NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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La città e il talento: siamo davvero creativi?

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La città e il talento: siamo davvero creativi?

Intervento di Toni Stefani: da quel che si fa a quel che si può fare, ma anche come vedremo spingendosi fino a quel che comporta avere in eredità proprio questa eredità fatta di talenti e di opere. Andiamo per ordine con il primo intervento.

ANTONIO_STEFANI (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)TONI STEFANI- Vicenza è una città particolarmente creativa. Ce lo dimostrano una serie di fatti e di nomi in campo artistico a cominciare dagli scrittori da Meneghello o Parise, e in campo visuale con tanti altri eccellenti artisti partendo dalle citazioni degli architetti a parte Palladio. Il nostro territorio ha una tradizione forte anche dal punto di vista della creatività applicata alla produzione come in campo industriale e artigianale che è di eccellenza sicura, come nell'oreficeria nella ceramica o nella meccanica che hanno trovato applicazioni anche tecnologiche di avanguardia. Il processo creativo è sempre lo stesso, l'idea a cui si aggiunge poi l'operatività.

Sentito questo crediamo che ci siano molte altre cose da dire, prima di tutto per capire se la tesi di Stefani è condivisibile.

TONI VEDU'- Confermo tutto, sono tra l'altro figlio di un artigiano di quella generazione che ha inventato, perfezionato, pensato e realizzato cose che non si vedono più. Era una tradizione che si innovava sempre. Io faccio più o meno qualcosa di simile da sempre, a Vicenza non mi sono trovato mai male, il profeta in patria che non si rintraccia in casa sua non mi riguarda, e poi ho visto che qualcuno ha apprezzato la mia opera. Mi risulta anche che nel campo teatrale ci sono più compagnie che in qualunque altra provincia: è una realtà che dimostra qualcosa, e anche per quel che riguarda la musica c'è molto da dire, ci sono davvero grandi professionisti.

MATTEO NICOLIN- La considerazione che mi viene da fare è che l'arte come espressione è per me soprattutto comunicazione, non importa tanto svilupparla in termini visivi o musicali, va comunque rispettata nel maggior numero di ambiti e modalità possibili. Chiaro che nella musica di Toni con l'Anonima siamo di fronte ad un ambiente tipicamente vicentino e veneto che si presta al loro repertorio. Per me la scelta è prettamente sonora, ha comportato il cantare in inglese e proporre uno stile musicale che non è né commerciale né folcloristico e trascende la realtà moderna: per far questo occorre essere al di fuori del gusto corrente o delle abitudini. Un tempo si disponeva di un minore numero di artisti e però maggiore visibilità, oggi con la rete c'è totale inflazione di personaggi voci e immagini e quindi la realtà si è livellata al livello inevitabilmente più basso: emergere è chiaramente molto più difficile.

STEFANO_FERRIO (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)STEFANO FERRIO- Non so rispondere alla domanda se si possa o no fare a meno della lingua. Mi viene in mente che esisteva un certo Antonio Fogazzaro con un linguaggio così ingestibile e al di fuori da tutto che ha viaggiato per conto suo. Non parlo di Piccolo Mondo Antico ma di quell'opera del 1882 che si chiama Malombra. In quel momento cade completamente nel vuoto, resta nei cassetti dei ricordi per chi li ha. Fogazzaro di Malombra poteva essere un nuovo Allan Poe italiano o uno Stephen King ed invece quel talento splendidamente provinciale si è perduto e si perde, totalmente inascoltato. Si torna così all'impossibilità di rispondere. La provincia oggi è meno appartata o, se volete, più avvicinabile. Ti dà la grande chance di poter crescere provinciale, ma con il dubbio che gli altri, quelli al di fuori del tuo ambito, si accorgano di te.

PIERGIORGIO_PICCOLI (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)PIERGIORGIO PICCOLI- Anche io mi trovo molto d'accordo con Stefani. Le produzioni della creatività sono visibili perfino all'eccesso in questa città, al punto che potrebbero portare ad una nuova sindrome di Stendhall visto il livello anche quantitativo proposto. Sono anche d'accordo sul fatto che si tratta di comunicazione. La creatività è fatta di molte cose, dalla pittura alla musica a tutto il resto. Non è necessario distinguere tra le forme anche perché chi è affetto da questo morbo della creatività è onnivoro e va in tutte le direzioni inseguendo una alchimia che magari gli si ritorce contro e lo insegue per tutta la vita.

DANIELE BERARDI- Il teatro è una somma di aspetti e per questo traduce forse al meglio il concetto di cui stiamo parlando. Dalla scenografia alla parola, passando per la musica, il teatro è una somma di tutte le altre arti. L'aspetto personale e corporeo è naturalmente quello di maggiore e immediato impatto. La commedia dell'arte ha insegnato che il gesto precede sempre la parola e naturalmente questo è il punto di partenza.

STEFANO FERRIO- Nella mia esperienza a partire da bambino e dalla scuola ho visto un fiorire di creatività straordinario. Che poi portasse frutti visibili e apprezzabili non importa, certo è che ha sempre innescato e innesca progetti interessanti e coinvolgenti prima di tutto per chi crea e poi per chi ne usufruisce da spettatore e ascoltatore.

PIERGIORGIO PICCOLI- Anche per questo tanti creativi non se ne sono andati e anzi sono rimasti qui alla faccia del contrasto sul profeta in patria, mettendoci se stessi e lavorando senza paura di farlo. Credo che questa sia la strada giusta. La vita non va spesa nella ricerca della verità ma nella cura del talento che è poi la capacità di fare esperienza. Personalmente cerco di lavorare in questo senso inseguendo la migliore esperienza possibile.

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