando ci accorge del fenomeno crescente è già tardi, bisogna invece intervenire subito, fin dai primi esemplari avvistati.

ANTONIO DALLA POZZA- Ma tutto questo non vale per la città. È come se fossimo chiusi dentro le mura. Nei centri urbani non si può fare niente al di fuori di comunicazioni sulla situazione. La natura che arriva all'interno della città è un fatto simpatico, o può esserlo, ma quando è invece si tratta di una vera e propria invasione non si ragiona più. I colombi sono un altro esempio: una volta si potevano trasferire in campagna, ma ora non si può più farlo. I piccioni vengono scacciati dai falchi, questo sì, ma dal centro storico si spostano in periferia invadendo a migliaia tetti di proprietari che non sono proprio felici. L'anticoncezionale si può dare ma bisogna concentrare i colombi in un'area ristretta, solo che tutto questo richiede risorse cha non ci sono. Tempo felice quando si passava con la rete e i colombi sparivano quasi miracolosamente? Forse, ma oggi si va in galera perché si stratta di reati autentici che debbono essere perseguiti. Poi ci sono casi come Parco Querini dove è davvero difficilissimo intervenire: bisognerebbe non solo farlo subito, ma dare all'intervento una continuità costante che ci è impedita. mettiamo la cenere sotto il tappeto insomma, ma non usiamo l'aspirapolvere...

Finirà che dobbiamo abituarci a questa situazione e rassegnarci senza altre speranze o alternative?

enrico_la_greca (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)ENRICO LA GRECA- In qualche modo ci siamo già un po' adattati, questo sì. Queste cose però hanno una progressione abbastanza lenta nel tempo per cui qualcuno ci fa l'abitudine e magari a qualche altro piacer. Se facessimo un'altra intervista a Parco Querini credo che i sì ed i no forse si equivarrebbero su come avvicinarsi a questi animali e facendo cosa, a cominciare dal portargli da mangiare. L'atteggiamento dunque è abbastanza vario, credo, per cui anche gli interventi debbono essere attentamente misurati sul parere delle persone. Occorre la valutazione del fenomeno e sulla base delle risorse disponibili bisogna di conseguenza fare un ragionamento che comunque non è mai facile. Ci sono anche altri problemi che riguardano gli animali che incontriamo sulle nostre strade. Non voglio aggiungere a tutto questo anche i cavalli, ma è un fatto che non troppo raramente si incontrano anche i cavalli. Tutto contribuisce a rendere indispensabile uno studio attento di quel che va fatto, quando, come ed usando quali mezzi.

 

nr. 10 anno XVIII del 16 marzo 2013

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Da Parco Querini ai fiumi: animali fuori controllo (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)

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