NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Patto per il territorio per vincere la crisi

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Patto per il territorio per vincere la crisi

Quali sono i meccanismi per ridare risorse al territorio e rendere così possibile un nuovo sviluppo?

Patto per il territorio per vincere la crisi (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)GIANFRANCO REFOSCO- Il nostro tentativo è di ricostruire una logica sulle problematiche. La crisi è la peggiore negli ultimi 50 anni, ma ci sono questioni come energia e infrastrutturazione del territorio che sono di livello internazionale, non si risolvono nel nostro territorio; così ci siamo chiesti perché, visto che stanno arrivando i finanziamenti e livello europeo, che cosa possiamo fare per innescare un vero cambiamento? Ci sono molte cose che le parti sociali possono fare con la politica locale. È possibile reperire risorse per il territorio. I finanziamenti fino al 2020 dall'Europa arriveranno per le aree metropolitane e il compito di identificarle è demandato agli Stati. In Veneto non c'è discussione aperta come se il problema non esistesse, ma invece entro luglio bisogna dare risposte e risposte precise. La sola area giusta è quella di Venezia ma potremmo lavorare su tre grandi aree come Venezia Padova e Verona. Apriamo la discussione su questo visto che non ci sono altre strade per delineare le aree metropolitane in chiave locale nostra oppure facciamo vinta di niente e lasciamo scadere i tempi utili?

GIORGIO XOCCATO- È assolutamente condivisibile questa visione. Noi come imprenditori abbiamo un ruolo e rispettiamo il ruolo degli altri perché c'è il rischio di aumentare il livello di convulsione di cui il nostro paese già soffre. Tutti assieme abbiamo fatto e facciamo il nostro lavoro in termini di proposte e progettualità e l'esempio della CISL è il più recente ma ce ne sono anche altre. Anche noi abbiamo presentato un progetto per la crescita, molto dettagliato e impegnativo. Alla fine chi dovrebbe tirare i fili di tutto questo lavoro dovrebbe essere la politica di cui noi tutti avvertiamo la mancanza. A noi piacerebbe fare tanto e creare tanta ricchezza: non mi preoccupa affatto il problema dell'innovazione che stiamo già facendo: siamo obbligati, nessuno vuole speculare su povere produzioni per risparmiare piccoli salari. Non è questo. L'innovazione è nel nostro dna e chi non ce l'ha chiude, cosa che sta accadendo. La crisi ci ha insegnato a lavorare molto di più insieme, ad accettare anche se in maniera critica il concetto dell'azienda non più come avversario anche ideologico ma come fonte di ricchezza comune. La lezione utile in futuro potrebbe essere proprio questa, quando la crisi passerà. L'innovazione porta alla produttività, magari alla flessibilità, che per noi vuol dire spostare gran parte dell'attenzione dalla tutela del posto alla tutela del lavoratore e del suo reddito. È un percorso iniziato molto faticosamente, ma che deve essere portato avanti, le parti sociali stanno dando a tutto questo un apporto importante, ma se non c'è la politica... Non vogliamo non possiamo e non dobbiamo sostituirci alla politica.

Patto per il territorio per vincere la crisi (Art. corrente, Pag. 3, Foto generica)PIETRO FRANCESCO DE LOTTO- Sposterei l'attenzione anche su altro: è un momento storico di cambiamento straordinario non solo di congiuntura negativa più o meno lunga. Niente tornerà come prima, le misure tampone da adottare vanno adottate ma il grosso della questione va affrontato in modo innovativo, non conservativo. Il rapporto con il territorio e le amministrazioni che sentiamo necessarie per il dialogo è un problema: facciamo un ragionamento su questi 121 comuni che producono regolamenti e più o meno le stesse cose; poi ci sono le asl che per uno stesso articolo di legge interpretano in modo diverso la soluzione magari a distanza di tre o quattro chilometri l'una dall'altra. Il tema è di affrontare con coraggio la questione. Non questione di tagliare ma di razionalizzare: 121 uffici anagrafe possono forse essere pensati in modo diverso. È la semplificazione del mostro burocratico quella che ci deve preoccupare perché è il nostro maggiore nemico prima ancora dell'aspetto fiscale. Per quel che riguarda le aziende non c'è taglio di salario che dia produttività: si passa attraverso la competitività. Se oggi anche il concetto della verticalità dei settori è stabilizzato largamente e ci sta dentro tutto, la prospettiva dei prossimi sette otto anni da oggi è sulle energie sostenibili che aiutano a ripensare il territorio, la green economy e tutto il mondo delle tecnologie; c'è la città diffusa che sostituisce la provincia. Forse così si può impostare un ragionamento diverso. Solo con l'innovazione e la capacità di vedere chiaro si riesce: se noi cambiamo tutto e la politica e le istituzioni restano le stesse, immutabili, non saremo in grado di affrontare niente di risolvibile.

 

nr. 14 anno XVIII del 13 aprile 2013

 

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