NR. 08 anno XXIX DEL 27 LUGLIO 2024
la domenica di vicenza
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Cellule staminali e mondo delle donazioni

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Cellule staminali e mondo delle donazioni

L'altro aspetto del volontariato attivo e operativo è quello messo in evidenza dai donatori di organi: Vicenza ha 60mila iscritti, da che cosa dipende questa vivace adesione ad una attività non poi così scontata in tutti?

BRUNO_ZAMBERLAN (Art. corrente, Pag. 2, Foto generica)BRUNO ZAMBERLAN- Nelle scuole abbiamo cominciato nel 2000 in tutte le scuole della provincia assieme a Admo e donatori di sangue. È da 40 anni che il trapianto di organi lavora, da quando Giorgio Brumat che era in vacanza ad Asiago propose per la prima volta qualcosa che non avevamo mai sentito. Era il momento di Barnard e del trapianto di cuore che muoveva i primi passi. Allora ci muovemmo subito con Brumat che si era appoggiato ai donatori di sangue e agli alpini,. La nostra caratteristica è questa, appunto come gli alpini, essere un uomo qualunque che si mette al servizio degli altri dichiarandolo. Fare 60mila tessere è un risultato enorme. Aido spinge a donare dopo la morte, tutti possono pensarci e tutti possono rendersi disponibili, rendersi utili anche dopo. Se il principio si moltiplica con i messaggi giusti ecco che si riesce a moltiplicare anche i numeri: 1milione500mila in Italia con il 91% dell'Aido, 202mila veneti e 60mila vicentini. Non siamo particolarmente bravi, secondo me raccogliamo la disponibilità di gente che è presente e lo dichiara. Ci sono mille modi per essere persuasivi e convincere le persone, l'approccio è sempre possibile e tutti capiscono che si può dare qualcosa anche senza capire a fondo tutta la questione come può essere per i bambini. Tra 2011 e 2012 si sono raccolti tra cornee e bulbi oculari il 25per cento del Veneto che forma più della metà dell'offerta in campo nazionale. E ogni anno è così. Incredibile? Io dico di no. Sono le famiglie ad offrirsi al sanitario di turno. Se mai bisogna cambiare il meccanismo della normativa perché è ancora di ostacolo al trapianto di organi. Una cosa è la commissione medica che è sempre in servizio e decide tempestivamente, un'altra è affidarsi al passaggio dal magistrato, del cosiddetto uditore giudiziario, che non ha la stessa tempestività dei medici. Il silenzio assenso informato dovrebbe essere codificato, a mio parere, e in questo modo si valorizzerebbe del tutto la capacità di ciascun territorio di lavorare in questo settore. Non ci fidiamo dello Stato? Benissimo, appunto per questo parlo della commissione medica che lavora scientificamente e sa quel che fa.

ALBERTA ALGHISI- Se parliamo di accanimento terapeutico diciamo pure che non esiste più. Non mi fido neppure io dello Stato ma dei medici sì che mi fido: qualunque medico di rianimazione lavora in scienza e coscienza, sa benissimo cosa fare e certo non fa accanimento sul paziente acuto; la verità è che davvero il rischio non c'è e del resto sarebbe impossibile un accanimento terapeutico sul paziente acuto anche per i costi, non avrebbe senso tenere occupato un letto quando è invece necessario per altri.

BRUNO ZAMBERLAN- Il punto è tutto nel perché si debba ricorrere all'uditore giudiziario per sapere quel che i medici sanno già. I medici rispondono delle loro azioni, hanno imparzialità di giudizio e di conoscenza tecnica. Quanto poi, per tornare al discorso di prima, al fatto di saper valutare come si forma il consenso verso la solidarietà sociale, rispondo pensando alla nostra storia: è perché ragioniamo su queste cose in modo positivo; tanti anni fa abbiamo saputo reagire e lavorare sulla disperazione delle nostre montagne e delle nostre valli andando a cercare altrove le occasioni di vita e di lavoro, in tutto il mondo. Quando c'è qualcosa da fare ci si muove, ecco perché anche nel caso degli organi invece di lasciare che la natura faccia interamente il suo corso anche dopo il dramma di una morte si preferisce donare ed è questa la cosa importante che spiega come mai la solidarietà funziona quasi automaticamente, come sostenuta da quella cultura che i nostri vecchi ci hanno insegnato e trasmesso e che noi speriamo di perpetuare perché così deve essere anche verso le generazioni che ci seguono.

 

nr. 15 anno XVIII del 20 aprile 2013 

 

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