(g. ar.)- Qualcuno parla dell'arredo urbano, altri invece della cultura dei cimiteri, altri ancora semplicemente dell'arte in tutte le sue possibili manifestazioni: per identificare come con un fa un passaggio per Rovereto e non si limita all'impronta di Antonio Rosmini, subito ne trova ben altre, decisamente più stuzzicanti per definire una situazione culturale.
Trova ad esempio personaggi come gli architetti Sottsass, come lo scultore Fausto Melotti, il concertista Maurizio Pollini, oppure in pieno centro si ritrova faccia a faccia con quel MART di arte moderna che avrà anche la sigla in comproprietà con Trento, ma che certo di Rovereto possiede il vero DNA, anche perché si tratta di una faccenda europea e non di provincia.
A In Piazza abbiamo provato a sviluppare un ragionamento proprio sul talento e la creatività, avendo peraltro a disposizione ottimi testimoni come ospiti, ma disponendo anche di ricordi che almeno parzialmente sono tuttora incompleti.
Non saranno gli ornamenti sulle rotatorie in mezzo alla strada ad incrementare le possibili valutazioni su questo versante. Se questa città non si può per forza di cose e per la sua stessa dignità sovrapporre all'eterna impronta di Palladio è anche vero che ha espresso molto altro. Forse il suo difetto è di aver trascorso gli ultimi decenni in una fase non proprio al massimo della immaginazione spendibile.
Vicenza ha avuto ed ha scrittori (da Fogazzaro a Parise, da Ghirotti a Scapin, a Marco Cavalli), ha saggisti come Franzina, ha avuto artisti di pregio come Quagliato, ha ed ha avuto imprenditori di grande genio e di notorietà internazionale. Ha avuto un editore geniale e ipercreativo come Neri Pozza. E limitiamo l'elenco per ovvie ragioni di brevità e di spazio che non abbiamo. Eppure, per continuare l'analisi in generale, lo sfondo critico che caratterizza questa città continua ad essere più grigio che non a forti e visibili contrasti, quasi la capacità espressiva pur evidentemente presente sotto pelle, per così dire, non avesse la forza di emergere davvero e definitivamente al momento giusto, vincendo gli ultimi ostacoli.
Parlare di tutto questo e ritrovarsi automaticamente in un terreno poco meno che minato è tutt'uno. le obiezioni sono note e tutte espresse ad alta voce: ma noi abbiamo Palladio, abbiamo la Basilica, abbiamo visto che è bastata una mostra di grande prestigio per farla rivivere e riportare in città decine di migliaia di persone, quantità quasi dimenticate dal nostro turismo culturale. Tutto vero. Se è per tornare ai nomi che formano la cultura vicentina nei secoli c'è di che farsi venire il mal di testa: si naviga per grandi spazi, da Trissino a Muttoni, da Arrigo Pedrollo a Piovene, per arrivare fino ai nostri giorni con altri nomi di prestigio come gli storici dell'arte Fernando Rigon e Lionello Puppi o il cardiochirurgo pediatrico Sandro Frigiola, o con un creativo del desing e dell'architettura come Flavio Albanese. Può un quadro complessivo di questo genere permettersi di continuare asd avere come sfondo il color grigio? Per la verità questa trasmissione di In Piazza è nata e si è sviluppata appunto su questo doppio binario delle cose così come stanno e come invece starebbero se qualcosa di diverso fosse successo nel momento più opportuno o a partire dal luogo più opportuno. Le motivazioni sono dunque più che buone e anche se la domanda di fondo attende una risposta non si è cercato si sottrarsi al compito di andare il più possibile al fondo di questa analisi peraltro non facile. Gli ospiti che ci hanno aiutato in questa operazione li vediamo qui di seguito.
Di creatività infatti abbiamo parlato e discusso con STEFANO FERRIO giornalista e scrittore, PIERGIORGIO PICCOLI di Theama Teatro, DANIELE BERARDI di Nautilus Cantiere Teatrale, TONI VEDU' musicista dell'Anonima, ma anche artista poliedrico e umorista, MATTEO NICOLIN musicista di Rising Horizons (premio 2012 di VicenzaNetMusic) e ANTONIO STEFANI giornalista e scrittore.